Non esiste un’identità europea e da ciò derivano molte attuali difficoltà, economiche e politiche. Di fronte alla strage di Charlie Hebdo e alle 48 ore che hanno sconvolto Parigi e il mondo, mi sento francese. Affermandolo mi riferisco ad un’identità precisa, che vorrei fosse italiana ed europea: il rapporto illuminista tra ragione e fede, fatto di responsabilità e libertà.
Penso che i terroristi jihadisti abbiano colpito innanzitutto questo cuore culturale dell’identità francese. La libertà di stampa e di espressione, al di là del merito delle vignette, è uno dei basamenti della cultura nata dalla Rivoluzione francese. Per questo a Parigi, alla manifestazione di domenica e nei prossimi giorni, con il silenzio delle matite e della carta contro il fragore dei proiettili. Senza se, senza ma.
L’Europa illude e delude? E’ così. Allora perchè non ripartire da alcuni elementi identitari che possono cominciare a costruirne l’ossatura? Libertà e diritti. Insieme ad uguaglianza e giustizia sociale, pace e cooperazione internazionale, memoria e storia.
Sono valori che incontriamo sul terreno sociale, che vanno riannodati e spiegati. Forse anche per questo la fiaccolata di piazza Farnese a Roma, di fronte all’ambasciata di Francia, ci ha visto in prima fila. Organizzazioni sociali e giornalisti, cittadini e intere redazioni. C’eravamo anche noi, la redazione del Giornale Radio Sociale, je suis Charlie. Stéphane Charbonnier, noto come Charb, direttore del settimanale parigino, faceva il suo lavoro di giornalista e aveva scelto la satira come strumento per conoscere i fatti, ricostruire una verità e farla arrivare alle persone. In maniera chiera e diretta: Chiarlie Hebdo non è un giornale generalista. Chi sceglie di comprarlo in edicola conosce e chiede quel linguaggio. Non è un giornale contro l’Islam, né contro le religioni. E’ un giornale e basta.
La sua compagna ha parlato del progetto di Charb, un libro sull’islamofobia, che “aveva preparato per dire che si può essere laici e tolleranti. E il libro uscirà quando lui non ci sarà più”. E pensare chi in queste ore, nel nostro paese e non solo, ci sono alcuni che ne stanno approfittando per soffiare sul fuoco del pregiudizio e dell’odio razziale. E alzano la voce in maniera sguaiata e ipocrita per ripeterci che la nostra identità di europei dovrebbe essere quella della “guerra santa” all’Islam, della pulizia etnica contro il diverso.
Non in mio nome. #notinmyname, come stanno twittando i giovani musulmani di tutto il mondo contro il terrorismo isamico. E come tre giorni fa ha scritto Igiaba Scego sul sito della rivista Internazionale.