Il 4 giugno a Roma, nell’aula Magna della Facoltà di architettura a Testaccio, si è tenuto il seminario nazionale “Le parole dello sport, il sociale e il linguaggio dei media” organizzato da Giornale Radio Sociale, Uisp, e Università Roma Tre, con il sostegno della Fondazione con il Sud e il riconoscimento dell’Ordine dei giornalisti che ha attribuito quattro crediti formativi ai pubblicisti e ai professionisti che vi hanno preso parte. Grande successo di partecipanti, con circa 250 giornalisti presenti.
Nel saluto introduttivo, Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, è partito proprio dal tema della definizione di sport: “Che cos’è lo sport oggi, e in particolare in questo paese? Dal punto di vista dei numeri, i praticanti sono ancora in minoranza rispetto ai sedentari. Chi si occupa del problema più grosso, quello dei sedentari, soprattutto giovanissimi, visto che il Coni si occupa di chi lo sport lo pratica già? L’associazionismo di promozione sportiva e l’Uisp hanno di fronte questa montagna da scalare. C’è bisogno di un giornalismo sportivo e sociale capace di raccontare questo mondo, anche attraverso storie che arrivano dalle periferie e non puntano alle medaglie. Ma soltanto ad esserci e a partecipare”.
Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, nel suo intervento introduttivo è partito dal valore sociale dello sport: “Vorrei confermare quanto appare ovvio, il valore sociale dello sport. Faccio un esempio: in alcuni quartieri periferici delle città del sud le operazioni di reclutamento della criminalità organizzata partono dalla strada. Quelle stesse strade e piazze possono essere presidiate da una forte coesione sociale fatta di sport e aggregazione. Lo sport è una precondizione per una maggiore capacità dei territori di avere diritti e cittadinanza”.
Guarda il video della prima parte coordinata da Diego Mariottini, Università Roma 3.
Protagonisti della seconda sessione sono stati due sportivi che da oggetto di racconto giornalistico sono diventati autori loro stessi del racconto: Novella Calligaris, campionessa di nuoto e giornalista di Rainews 24, e Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori.
Novella Calligaris, nel ricostruire la sua vicenda sportiva e personale, ha evidenziato l’importanza di una nuova cultura sportiva: “Il linguaggio dello sport è il migliore per vivere l’inclusione sociale. Io non avevo un buon rapporto con i media, non comprendevo perchè gli altri si interessassero a me ed ero troppo giovane per capire il messaggio che avrei potuto lanciare: essere una persona normale, farcela con i miei difetti, le timidezze. Da quando mi trovo dall’altra parte cerco di avere rispetto per le persone con cui interagisco”.
La necessità di andare oltre le facciate proposte da stampa e televisione è stata espressa anche da Damiano Tommasi: “A volte si cerca di ridurre a etichette le persone, ma raramente si tratta di intuizioni geniali. Nella comunicazione giornalistica c’è bisogno di semplificazioni, di creare casi e interesse, io lo rispetto ma anche lo sport andrebbe vissuto con rispetto. Io credo che gli atleti siano un elemento fondamentale per realizzare un buon prodotto comunicativo e debbano essere formati per potersi assumere la responsabilità di ciò che dicono.”.
Guarda il video della seconda sessione coordinata da Ivano Maiorella, direttore Giornale Radio Sociale, tratto dalla diretta streaming realizzata dalla redazione nazionale Uisp.
La giornata è stata chiusa dalla tavola rotonda presentata dal giornalista Massimo Filipponi e animata da cinque noti cronisti: Bruno Pizzul, Darwin Pastorin, Gianni Cerqueti e Pierluigi Pardo e Carlo Paris. Bruno Pizzul ha posto l’accento sull’importanza del coinvolgimento: “Le discipline sportive trasmettono emozioni e anche chi le racconta deve essere partecipe di questo flusso emozionale, ma bisogna sempre rapportarsi all’evoluzione del mezzo con cui il messaggio viene proposto”.
Pastorin a questo riguardo ha evidenziato la differenza tra radio e televisione : ”Appartengo a una generazione che nasce con la radio, mondo di voci che ti facevano immaginare la partita. Ad un certo punto è diventata dominante la tv e lì c’è stato un grande cambiamento per ciò che riguarda il linguaggio”.
“La difficoltà specifica della telecronaca è quella di dover accompagnare le immagini che già parlano da sole – conferma Cerqueti – Inoltre, chi ascolta ha una quantità di fonti di informazioni che può essere superiore alla tua. Cosa può dare in più il cronista? Per questo è necessario essere preparati con un grande serbatoio di informazioni e statistiche”. L’aspetto emotivo e di partecipazione è, invece, stato sottolineato nuovamente da Pardo: “La telecronaca è la cosa che mi dà più emozione, perchè ti permette di partecipare ad un evento e diventare tramite tra il gioco e le persone che seguono da casa”.
Linguaggio dei media e sport sociale sono state invece al centro del breve intervento di Carlo Paris, direttore di RaiSport: “La parte che più mi piace è quella che nessuno racconta, limitarsi ad una sola faccia priva il pubblico di diversi punti di vista. Dal giornalismo deve venir fuori tutto, il calcio non è soltanto la tattica, è anche quello che si gioca nelle periferie, nei campi profughi, è mille storie, è cultura, e la stessa cosa vale per tutti gli sport”.
GUARDA LA PRIMA PARTE di tavola rotonda; GUARDA LA SECONDA PARTE di tavola rotonda
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