Economia di guerra e incubo inflazione: “vincono i potenti delle armi”

 

Solo 10 giorni fa l’attenzione nel nostro Paese era rivolta alla graduale uscita dalla crisi e al dibattito pubblico sull’attuazione dei fondi del Pnrr.

Dal 24 febbraio un nuovo stato di emergenza con la guerra in Ucraina ha ribaltato il tavolo e ha amplificato paure sull’economia internazionale e italiana già provata dalla pandemia. In un sondaggio del Centro studi Legacoop-Ipsos il 53% degli italiani si dichiara molto preoccupato, spiccano il ceto popolare (66%), le donne (63%) e il Mezzogiorno (60%). Si teme, soprattutto, che il conflitto possa portare ad un aumento generalizzato dei prezzi (66%), ad una riduzione delle forniture di gas (56%), ad un aumento dei prezzi dei derivati del grano (pasta, farine, pani e prodotti panificati; 36%). In generale, più di un italiano su tre teme un’esplosione dell’inflazione o perdite rilevanti per i tagli nelle esportazioni. Per capire di più sull’impatto della guerra nell’economia ascoltiamo Anna Fasano, presidente di Banca Etica

 

 

E dunque a vincere sono sempre i businessman della guerra, i predatori dell’economia di capitale, e sotto ci sono le questioni sociali, i temi delle disuguaglianze e la forbice della povertà che investono i ceti medio bassi. Nello stesso sondaggio si rileva che le famiglie italiane stanno cercando di risparmiare e di ridurre i consumi (37%, ma il 45% dei giovani e il 44% del ceto popolare), temono perdite del potere di acquisto (31%) e di perdita di valore dei propri risparmi (28%), al punto che il 9% pensa di ritirarli dalla banca (addirittura il 17% nel ceto popolare). Ascoltiamo Vittorio Cogliati Dezza del Forum Disuguaglianze Diversità

 

E con questo è tutto. Per notizie, approfondimenti e podcast www.giornaleradiosociale.it