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GRSWEEK – 26-27 marzo 2016 – Frontiere e cittadinanza: l’Europa dopo Bruxelles

La guerra globale entra ancora una volta nelle nostre case, sconvolgendo la quotidianità del mondo occidentale. A Bruxelles si muore per gli attentati  che portano il terrore nei tunnel della metropolitana e nei gate degli aeroporti, il dejavu di un incubo ancora troppo impresso nella memoria: solo pochi mesi succedeva lo stesso trecento chilometri più a sud,  a Parigi.
E proprio come accaduto in passato, insieme alla paura e all’insicurezza, crescono e si  alimentano gli odi e le divisioni: la sensazione di essere in guerra e la necessità di sentirsi al sicuro, a qualsiasi costo.
E’ così che la discussione sulla chiusura delle frontiere, che ha animato il dibattito politico internazionale nelle ultime settimane, trova nuova linfa e si anima di punti di vista sempre più estremi.
Solo pochi giorni fa la Turchia ha firmato un accordo con l’Unione Europea sulla gestione dei migranti. Un patto che molte associazioni non hanno esitato a definire disumano e inaccettabile.
Come ci spiega Maurizio Ambrosini, docente di sociologia delle migrazioni all’Università di Milano.

 

[sonoro]

 

Quello della chiusura delle frontiere sembra  essere uno strano paradosso della nostra società: come per gli attentati di Parigi , i terroristi di Bruxelles erano cittadini europei, cresciuti nelle periferie degradate della città.
L’immagine del nemico che viene da lontano contrasta con la realtà dei fatti: Il pericolo non nasce dall’immigrazione in sé, ma dall’assenza di una vera integrazione sociale.
Nel nostro paese, il dibattito sulla cittadinanza è ancora aperto.
In Senato è in discussione il provvedimento sul cosiddetto Ius Soli temperato, già approvato alla Camera lo scorso mese di ottobre.
I contenuti della nuova legge nella scheda di Clara Capponi

 

Ius Soli: cambiano le regole. La nuova legge prevede l’acquisizione della cittadinanza per chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo .
Inoltre, può ottenere la cittadinanza il minore straniero che sia nato in Italia, o sia entrato nel nostro paese entro il compimento del dodicesimo anno di età, che abbia frequentato regolarmente per almeno cinque anni un ciclo scolastico o abbia preso parte a percorsi di formazione professionale presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione.
Le nuove norme si applicheranno anche ai 127mila stranieri in possesso dei nuovi requisiti ma che abbiano superato, al momento di approvazione della legge, il limite di età dei 20 anni per farne richiesta.
Il ministero dell’Interno avrà sei mesi di tempo per rilasciare il nulla osta.