Diritti, minoranze, unioni civili

di Ivano Maiorella

Dribblando il populismo paludoso di ideologizzazioni e crociate, la classe politica puo’ dare ora e adesso un esempio di vitalità, in tema di unioni civili. E, per quella parte  di classe politica di centrosinistra che in questo momento governa, anche di lealtà nei confronti dei suoi elettori e di ciò che era stato promesso loro. L’Italia ha alle spalle trent’anni di tentativi (ricordate i pacs? ricordate i dico?) ed è matura nell’opinione pubblica  una coscienza civile piu’ avanzata in tema di unioni civili. Evidenza importante per un paese come il nostro che non e’ mai stato avanguardia in temi di diritti civili. Con particolare riferimento a cio’ che e’ scritto e regolato nel titolo 5 del codice civile, quello dedicato alle persone e alla famiglia. Definita “societa naturale”, definizione bellissima a mio avviso, al pari di quella, altrettanto bella, di “buon padre di famiglia” che il codice usa per definire la diligenza con la quale bisogna adempiere agli obblighi patrimoniali contratti. Entrambe le definizioni ci riportano a concetti base del vivere civile. Il diritto ci insegna che giustizia e verità non sono assoluti. La società muta e il diritto serve a riscrivere, nel corso del tempo, nuovi ordinamenti giuridici socialmente accettati, architravi complessi del vivere civili, del rispetto, della dignità delle persone. Il codice civile e’ del 1942 e nessuno si sentirebbe di obiettare al fatto che societa’ naturale rimane una definizione bellissima da applicare alle “formazioni sociali” che nel frattempo si sono affermate. Cosí come un giorno si potrebbe scrivere: “con la diligenza del buon padre e delle buona madre di famiglia”. E di tutti coloro che per le ragioni piu’ varie, non sono padri, nè madri ma semplicemente brave persone, che vogliono rispettare le leggi senza vedersi ricambiati, dalle medesime leggi che vogliono rispettare, con pregiudizi, discriminazioni e offese.

La legge  Cirinnà in tema di unioni civili ci sembra abbia queste caratteristiche, consolida un diritto, si muove in una cornice sufficientemente generale (non generica) così come una legge deve fare. I tempi e l’opinione pubblica oggi sembrano in grado, anche in Italia, di comprendere le ragioni di chi non vuole piu’ continuare a nascondersi non avendo commesso alcun crimine. Una comunità grande o piccola che ha avuto il merito in questi anni di esporsi ed “esibirsi” al pregiudizio altrui con coraggio. Dovremmo ringraziare queste persone perche’ ci hanno creduto quando in Italia erano davvero in pochi a crederci, anche a sinistra.

La comunità Lgbt ha avuto questo merito insieme alle organizzazioni sociali che ne hanno condiviso e sostenuto l’impegno e a chi da sempre ascolta e difende le minoranze, in quanto tali. Istanze che nascono nel sociale, che ancora una volta si mostra più sensibile ai mutamenti e alle spinte dal basso di quanto non faccia la politica.