Il 2016 in dieci parole

di Ivano Maiorella

Il 2016 che anno sarà? Questo editoriale porta una firma collettiva, quella dell’intera redazione del Grs: ecco i telegrammi di ognuno, sintetizzati in una parola, un auspicio, un segnale. O anche in un rumore, perché la radio è quello: attenzione alle parole e ai suoni, alle voci e alla musica. Anche così cerchiamo di fare comunicazione sociale. Eccovi le nostre dieci parole per leggere il 2016, dalla A di Accoglienza alla R di Redistribuire, passando per Attenzione, Cambiamento, Consapevolezza, Donne, Informare, Innovazione, Partecipare, Rallentare.

 

Accoglienza come stile di vita. Accoglienza è un’apertura: chi accoglie rende partecipe di qualcosa di proprio, si offre, si spalanca verso l’altro diventando un tutt’uno con lui,
Accoglienza è far esistere, o sentire, una persona umana, e ci permette di capire le nuove povertà e le sofferenze di coloro che vengono esclusi dalla società. Senza lo stile dell’accoglienza, forse ci si può sentire bravi cittadini, ma non  cittadini responsabilmente partecipi della vita.

 

Attenzione, ovvero maggiore attenzione verso il mondo che ci circonda, le persone e la loro vita. Attenzione per chi troppo spesso è dimenticato o abita in zone del mondo di cui non si parla mai. Attenzione a quello che si racconta e a come si fa, perché nel nostro mestiere, come nella vita, le parole contano.

 

Cambiamento: nello sport, italiano e mondiale, c’è bisogno di seguire nuove strade. A tracciare il percorso potrà essere lo sport sociale. Un cambiamento ai vertici del sistema sportivo ma soprattutto nei suoi obiettivi: inclusione, solidarietà, integrazione, diritti uguali per tutti. Donne, bambini, persone con disabilità, migranti, rifugiati. Lo sport unisce e anticipa il progresso sociale.

 

Consapevolezza del proprio ruolo, della società, dello spazio che si occupa e del tempo che si vive. Solo la consapevolezza apre le porte della comprensione, quella che non teme la diversità ma al contrario ne conserva il valore. Quella che fa emancipare dalle parole inculcate e dai dicktat dei costumi sociali. Essere consapevoli vuol dire preservare la libertà della mente.

 

Donne: nel 2015 hanno sfidato lo spazio, sostenuto il peso del welfare con lavori malpagati, ci hanno insegnato come essere cittadini attivi anche da vittime del terrorismo, sono state minacciate perché vincenti in uno sport da maschi;  che il 2016 le valorizzi non come le più brave della classe ma per quello che sono e che vogliono.

 

Informare, perché lo dice la  Costituzione italiana, art. 21, “che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione.” Informare è rendere consapevoli, fare delle scelte, essere liberi. Informare è l’impegno quotidianano di raccontare il sociale e dare voce a quello che gli altri non dicono. Informare è la sfida del Grs per il 2016.

 

Innovazione: chissà se quest’anno Babbo Natale ha ricevuto dai bambini letterine via mail, o attraverso i social network, indipendentemente dalla loro condizione sociale o dal luogo geografico nel quale abitano. Perché l’innovazione, può davvero cambiare la vita di ciascuno di noi, ma solo attraverso una diffusione universale, rivolta soprattutto a chi è in difficoltà o ha minori possibilità, altrimenti la forza che può esprimere non avrà mai quell’impatto rivoluzionario che potenzialmente può e deve rappresentare.

 

Partecipare è un verbo spesso abusato. Partecipare vuol dire costruire cultura, partecipare a percorsi in cui i vissuti si incrociano dando vita ad altri percorsi e ad altri vissuti e non finire mai.
Partecipare ai racconti dei migranti, a chi fugge dai conflitti. Perché la cultura non è un territorio circondato da confini, ma è partecipare alla cultura altrui.

 

Rallentare per crescere tutti insieme, in dignita e in diritti, perche aspettare chi e’ in coda al gruppo aiuta chi sta davanti a scegliere con più giustizia la direzione, perche questo non significa perdere tempo ma acquistarne. Rallentare per riflettere su come dividere, ad esempio. Camminare anzichè correre, per guardarsi intorno senza che la fretta diventi l’alibi per non accorgerci di chi ci e’ vicino.

 

Redistribuire. È questa il verbo contro la crisi per il 2016: da chi concentra troppe ricchezze e chi vive in povertà, dal Nord del Paese al Sud dimenticato. Redistribuire per la giustizia e per i diritti.

 

Buon 2016 dalla redazione del Giornale Radio Sociale: Pietro (e Lorenzo) Briganò, Giovanna Carnevale, Clara Capponi, Elena Fiorani, Giuseppe Manzo, Ivano Maiorella,  Anna Monterubbianesi, Fabio Piccolino, Giordano Sottosanti, Francesca Spanò, Anna Ventrella.