Ancora piazze, ancora popolo. A Tunisi il Forum Sociale si è concluso con una manifestazione inimmaginabile, settantamila persone nelle strade, a fare da corona al Museo Bardo. Tante famiglie, tante giovani donne, con e senza velo: sono loro l’immagine che rimarrà di una giornata importante. No al terrorismo, no alla violenza, no alla repressione: qui e in tutto il mondo. Sì alla democrazia, alla partecipazione, ai diritti. Sì alla libertà di espressione: “Je suis Bardo”, la mente corre alla strage del gionale satirico Charlie Hedbo, in gennaio. Anche lì una inimmaginabile risposta popolare a Parigi, risposta sociale, culturale e di popolo. Con l’Europa dei governi nazionali in prima fila, proprio come a Tunisi. Non l’Europa politica e unita, ancora incapace di sentirsi popolo. E neppure gli Usa. Il Mediterraneo è vena aperta, inutile continuarlo a negare. I corridoi umanitari per fuggire dalla miseria e dalla persecuzione, così come i corridoi di democrazia, vanno costruiti giorno per giorno, come patrimonio delicato e meraviglioso. Come lo è la democrazia tunisina. L’Europa se ne faccia una ragione.
Ancora piazze, ancora masse. Le persone e la politica del sociale sono avanti, la politica dei partiti prima o poi arriva, ma va strattonata, va presa per la giacchetta e spinta in prima fila. Pietro Ingrao, che il 30 marzo compie 100 anni, ci ha insegnato proprio questo: La partecipazione delle masse e la socializzazione della politica non restino chiuse in orizzonti aziendalistici e localistici; e tandano a trovare le forma articolate per investire il rapporto Stato-processo produttivo e quindi per dare corposità e generalità alla sovranità del cittadino-produttore. E i partiti possono divenire costruttori di sintesi generali, che non appiattiscono la società, non pretendono di risolverla tutta in loro stessi, non annullano dall’alto dogmaticamente lo sviluppo delle contraddizioni”.
E conclude, Ingrao: “Insomma non si risolvono – i partiti – in deleghe”. Tutto ciò per spiegare che il pluralismo – e la democrazia – vanno vissuti carnalmente dai cittadini, non semplicemente delegati: “la forma dello stato, il modo di essere dei partiti nello stato, la dimensione dell’assemblea si presentano come elementi essenziali per un pluralismo che non si esaurisca nella pluralità dei partiti” (Masse e potere di P.Ingrao, Editori Riunit, Roma 1977, pag. 387). Attenzione, insomma, ai pluralismi di facciata. Buon compleanno, Pietro Ingrao.