Terzo settore, voto e politica: “amatori, ma non riamati”

di Ivano Maiorella

Brutta e senza idee: è stato già detto tutto il male possibile di questa campagna elettorale. Abbiamo scelto un’altra angolazione per parlarne: che cosa rimarrà? Non i manifesti (pochi quelli avvistati nelle grandi città), neppure gli spot e i banner in rete, troppo omologati. Neppure i confronti tv, dei quali rimangono tracce nelle teche Rai (e non Rai), dribblati con mestiere dai leader. Non rimarranno neppure le promesse, troppe e confuse. Non rimarranno gli appelli alla partecipazione al voto, lanciati blandamente e con (sospetta) scarsa convinzione. E, questo è certo, non rimarrà il “rosatellum”, oscuro oggetto regolatore del diritto più importante: quello di votare e di partecipare. Eppure il popolo del terzo settore, i volontari e i dirigenti di mille e mille organizzazioni sociali, non smette di credere nella partecipazione, nella politica, nella democrazia e nel voto: un pò come gli “amatori, ma non riamati”. Esclusi e aggirati dalla politica, come in questi anni è avvuto per i corpi intermedi e per i suoi animatori. Si tratta di una citazione, che svelerò alla fine. Proseguiamo nel ragionamento…. E allora?

 

Rimarranno le idee e le proposte che, con fiducia e rispetto, sono state trasmesse alla politica. Molte reti sociali e associazioni hanno preso carta e penna e durante tutto il mese di febbraio hanno trasmesso stimoli, richieste, urgenze alla classe politica. Appelli inascoltati o impegni concreti? Vedremo e giudicheremo.
Di sicuro si tratta di documenti sui quali il terzo settore ha discusso e condiviso delle proposte, ora e adesso. Vale la pena farne una carrellata, sperando che possano ispirare candidati, futuri parlamentari e governanti. La voce del terzo settore non manca, la richiesta di politica e di partecipazione è evidente.

 

Il Forum del Terzo settore punta sulla partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini e, attraverso una lettera aperta ai candidati, chiede la piena realizzazione della Riforma del terzo settore, un nuovo Piano di non autosufficienza in grado di tutelare concretamente chi è più vulnerabile, una politica dell’accoglienza capace realmente di inglobare i processi migratori nello sviluppo del Paese. “Il modello al quale auspichiamo – dichiara la portavoce del Forum Claudia Fiaschi – rimette al centro le sfide del benessere delle persone e del pianeta, della cultura della pace e della prosperità delle comunità, in Italia come nel mondo. Questo modello parte da una base condivisa: il raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile adottati dalla comunità internazionale, che per noi rappresentano uno strumento semplice, ma universale, per rifondare un nuovo patto di cittadinanza capace di guardare al futuro, generare reddito e stabilire relazioni sociali.”

 

Le Acli hanno lanciato un documento con 43 proposte su lavoro, welfare, ambiente ed Europa. E soprattutto lavoro. Tra le proposte delle Acli quella di introdurre un “bonus lavoro giovanile”. Si chiede poi di elaborare nuove forme contrattuali per il Terzo Settore visto che molti soggetti che operano in questo settore vivono la duplice condizione di imprenditore e di lavoratore. Entrambe le posizioni meritano tutele specifiche, sostenibili e non precarie.

 

L’Arci, nel suo documento-appello, parte dalla crisi economica e sociale che continua a farsi sentire, aumentando povertà e diseguaglianze, incertezze e paura:“E’ importante rilanciare la partecipazione al voto, e arginare l’astensione ricollocando al centro del dibattito la questione sociale, economica e culturale”.
E’ necessario redistribuire la ricchezza, ridurre le disuguaglianze, investire nell’istruzione, nella ricerca e nella sanità pubbliche. Riportare nell’agenda politica il tema del Sud, focalizzando i fenomeni che hanno determinato uno sviluppo disuguale. Bisogna combattere il razzismo, migliorare il sistema di accoglienza, non considerare più i flussi migratori un’emergenza, da affrontare come una questione di ordine pubblico.

 

Le reti ambientaliste sono attive su più fronti. Segnaliamo l’appello di Coalizione per il clima, che raggruppa circa 200 associazioni tra le quali Legambiente, WWF, Greenpeace, sindacati e associazioni come Acli e Arci. L’obiettivo principale è quello di impegnare la politica, e il futuro governo, sul contrasto ai cambiamenti climatici. Lo Sviluppo sostenibile rimane la meta da raggiungere, visto che “i cambiamenti climatici rappresentano una emergenza che mette a rischio la vita delle persone, specie ed ecosistemi”. Pertanto vanno incrementate le azioni per contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C, come stabilito nell’Accordo di Parigi sul clima.

 

Legambiente lancia le Sfide ambientaliste, dall’urgenza di avere finalmente una strategia per la lotta ai cambiamenti climatici al ridisegnare la fiscalità in chiave ambientale, ridefinendo, per esempio, l’Iva sui prodotti sulla base dei criteri ambientali e sociali, cancellando rendite e privilegi contro l’ambiente, eliminando tutti i sussidi alle fonti fossili e definendo nuove regole di tassazione più trasparenti e chiare per cave, acque minerali, rifiuti. E poi incoraggiare lo sviluppo dell’economia circolare e un appello affinchè la prossima legislatura definisca un’agenda per le aree urbane per affrontare problemi e criticità urbane.

 

La Fish ha realizzato un documento molto articolato nel quale chiede con forza, così come fanno altre associazioni e reti che si occupano di persone con disabilità, il consolidamento e l’adeguamento del Fondo per le non autosufficienze. Un incremento di risorse che siano regolamentate da un Piano nazionale, che definisca i livelli essenziali di assistenza da garantire in tutto il Paese, al fine di superare la disuguaglianza territoriale che determina disparità di servizi e prestazioni sociali da nord a sud.

 

Il mondo dell’associazionismo culturale si è mobilitato intorno al manifesto proposto da Cae, network europeo Culture Action Europe, tra le quali Arci, CoopCulture, Federculture. Obiettivo: aumentare la quota di bilancio pubblico nazionale dedicata alla cultura fino a raggiungere lo 0,6% nel triennio 2018-2020, dall’attuale 0,3%.

 

Legacoop sociali del Lazio (dove si terranno anche le elezioni regionali) si fa promotrice di un documento per un “modello economico socialmente responsabile in grado di conciliare la crescita economica con il raggiungimento di specifici obiettivi sociali, quali, ad esempio, l’incremento occupazionale e l’inclusione e l’integrazione sociale”. I temi del Documento sono stati riassunti in un’infografica, suddivisi in temi generali e temi “settoriali” così articolati: Politiche del lavoro, legalità e lotta alle false cooperative – Innovazione sociale – Ambiente, – Cultura, turismo e mobilità – Welfare – Commercio e riqualificazione territoriale – Agroalimentare – Intergenerazionalità.

 

La ConVol – Conferenza per il Volontariato (4.676 gruppi nazionali, regionali, provinciali e locali ad essa affiliati) punta l’attenzione sulla riforma del terzo settore, molto apprezzabile per alcuni versi (riconoscimento della figura del volontario) e discutibili per altri (la disciplina del volontariato organizzato). Infatti, si legge in una nota ConVol “abrogando la legge quadro del volontariato (L. 266/1991), la riforma ha finito in effetti per svalorizzare l’azione volontaria prestata all’interno di un’organizzazione. Sono di fatto pressoché annullate, ad esempio, le differenze tra enti del terzo settore che svolgono attività prevalentemente mutualistica ed enti che, come le organizzazioni di volontariato, avevano un presupposto preciso nella finalità solidaristica della loro azione”.

 

Il Forum Disuguaglianze Diversità, lanciato in febbraio dalla Fondazione Basso e composto da accademici e organizzazioni sociali (Action Aid, Legambiente, Uisp, Caritas e altre) ritiene che l’aumento delle disuguaglianze che ha interessato l’Occidente a partire dagli anni ’70 sia il frutto di un’inversione delle politiche pubbliche, di una riduzione del potere negoziale del lavoro e di un cambiamento del senso comune. E lancia una serie di proposte per nuove politiche pubbliche per ridurre le disuguaglianze e liberare le diversità, ispirate dal pensiero e dal programma di Anthony Atkinson.

 

Lettera aperta dell’Uisp alle forze politiche che si sono candidate a rappresentare il Paese in Parlamento: “I valori costituzionali che hanno guidato la nostra storia associativa, nei settant’anni di vita dal 1948 ad oggi, sono parte integrante di una visione di società inclusiva, solidale, antirazzista e antifascista“. L’Uisp chiede un impegno a rafforzare la dimensione europea e internazionale dello sport. Lo sport sociale sia presente nelle politiche pubbliche per l’educazione, il welfare e la salute.

 

Lo sport ricopre un ruolo fondamentale nel processo di sviluppo degli individui e necessita di scelte e modelli che sappiano renderlo davvero alla portata di tutti. Per tale ragione il Centro Sportivo Italiano ha formulato 10 proposte utili alla valorizzazione della promozione sportiva in Italia, rivolte ai candidati alle elezioni politiche 2018. Si va da una chiara differenziazione delle competenze di CONI e Federazioni da quelle degli Enti di Promozione Sportiva al rilancio dell’impiantistica.

 

Arcigay lancia cinque le richieste alla politica: matrimonio egualitario, cioè il superamento dell’istituto giuridico ad hoc per le coppie di gay e lesbiche e la definitiva messa in sicurezza del riconoscimento delle coppie omosessuali; legge contro l’odio omotransfobico; la riforma delle adozioni; l’accesso alla fecondazione eterologa per donne lesbiche e single, superando un’esclusione assurda della sgangherata legge 40. Infine, un welfare che accompagni il percorso di depatologizzazione della condizione trans. La campagna Votoarcobaleno impegna i candidati e le candidate su alcuni temi, offre all’elettorato un sito web attraverso il quale monitorare le liste e scovare i più “friendly” o “unfriendly”.

 

L’Unicef chiede ai candidati alle elezioni politiche “un patto” di fiducia con i 10 milioni di bambini e adolescenti che vivono in Italia, tra cui 1 milione e 292mila bambini in povertà assoluta. Le proposte sono 9, tra le quali dimezzare l’incidenza della povertà minorile entro il 2030, in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e adottare una legge sull’allattamento materno nei luoghi pubblici, migliorare le politiche a sostegno di ospedali e assicurare servizi di mensa scolastica uniformi. E ancora: aumentare la copertura degli asili nido; attuare il Piano per l’edilizia scolastica, ascoltare i bambini e i ragazzi e fare in modo che partecipino alle definizioni delle politiche che li riguardano.

 

Aoi, Associazione delle Organizzazioni Italiane di cooperazione e solidarietà internazionale e Cini, Coordinamento italiano NGOs internazionali, chiedono in una lettera aperta un impegno pubblico e concreto per garantire un’efficace politica di cooperazione internazionale per la giustizia sociale e i diritti al centro dello sviluppo. Le richieste si articolano in cinque punti, tra i quali lotta alla povertà e affermazione della giustizia sociale in Italia e nel mondo; pace e diritti umani obiettivi di cooperazione internazionale; diritti umani al centro delle politiche migratorie.

 

Si intitola “Droghe, ripartiamo da 7” la piattaforma di intervento sulle politiche sulle droghe in vista delle prossime elezioni presentata da associazione Antigone, Associazione Luca Coscioni, Cgil, Forum Droghe, Gruppo Abele e altre. Il documento, che riprende le tesi del Manifesto di Genova nel 2014 e poi con la Carta di Milano del 2015, chiede la completa revisione del Testo unico sulle droghe: le persone che usano sostanze devono essere liberate tanto dal rischio di criminalizzazione penale e amministrativa quanto da quello di stigmatizzazione. E ancora, “dovrà essere priorità della politica lavorare per il rilancio e la riorganizzazione dei servizi per le dipendenze.

 

La campagna Mettiamoci in gioco, nata grazie all’adesione di quaranta associazioni nazionali, a partire da Cnca, lancia un appello alle forze politiche affinché “assumano un impegno pubblico, da onorare nella prossima legislatura, approvando una legge nazionale che regolamenti il consumo di gioco d’azzardo nel nostro Paese”. “Mettiamoci in gioco” chiede che venga “sancito il divieto assoluto di pubblicità del gioco d’azzardo su tutti i media e in tutti i luoghi pubblici”. Inoltre, “occorre tagliare, di almeno un terzo, l’offerta complessiva del gioco d’azzardo nel nostro Paese, riducendo luoghi, occasioni e prodotti che permettono di giocare”. La terza richiesta riguarda “la salute dei cittadini” che viene “prima del business e delle entrate erariali”. Per questo, “va garantito a Regioni ed enti locali il diritto di regolamentare in modo autonomo dislocazione e orari degli esercizi dove è possibile giocare d’azzardo, in funzione del più alto principio della salvaguardia della salute del cittadino”.

 

Anche quest’anno Sbilanciamoci!, la campagna che raccoglie oltre 48 organizzazioni della società civile impegnate nella promozione di un’economia di giustizia e di un nuovo modello di sviluppo fondato su parole d’ordine come “diritti, ambiente e pace”, ha presentato la sua Controfinanziaria. Una vera e propria contromanovra che si articola in 111 proposte da 44,2 miliardi di euro per rimettere al centro della politica economica del nostro Paese i diritti delle persone e la salvaguardia dell’ambiente.

 

Per concludere questa rapida e incompleta carrellata, il tema della partecipazione, di cui si è parlato poco, come dicevamo all’inizio. A proposito di partecipazione segnaliamo la denuncia degli Avvocati di strada di Bologna, pubblicata dall’Espresso: “In Italia si perde il diritto di voto per incapacità civile, per effetto di una sentenza penale irrevocabile, per particolari casi di indegnità morale. E, anche se non è scritto in Costituzione, se si vive per strada”, spiega Antonio Mumolo, presidente dell’associazione . “Il 4 marzo decine di migliaia di persone, colpevoli unicamente di essere povere, saranno escluse dal partecipare alle votazioni. Si tratta di una palese violazione dei loro diritti costituzionali ma è anche un modo per certificare il più totale disinteresse verso persone che vivono in una situazione di estrema povertà e che in base alla legge avrebbero comunque diritto alla residenza”.

 

PS: “Amatori, ma non riamati” è un’espressione che ho preso in prestito da un libro di Gianmario Missaglia, “Il baro e il guastafeste” (ed Seam, Roma 1998, pagina 111). Missaglia, pedagogista e giornalista, storico presidente Uisp e teorico dello sportpertutti (una sorta di H. David Thoreau italiano), con queste parole si riferiva al sistema sportivo “ufficiale”, quello dei campioni, del business e dei primati, che pur alimentandosi di una larga base fatta di praticanti, dilettanti e volontari (chiamati appunto “amatori”), a sua volta non li riama, escludendoli dagli allori e dalle stanze che contano. Nei fatti, li esclude.