A distanza di un anno aumentano i morti sul lavoro: ora chiamateli “lavoricidi”


 

[Apertura: Questa è la voce della piazza dove studenti e sindacati protestano per i fatti di Pisa: c’è preoccupazione per un clima repressivo nel Paese. Questa è Ad Alta Velocità, oggi 1 marzo 2024, anno III della guerra, anno 4° dalla pandemia. Ben trovati da Giuseppe Manzo].

Oggi parliamo di morti sul lavoro. A Torino è morto dopo giorni di agonia, un piccolo imprenditore che era salito sul tetto del capannone per ripararlo, a Teramo è deceduto un operaio edile di cui non si conosce ancora l’identità e le modalità della morte violenta: caduto o investimento di un mezzo del cantiere, il terzo a Roma stava “aiutando” un vicino a installare una tenda ed è morto cadendo sul selciato.

Questo è ciò che monitora e racconto l’osservatorio indipendente di Bologna dell’artista Carlo Soricelli. Al  28 febbraio 217 morti complessivi e 172 di questi sui luoghi di lavoro, aumento sui luoghi di lavoro del 39% rispetto allo stesso giorno del 2023. Nel mese di gennaio rispetto a un anno l’Inail registra che le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto nel primo mese del 2024 segnano un +6,8% rispetto al gennaio 2023 e con esito mortale un +4,7%. La poetessa Lucia Sabatini Scalmati, moglie dello scultore Fausto Maria Franchi, ha coniato il neologismo “lavoricidi” che si riconosce in pieno con il pensiero di quanti chiedono che venga riconosciuto l’omicidio sul lavoro richiesto da tante associazioni come Anmil e dai sindacati. Ascoltiamo Stefano Tassinari, vicepresidente nazionale delle Acli.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale