Coronavirus, in attesa del picco cronaca da un Paese che non esiste più


 

Treni ormai fermi, ne partono due al giorno per l’alta velocità. Il virus corre, si aspetta il picco, si spera nell’arrivo di una calda primavera. Le temperature oltre i 20° dovrebbero aiutare a contrastare il Covid-19.

Intanto la prima settimana di quarantena è trascorsa cambiando radicalmente la nostra vita. Pensare a febbraio sembra immaginare un’epoca passata. In due settimane un intero sistema economico, sociale e di vita è stato messo in discussione e compromesso. Chi non ha perso lavoro, lo fa da casa, carceri in fiamme, ospedali al collasso, annullata ogni forma di vita sociale e comunitaria. Il colpo d’occhio nelle ore del mattino è quello di sagome mascherate che sono in fila per il pane o i medicinali, come nei più spaventosi film che abbiamo visto al cinema.

Al mattino i mezzi della protezione civile invitano stare a casa, poi la sera arriva il momento più disarmante. Dopo lo squarcio nel silenzio rotto dai balconi durante i flahmob delle 21 le città diventano spettrali. Napoli sembra disabitata, per chilometri non si contano auto civili ma solo quelle delle forze dell’ordine. Un silenzio irreale che è piombato sulle nostre vite e ha disintegrato un sistema economico, urbano, sanitario.

Andrà tutto bene, gridano e sognano gli abitanti di un Paese che non esiste più.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale