I nervi a fior di pelle di un Paese preso dal panico


 

A Pozzuoli un uomo ha cavato gli occhi a un malcapitato per una battuta su una sigaretta offerta. A Reggio Emilia un’altra persona ha sparato nove colpi di pistola contro un gruppo di ragazzi perché “erano stati maleducati”.

Il ragazzino che scalcia un gattino, poi risse e coltelli. Notizie di cronaca nell’emergenza Covid raccontano di un Paese a fior di pelle che vive in uno stato di panico perenne. Restrizioni, caos delle informazioni e paura stanno producendo una tensione molto alta.

Prima delle ricadute sociali della crisi ci sono quelle di una tenuta civile delle comunità dove le scene di violenza aggressiva si ripetono a ogni latitudine. Il caso di Willy non era isolato. Risse e repentine azioni brutali non si possono bollare come dei raptus ma raccontano un fenomeno. Il limite molto sottile sull’implosione di un intero sistema si abbatte sulle solitudini e sull’arroganza di chi si sente forte con un’arma in tasca o perché si muove in un branco.

C’è una separazione in atto in questo Paese tra nord e sud, chi ha troppo e nulla, tra comunità e individui che si sentono pronti a una guerra tutta personale dove far esplodere odio e frustrazioni.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale