Il giornalismo è responsabilità, non è una caccia all’uomo (o alla donna) sui social


 

Questa è la voce dei lavoratori Ansaldo ieri in corteo per sostenere i 16 operai a processo dopo le mobilitazioni dell’ottobre 2022 contro la ristrutturazione aziendale: udienza rinviata a marzo. Questa è Ad Alta Velocità, oggi 17 gennaio 2024, anno II della guerra, anno 4° dalla pandemia. Ben trovati da Giuseppe Manzo. 

Oggi parliamo di informazione e social network. Il caso di Giovanna Pedretti sta scuotendo molti addetti ai lavori. Secondo Gianfrancesco Turano sull’Espresso questo caso è “la morte del giornalismo”: “La differenza tra il giornalista e il non giornalista è nella responsabilità, si suppone acquisita con pratica e studi, di definire il pubblico interesse. Quindi, di selezionare quello che va pubblicato e quello che non va pubblicato”, scrive Turano. Questa vicenda sembra stia mettendo un punto cruciale all’abbuffata di aspiranti stregoni dell’informazione che grazie a masse di follower trasformano il loro account in un vero e proprio tribunale.

Al tempo stesso questa storia insegna che la verifica delle fonti rappresenta un tassello fondamentale per chi si occupa di comunicazione. Secondo un sondaggio di Swg l’audience di riferimento per gli influencer si conferma molto alto tra i giovani: il 72% degli under 24 segue gli influencer sui vari social, percentuale che cala drasticamente tra le varie classi d’età, coinvolgendo tuttavia quasi 1 over 64 su 4. Ascoltiamo l’analisi di questi dati con Riccardo Benetti, ricercatore Swg.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale