Il Pnrr e le risorse che servono per difendere i beni confiscati alle mafie


 

Il suono della scossa che 10 anni fa, nella notte del 20 maggio 2012, colpì l’Emilia e una seconda tornò nove giorni dopo aggiungendo distruzioni, morti, feriti e sfollati.

Oggi parliamo di beni confiscati alle mafie. Ieri Libera e la rete delle associazioni nazionali come Arci, Acli, Legambiente, Legacoop, Confcooperative, Avviso Pubblio e sindacati confederali hanno scritto alle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Istruzione del Senato per chiedere alcune modifiche all’articolo 22 del decreto legge n. 36, contenente misure urgenti per l’attuazione del Pnrr che istituisce il Fondo per le spese di gestione dei beni confiscati.

Secondo le associazioni è necessario compiere ulteriori passi in avanti. A partire dall’aumento della sua dotazione finanziaria e dall’estensione a livello nazionale dell’ambito di competenza del Fondo, non limitandone l’applicazione soltanto ai progetti che saranno finanziati dall’avviso pubblico dell’Agenzia per la coesione territoriale, viste le numerose progettualità presentate con la specifica misura ‘Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie’ del Pnrr, e considerate, altresì, le centinaia di esperienze di riutilizzo sociale già esistenti o che potranno attivarsi nei prossimi mesi in tutte le regioni, promuovendo concretamente percorsi di coesione e inclusione sociale. Ascoltiamo Davide Pati, settore beni confiscati di Libera.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale