Ilaria Salis: un’Europa antifascista non può accettare persone incatenate in un tribunale


 

Questa è la protesta degli animalisti a Milano in occasione della chiusura della stagione venatoria davanti alla sede della Regione Lombardia. Questa è Ad Alta Velocità, oggi 1 febbraio 2024, anno II della guerra, anno 4° dalla pandemia. Ben trovati da Giuseppe Manzo. 

Oggi parliamo di Ilaria Salis, la militante antifascista incatenata in un tribunale ungherese. Il caso è scoppiato e anche lo scontro politico. Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha avviato un’interlocuzione formale con l’omologa Autorità di garanzia ungherese (Commissario per i diritti fondamentali), “riguardo al caso della cittadina italiana Ilaria Salis, al fine di monitorare congiuntamente le sue condizioni di privazione della libertà personale e tutelare i suoi diritti fondamentali. Contestualmente, sono stati altresì informati i competenti organi del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea”.

Per Luigi Ciotti “calpestare intenzionalmente la dignità delle persone non significa fare giustizia, ma cercare vendetta. La politica abbia un sussulto perchè si sono situazioni in cui tacere è una colpa, mentre parlare è una responsabilità civile”. Per il presidente nazionale delle Acli Emiliano Manfredonia “non è solo una mera vicenda che riguarda il trattamento dei detenuti, c’è un risvolto politico profondo su ciò che significa l’applicazione dei diritti umani che per l’Europa è fondante”.

La polemica politica coinvolge il ministro Salvini che cita dei processi in cui la Salis sarebbe coinvolta in Italia ma in realtà è stata completamente prosciolta. Secondo Articoli 21 “c’era un modo orribile per spostare il focus sul caso Salis. E qualcuno lo ha trovato”. Ascoltiamo Francesca Trasatti, avvocato e osservatrice per il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale