Il podcast integrale
Avete appena ascoltato alcune testimonianze degli studenti italiani in Erasmus a Valencia. Subito dopo l’alluvione, un paio di settimane fa, migliaia di volontari si sono riversati in strada per sollevare la città dal fango e dai detriti.
Abbiamo ancora tutti in mente le drammatiche immagini giunte da Valencia, dove la Dana – Depresion Aislada en Niveles Alto ha provocato oltre 220 vittime, ha trasformato le strade in fiumi d’acqua e ha trascinato con sé automobili e oggetti vari. Scene simili si sono viste soltanto dieci giorni prima nel Bolognese, colpito da gravi alluvioni che hanno provocato un decesso, 3500 sfollati e hanno lasciato circa 15.000 case senza elettricità. Quello dell’Emilia Romagna è un caso emblematico, considerando che si è trattato del quarto evento alluvionale in meno di un anno e mezzo, dopo le due alluvioni di maggio 2023 e quella di settembre 2024. Proprio qui incide il cambiamento climatico, nell’intensità e nella frequenza di questi fenomeni. Alcune evidenze sono state catturate, ad esempio, dall’Osservatorio Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) sulle risorse idriche, che ha conteggiato per l’Italia l’aumento degli eventi climatici estremi. Dall’inizio dell’anno al 15 Settembre del 2024 si sono verificati nel nostro Paese circa 1900 eventi estremi, di cui circa 200 tornado, più di 650 grandinate e oltre 1000 nubifragi. Come reagire alla crisi climatica in atto? Lo sfaticato della settima è Valerio Gatto Bonanni – attivista e artista. Questo il suo commento.
Naturalmente, non basta agire sul piano nazionale. La risposta deve essere multilivello, perché il problema riguarda tutti. Anche se siamo solo nella prima metà di novembre, sappiamo già con certezza che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato sulla Terra. Il dato è stato rilevato da Copernicus, il servizio di monitoraggio climatico dell’Unione Europea, e come dichiarato dal vicedirettore di Copernicus Samantha Burgess “dovrebbe fungere da catalizzatore per aumentare l’ambizione della Cop29”. La conferenza annuale dell’Onu sul clima ha aperto i battenti lunedì 11 novembre a Baku, capitale dell’Azerbaijan. Per chiedere alla Cop29 un impegno concreto contro la crisi climatica, sabato 16 novembre si terrà a Roma il Climate Pride. Oltre 50 associazioni e movimenti si uniranno in una grande street parade, che si inserisce in un contesto di mobilitazioni globali durante la Conferenza di Baku.
Quali sono le richieste di chi scenderà in piazza nella Capitale? Questa la risposta di Gatto Bonanni, ideatore del Climate Pride.
Dinanzi l’inadeguatezza, o quantomeno l’immobilismo delle scelte politiche internazionali, la società civile continua a rispondere presente. L’attivismo climatico procede con le sue forme di protesta, più o meno trasgressive, con l’obiettivo di costruire un futuro più giusto e sostenibile per tutti e tutte. Ma qualcuno sembra spingere verso un’altra direzione, cercando di bloccare e sanzionare queste manifestazioni. Ecco le parole di Gatto Bonanni.
Parlare di lotta al cambiamento climatico implica anche la tutela delle libertà politiche e civili, collegate alla possibilità di protestare contro un sistema che si ritiene ingiusto. Non solo. La giustizia climatica non può che essere accompagnata dalla garanzia di una giustizia sociale. In che modo?
🎙 Sfaticati – La risposta dei giovani, a cura di Pierluigi Lantieri