Se il diritto alla cura ha il Pil nel Vaccino


 

Pil, mobilità, densità abitativa e zone più colpite dal virus: sono questi i quattro parametri che il vice presidente e neo assessore al Welfare della Regione Lombardia Letizia Moratti avrebbe chiesto di tenere in considerazione per la ripartizione dei vaccini anti-Covid.

La richiesta ha scatenatole reazioni indignate di molte persone. Lo stesso ministro della Salute ha replicato: “Tutti hanno diritto al vaccino indipendentemente dalla ricchezza del territorio in cui vivono”.

La stessa Moratti ha poi corretto il tiro e specificato che il riferimento al Pil era per un “accelerazione nella distribuzione dei vaccini in una Regione densamente popolata di cittadini e anche di imprese, che costituisce una dei principali motori economici del Paese”.

In questa richiesta, in fondo, c’è poco da indignarsi. Da un ventennio la sanità e il diritto alla salute si sono misurati sulla ricchezza dei territori e dei singoli: se paghi ti puoi curare, se non hai soldi si vedrà. È la legge del mercato che il Covid sta mostrando in tutta la sua brutalità: da questa pandemia o si esce con un’economia legata all’umano o resteremo con il pil nei vaccini, e sullo stomaco.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale