Serve una fiaba per raccontare la maternità chiusa dietro le sbarre di un carcere


 

[Apertura: Questa è la voce di un’operatrice di Medici senza frontiere che racconta lo sbarco della Geo Barents a Genova: è il secondo porto indicato dalle autorità italiane per far scendere i migranti. Questa è Ad Alta Velocità, oggi 12 marzo 2024, anno III della guerra, anno 5° dalla pandemia. Ben trovati da Giuseppe Manzo].

Oggi parliamo di carcere e maternità. I dati sul sovraffollamento dei penitenziari italiani definiscono un’emergenza civile nel nostro Paese con il numero dei suicidi che segnano un campanello d’allarme. C’è poi un altro aspetto in questa emergenza relativo alla mamme che scontano una pena dietro le sbarre. Ad accendere un faro su questa realtà è una fiaba, “Vera e la galera”, edita grazie al sostegno della fondazione Pianoterra Onlus.  È frutto del lavoro svolto da un gruppo di detenute madri coinvolte in un progetto di sostegno alla genitorialità realizzato tra le mura della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli, sotto la guida della psicologa, psicoterapeuta, Nicoletta De Stefano. Il progetto si è basato sulla riflessione, grave e necessaria, relativa alle importanti ripercussioni dell’essere e, continuare ad essere, genitore in carcere. A firmare le illustrazioni di questo libro è l’illustratrice Daniela De Vita, in arte Odile. Ascoltiamo

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale