Le nuove diseguaglianze culturali: che fare?

Sofferenza. E’ quella che sento perché stiamo dimenticando una parola e il suo contrario: uguaglianza e diseguaglianza. Non possiamo più parlarne per non essere tacciati di avere lo sguardo rivolto verso il passato. Passato? Le diseguaglianze sociali nella nostra società non sono frutto dell’immaginazione, sono reali e conseguono certamente dalla crisi economica profonda, ma anche da processi di cambiamento che hanno modificato e modificheranno la nostra vita quotidiana.
Mi riferisco in particolare alla rivoluzione digitale e alla crescita e complessità delle relazioni reticolari nelle quali siamo immersi, reali e virtuali.
La digitalizzazione ha reso difficile l’accesso ai cosiddetti non nativi digitali creando il digital divide. Il problema è stato affrontato ampiamente sia dal punto di vista teorico sia dal punto di vista delle soluzioni possibili per colmare il divario tecnologico. Una fra queste prevede l’alfabetizzazione informatica e digitale di tutti coloro che non sono nativi digitali senza tenere conto delle differenze sociali e culturali tra le persone. Io credo, invece, che proprio questo ultimo aspetto è quello maggiormente rilevante perché il digital divide riproduce le diseguaglianze sociali e culturali accentuandone le conseguenze sia fra i nativi sia fra i non nativi.
Una persona può aver colmato il digital divide attraverso la socializzazione (i nativi), l’alfabetizzazione o e l’addestramento tecnico, ma non è detto che abbia gli strumenti sociali e culturali per sfruttare a pieno le potenzialità derivanti dalla digitalizzazione. In questo modo si produce individualmente e, successivamente, anche collettivamente un digital cultural divide ben più difficile da colmare con percorsi di semplice alfabetizzazione. Le diverse “riserve” di capitale culturale fra gli individui di cui parlava Bourdieu più di 40 anni fa tornano ad essere ancora più rilevanti rispetto ad allora perché non riusciamo a distinguere il dito (l’accesso e l’uso delle nuove tecnologie) dalla luna (le competenze e le conoscenze culturali possedute dagli individui).
Infatti è fondamentale sottolineare che quella parte di popolazione che accede consapevolmente c con gli strumenti culturali adeguati alle nuove tecnologie di comunicazione sta vivendo una nuova stagione di partecipazione e di produzione culturale innovativa. La sensazione delle infinite possibilità di protagonismo offerte dai nuovi media però deve fare i conti con le scarse competenze culturali e sociali diffuse in ampi strati della popolazione. Si rende indispensabile e urgente un lavoro per colmare il gap culturale, educativo e di competenze diffuso in molti settori della popolazione.
E’ un tema che dovrebbe essere prioritario per il Terzo Settore perché coinvolge ampiamente strategie, azioni e progetti dei loro ambiti di attività prevalenti (sociale, socio-sanitario, educativo, sportivo e culturale) e pone al centro una concezione della comunicazione come cambiamento culturale. Che facciamo allora? Proviamo a colmare questa frattura fra generazioni, classi e gruppi sociali con azioni educative diffuse? Come ci consiglia l’antropologo Appaduraj, proviamo a riappropriarci del nostro futuro attraverso la cultura? Non ho risposte, ma la sofferenza non può continuare ancora.

Per approfondire:
Appaduraj Arjun, Le aspirazioni nutrono la democrazia, Et e al Edizioni
Bentivegna Sara, Diseguaglianze digitali. Le nuove forme di esclusione nella società dell’informazione, Edizioni Laterza
Bourdieu Pierre, La distinzione. Critica sociale del gusto, Il Mulino, Bologna