Campo libero


Più di un mese fa l’allarme lanciato per la mancanza di manodopera nei campi. Annunciato un decreto per la regolarizzazione, ma il testo è ancora fermo. La società civile chiede ora di poter intervenire. “I partiti si esprimano pubblicamente, per noi modifiche fondamentali: ampliamento platea destinatari e tipologie contratti”.

Risale al 18 aprile la notizia di una bozza di decreto in circolazione nella quale veniva proposta la possibilità per i cittadini stranieri senza documenti di essere regolarizzati in seguito alla stipula di un contratto di lavoro. Una sanatoria per gli immigrati irregolari proposta dalla Ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova che ha puntato su una scelta di legalità e sicurezza ora più che mai necessari.

La paura del contagio legata all’epidemia di covid-19 e l’indisponibilità di manodopera in settori strategici come l’agricoltura hanno improvvisamente portato all’ordine del giorno una questione sollevata da tempo da alcuni settori della società senza ottenere la giusta visibilità.

A fronte di anni e anni di chiusure e restrizioni, l’attuale dato sulla stima della presenza irregolare si attesterebbe a poco meno di 600mila persone (i cittadini stranieri regolarmente residenti al 1 gennaio 2020 sono invece 5 milioni 382mila, secondo l’Istat). Una cifra che possiamo definire contenuta, se pensiamo allo stillicidio di blocchi e restringimenti in vigore ormai a partire dal 2008. Il dato è in linea con la generale riduzione e stabilizzazione dei viaggi delle persone verso l’Italia negli ultimi dieci anni: sappiamo che è diminuito l’impatto dell’immigrazione e semmai è aumentata l’emigrazione.

Se i lavoratori stranieri contribuiscono a livello nazionale al 20% della frutta e della verdura che troviamo sulle nostre tavole, in alcune regioni e settori (la raccolta delle mele in Trentino, uno tra tanti esempi) i braccianti irregolari sono la maggioranza assoluta. Attraverso questo provvedimento verrebbe offerta loro l’opportunità di vivere e lavorare legalmente abbandonando un regime di sfruttamento. Allo stesso tempi si avrebbe maggiore controllo e contezza della presenza sui nostri territori di centinaia di migliaia di persone sostanzialmente invisibili. Si otterrebbero inoltre nuove entrate fiscali e contributive, preziosissime, in questo momento.

Eppure, la strada intrapresa non convince a pieno e forse anche per questo motivo il governo non ha ancora sciolto le riserve sulla bozza circolata per la prima volta un mese fa. Alcuni dobbi sono stati sollevati dalla campagna Ero straniero, che già nel 2017 ha depositato alla Camera una proposta di legge popolare e ora all’esame della I Commissione. Infatti all’interno della platea dei beneficiari del provvedimento vi sono i tanti datori di lavoro che, bisognosi di personale, non possono assumere persone senza documenti. Ed è proprio su questo punto, secondo le organizzazioni aderenti alla campagna, che emerge la necessità di un intervento migliorativo.

“La platea dei destinatari del provvedimento – scrive Ero Straniero – non può essere composta solamente dai lavoratori del comparto agricolo. Sono molti altri i settori della nostra economia che necessitano di un intervento di questo tipo, dalla logistica alla ristorazione, fino al lavoro domestico e ai servizi di cura. Centinaia di migliaia di colf e badanti si occupano dei nostri anziani e sappiamo essere per lo più donne straniere e senza documenti”.

Le associazioni promotrici della campagna spingono il governo verso una maggiore presa di coraggio. “Andrebbero poi ampliate – proseguono – le tipologie di contratto di lavoro emettibili con la procedura di emersione. Senza il limite del tempo determinato, senza imporre contributi onerosi troppo alti e non sostenibili e senza penalizzare i lavoratori stranieri che non riuscissero a finalizzare la propria domanda il 31 dicembre 2020”.

Oltre che regolarizzare gli immigrati si tratta di quindi di regolarizzare l’immigrazione. La crisi da Coronavirus può rivelarsi la proverbiale occasione per trasformare l’emergenza in opportunità. Va colta per chiudere la stagione della precarietà e della corsa al ribasso dei diritti di dei lavoratori.

di Pierluigi Lantieri