Cinquant’anni dopo


Katherine-SwitzerNel 1967 Kathrine Switzer, prima donna al mondo, corse la maratona di Boston, cambiando la storia dell’atletica: alle atlete non era permesso partecipare a gare di 42 chilometri, considerate troppo fragili per affrontare uno sforzo così prolungato. Il 17 aprile tornerà nuovamente in pista, all’età di settant’anni, per ringraziare tutti coloro che si battono per rafforzare il ruolo delle donne.

 

Kathrine conosceva la sua forza, sapeva bene che avrebbe potuto finire una maratona, e davvero non capiva quell’assurdo divieto. Così si iscrisse a Boston del 1967, regina della gara di fondo. Aveva vent’anni, bella e spavalda, e ricorse a un innocente sotterfugio. “Mi registrai come K. V. Switzer, perché così mi firmavo nel giornalino dell’università. Nessuno si accorse prima che ero una donna”. Jock Semple, un giudice di gara, capì presto che tra i partecipanti c’era anche una ragazza. La raggiunse, cercò di bloccarla, la strattonò e le gridò in faccia: “Vattene dalla mia gara, dammi il pettorale”. Finché non venne allontanato dall’allora fidanzato di Kathrine, Tom Miller, 106 chili, lanciatore del peso. Tutto avvenne davanti agli obiettivi dei fotografi, la sequenza fece il giro del mondo anche senza Internet. Kathrine riuscì ad arrivare al traguardo, e vinse cinque anni dopo, quando le donne finalmente vennero ammesse non solo a Boston ma a tutte le gare di fondo. “Sì, è stata come una rivoluzione sociale — ricorda annunciando che tornerà a Boston —. Oggi negli Stati Uniti ci sono più runner donne che uomini”.

 

(Foto: New York Road Runners)