Fuga da Lesbo


Dopo Unhcr e Medici senza frontiere anche Oxfam lascia l’isola. Si allarga così il fronte delle organizzazioni umanitarie che stanno abbandonando il più grande hotspot greco, in cui transita la maggior parte dei migranti e rifugiati. E che dopo l’accordo Ue-Turchia somiglia sempre di più a un centro di detenzione.

 

Dopo la decisione di Medici senza Frontiere e dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) di non supportare più le attività all’interno degli hotspot della Grecia, anche Save the Children ha fatto sapere che sta valutando l’opzione di abbandonare i centri di Lesbo. Oxfam ha annunciato ieri di aver sospeso le attività nel campo di Moria.

Si tratta di un gesto di protesta contro l’accordo entrato in vigore domenica scorsa tra l’Unione europea e la Turchia riguardo la gestione del flusso dei migranti che prevede, tra i vari punti, che tutti quelli “che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche a decorrere saranno rimpatriati in Turchia”. Spetta alla Grecia registrare gli arrivi e verificare se i migranti sono in possesso di una regolare richiesta d’asilo.

Le organizzazioni umanitarie denunciano la restrizione della libertà di movimento delle persone all’interno dei centri, sempre più simili a luoghi di detenzione, oltre che la presenza di un sistema che non tiene conto dei bisogni umanitari e di protezione dei richiedenti asilo e dei migranti in generale.