La scalatrice iraniana Elnaz Rekabi rischia il carcere: ha gareggiato senza hijab ai Campionati asiatici


Una scalata verso la libertà

Secondo il sito IranWire, Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che ha partecipato senza hijab alla competizione di arrampicata ai Campionati asiatici di Seul, sarà trasferita nella famigerata prigione di Evin a Teheran. Dalle ultime stime sono 215, tra cui 27 minorenni, le persone che hanno perso la vita dall’inizio delle proteste.

Secondo IranWire, Reza Zarei, il capo della Federazione di arrampicata iraniana, ha ingannato l’atleta conducendola dall’albergo di Seul all’ambasciata iraniana dopo aver ricevuto ordini dal presidente del Comitato olimpico iraniano Mohammad Khosravivafa. Khosravivafa avrebbe agito su input del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane.

La smentita dell’ambasciata iraniana a Seul: “Elnaz Rekabi è partita da Seoul per l’Iran alle prime ore del 18 ottobre 2022 insieme ad altri componenti della squadra. L’ambasciata della Repubblica Islamica d’Iran in Corea del Sud smentisce categoricamente tutte le notizie false e la disinformazione riguardo Elnaz Rekabi”. È quanto si legge invece in un tweet dell’ambasciata iraniana a Seul, dopo le notizie diffuse da IranWire sul caso della climber iraniana.

Tra i primi a dare notizia della scomparsa nelle ultime ore della campionessa iraniana era stata la Bbc citando fonti a lei vicine che hanno detto di non riuscire a contattarla dalla sera del 17 ottobre. Per avere conferme, l’emittente inglese ha anche contattato il Garden Seul Hotel, dove alloggiava il team iraniano, che secondo il programma iniziale della trasferta avrebbe dovuto rientrare in Iran il 19 ottobre.

Sempre secondo IranWire, sito realizzato da giornalisti dissidenti del regime islamista in vigore in Iran, le Guardie rivoluzionarie islamiche avrebbero anche arrestato Davud Rekabi, fratello di Elnaz, per usarlo come ostaggio.

Secondo le ultime stime, sono 215, tra cui27 minorenni, le persone che hanno perso la vita dall’inizio delle proteste antigovernative in Iran. Lo rende noto l’ong Iran Human Rights, con sede a Oslo, fornendo un bilancio della dura repressione delle proteste esplose dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza di 22 anni deceduta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale a Teheran con l’accusa di non aver indossato correttamente il velo islamico. Per la stessa ragione la polizia iraniana ha anche arrestato 880 rivoltosi nella provincia settentrionale di Gilan. Lo ha reso noto Hossein Hassanpour, vice comandante delle forze di polizia della provincia, citato dall’agenzia di stampa Tasnim.