Shut up and dribble


È il titolo del documentario prodotto da LeBron James, cestista dei Los Angeles Lakers, per indagare il ruolo avuto negli anni dai giocatori della Nba nell’animare il dibattito sociale. Nel video si evidenzia la lunga tradizione di lotta e proteste di tanti grandi campioni del passato e recentemente tornato al centro delle cronache con la presidenza Trump.

I protagonisti sono tutti di primo piano: LeBron James nelle vesti di produttore, l’ex giornalista di ESPN Jamele Hill come voce narrante, Gotham Chopra – già conosciuto per aver firmato il documentario su Kobe Bryant “Muse” – alla regia. Dalla loro unione è nato “Shut up and dribble”, un nuovo documentario in tre parti (la prima già andata in onda, le prossime attese per il 10 e 17 novembre, sempre in prima serata) pensato per raccontare l’impatto sociale dei giocatori NBA nel corso della storia. “La tesi che voglio sostenere – dice Chopra – è che la pallacanestro è il vero sport nazionale americano, per via dell’impatto che ha saputo avere nei vari settori della nostra vita, dalla musica, al costume, alla cultura generale”. Anche la scelta del titolo – il famoso invito fatto dalla giornalista di Fox Laura Ingraham a James, di “star zitto e continuare a palleggiare” – testimonia una certa radicalizzazione nel risultato finale. “Il significato di tutto il progetto in quel momento è cambiato – conferma Jamele Hill – perché seppur diciamo di voler imparare dalla storia, poi questo non accade.
Basta vedere cos’è successo con Trump: un presidente che può ancora permettersi di chiamare ‘stupido’ LeBron James. Magari non usa la parola ‘nigger’, ma cerca ugualmente di gettare discredito su una delle storie di maggior successo personale che l’America oggi conosca”. Il documentario parte dalle parole con cui Steph Curry – “Non ci voglio andare” – declina un eventuale invito da parte di Donald Trump alla Casa Bianca, per le consuete celebrazioni post-titolo NBA