Sport e disabilità: il Comitato Organizzatore di Milano Cortina 2026 lancia Adaptive Winter Sport


Adaptive Winter Sport

E’ il progetto lanciato dal Comitato Organizzatore di Milano Cortina 2026 per promuovere le discipline paralimpiche e dare a persone con disabilità la possibilità di fare pratica sportiva. L’obiettivo è avvicinare ragazzi e famiglie alle attività.

Il Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano Cortina 2026 ha presentato al Festival della Cultura Paralimpica di Milano il progetto Adaptive Winter Sport per promuovere gli sport paralimpici e dare a persone con disabilità la possibilità di fare pratica sportiva.

“Vogliamo portare tutte le persone con disabilità a praticare sport. Il progetto nasce già nel periodo della candidatura. Era già chiaro che dovevamo fare progetti con le istituzioni per lasciare un’eredità al Paese dopo i giochi olimpici e paralimpici», racconta Diana Bianchedi, Games Project Director di Milano Cortina 2026. Due ori olimpici e 5 mondiali nella scherma, medico e dirigente sportiva, sa bene che le Olimpiadi e le paralimpiadi sono quello che lasciano.

Il punto di partenza? La formazione. «Attualmente su 10 persone con disabilità, 8 rischiano di non fare attività fisica. Il nostro compito non è quello di cercare e formare campioni, ma di avvicinare ragazzi e famiglie allo sport, non solo quello invernale. Si parte dal censimento delle strutture di sport del ghiaccio e della neve, ma anche da materiali e tecnici.  Abbiamo preso accordi con le due federazioni, quella degli sport del ghiaccio e quella degli sport invernali, per fare corsi di formazione per vecchi e nuovi tecnici».

Il primo appuntamento sono i camp, tre sulla neve e uno sul ghiaccio, in questo inverno, dove vengono ospitate famiglie e ragazzi per imparare ad amare lo sport. Nel 2026 i camp saranno 14 in tutta Italia. «L’accoglienza è fondamentale. Per questo bisogna formare nuove professionalità proponendo moduli in scuole e università, e creare vera accessibilità nelle strutture».

La conoscenza che noi abbiamo oggi del mondo paralimpico estivo viene dalla grande visibilità che hanno avuto i giochi da Londra 2012 e dalle storie che abbiamo amato e conosciuto. La strada da seguire è questa, ma in Italia qualcosa di importante si è già fatto. Spiega Diana Bianchedi: «La grande vittoria del mondo paralimpico nel nostro paese è stato usare le stesse federazioni per atleti olimpici e paralimpici. Nella palestra dove va mia figlia ci sono due sedie e lei si può allenare anche con gli atleti paralimpici. Si crea così un meccanismo di inclusione molto naturale. I ragazzi crescono nello stesso movimento: è uno sport solo e la chiave è il tecnico che se è lo stesso crea un sistema di unione».

Come da dettame olimpico si parte sempre da quello che c’è sul territorio e si crea quello che serve in quanto a strutture e non solo. «La legacy che vogliamo lasciare è prima di tutto quella di inclusione e uguaglianza: se ora sono 8 su 10 le persone disabili, saremmo contenti se fra quattro anni saranno 6 su 10».