Ucraina, si ferma il giornale russo Novaya Gazeta


Media sotto attacco. Il giornale indipendente russo Novaya Gazeta, diretto dal premio Nobel per la pace Dmitrij Muratov, ha deciso di sospendere le pubblicazioni fino al termine della guerra in Ucraina. La testata, per la quale aveva collaborato anche Anna Politovskaja, è da tempo nel mirino dell’autorità di vigilanza dei media.

Anche per la Novaja Gazeta è tempo di ballare sulle note del “Lago dei Cigni”. Risale allo scorso 9 marzo la scelta del periodico russo di titolare in questo modo dopo la chiusura del canale televisivo indipendente Dozhd, la quale a sua volta aveva scelto di trasmettere il balletto di Chajkovskij come ultimo atto prima della censura definitiva. La medesima sorte è toccata adesso a una delle poche voci libere della Russia di Putin, creata nel 1993 da Mikhail Gorbaciov. Una notizia comunicata direttamente dalla testata attraverso il sito e il profilo Twitter ufficiale. “È necessario sospendere le pubblicazioni – ha scritto ai lettori il direttore Dmitrij Muratov – questa è una decisione terribile e dolorosa, ma dobbiamo proteggerci a vicenda”. L’uomo che l’anno scorso ha ricevuto il premio Nobel per la Pace, insieme alla giornalista filippina Maria Ressa, mai si sarebbe immaginato di essere costretto a sospendere il proprio percorso solo pochi mesi dopo. Per di più a causa di una guerra scatenata dal Paese in cui ha sempre cercato di tenere viva la luce della libertà di stampa.

Da quasi 30 anni, infatti, la Novaja Gazeta conduce inchieste scottanti e approfondimenti coraggiosi sul potere a Mosca e dintorni. La corruzione della classe dirigente russa e gli abusi dei diritti ai danni della popolazione sono due temi rilevanti del loro lavoro. Attività costata cara ai giornalisti che nel tempo hanno promosso un’operazione verità e che per questo sono stati bersaglio di intimidazioni e attacchi. La reporter più citata a livello internazionale è senza dubbio Anna Politkovskaja, autrice di numerosi commenti contro il Cremlino, uccisa il 7 ottobre 2006. Ma sono diversi i colleghi della celebre cronista freddati perché scomodi al regime, tra cui Yuri Shchekochikhin e Anastasia Baburova.

Nonostante le azioni liberticide subite, il bavaglio via via più stretto e financo i colpi sanguinari, finora la resistenza di Muratov non era mai caduta. Con l’invasione dell’Ucraina le maglie si sono ancora ristette. Prova ne è la legge approvata dal Parlamento russo che inasprisce il controllo sulla diffusione di presunte informazioni false sulla guerra. Un’ultima prova di forza, inserita in un contesto normativo tutto a svantaggio di chi lavora per un’informazione democratica e imparziale. Per Novaja sono stati fatali due avvertimenti giunti nel giro di pochi giorni da Roskomnadzor, l’ente statale russo di supervisione delle telecomunicazioni. Il primo pervenuto il 22 marzo, il secondo nella giornata di ieri, come specificato nel comunicato pubblicato. Stando all’agenzia Tass, l’ultimo richiamo sarebbe dovuto a una mancata segnalazione di una ong che il periodico avrebbe dovuto etichettare come “agente straniero”. Tra le tante leggi previste dal codice russo, ve ne è anche una che sancisce l’obbligo di indicare che il media o l’organizzazione menzionata sono ritenuti “agenti stranieri” dal Governo.

di Pierluigi Lantieri