Un diritto, non una minaccia


È il nome del rapporto di Amnesty che denuncia restrizioni sproporzionate delle manifestazioni in Francia sulla base dello stato d’emergenza dopo gli attacchi di Parigi del 13 novembre 2015. Secondo l’organizzazione a centinaia di attivisti, ambientalisti e sindacalisti è stato ingiustificatamente impedito di prendere parte alle proteste.

 

Lo stato d’emergenza autorizza i prefetti a vietare lo svolgimento di raduni come misura precauzionale per motivi, estremamente ampi e non meglio definiti, di “minaccia all’ordine pubblico“. Questi poteri, limitativi del diritto alla libertà di manifestazione pacifica, sono spesso usati in modo sproporzionato. Sfidando le limitazioni dello stato d’emergenza, molti continuano comunque a manifestare. Nei loro confronti le forze di sicurezza ricorrono spesso a una forza eccessiva o non necessaria: manganelli, proiettili di gomma e gas lacrimogeni sono stati usati contro manifestanti pacifici che non sembrava stessero minacciando l’ordine pubblico.
Lo stato di emergenza in Francia è stato rinnovato cinque volte finendo per normalizzare una serie di misure tra cui il divieto di svolgere manifestazioni e l’impedimento a singole persone di prender parte alle proteste. Il presidente Macron ha annunciato che chiederà al parlamento di estendere per la sesta volta lo stato d’emergenza.