Voci strozzate


A causa delle pressioni ricevute nelle ultime settimane, i giornalisti del sito di notizie magiaro Index denunciano come la loro indipendenza sia in “grave pericolo”. Fondato nel 1999, la testata raggiunge in poco tempo i vertici della stampa ungherese grazie a una serie di inchieste di successo, un giornalismo serio e competente e una linea editoriale trasparente che promette di perseguire solo l’interesse dei lettori. Attualmente il suo sito riceve circa 1,5 milioni di visite al giorno, in un paese con una popolazione di 10 milioni, ma per la prima volta dalla sua creazione, il barometro sull’indipendenza del giornale è passato dal verde al giallo, ovvero da ‘pienamente indipendente’ a ‘in pericolo’.

Secondo un recente report firmato dalle principali organizzazioni per la difesa del diritto all’informazione, l’Ungheria è alle prese con un sistema di censura e controllo dei media paragonabile al regime comunista. Negli ultimi anni, i sostenitori del primo ministro nazionalista Viktor Orban hanno assunto gradualmente il controllo dei media ungheresi. Il leader di Fidesz ha progressivamente adottato politiche sempre più autoritarie, tra le altre cose prendendo il controllo dei media indipendenti del paese. A poco a poco, circa 500 società di media, tra cui portali online, giornali locali, radio e canali televisivi, sono state raggruppate in una fondazione, “Kesma”, il cui unico scopo sarebbe quello di fare propaganda al governo.

Contemporaneamente l’Ungheria è passata dal 23esimo all’89esimo posto su 180 paesi nell’indice sulla libertà di stampa stilato da Reporter senza frontiere. Il rapporto dice che la fondazione filo-governativa “domina il panorama dei media e la distorsione del mercato della pubblicità statale verso i media è ancora in corso”. Tra le misure adottate dal Governo Orban ha fatto discutere un bavaglio imposto alla stampa, che rende punibile con fino a 5 anni di carcere chiunque diffonda informazioni «false» riguardanti la gestione dell’epidemia. Ancora una volta, la parola finale su cosa sia vero o meno spetta in modo arbitrario al premier stesso o ai suoi vicinissimi. Rsf stessa ha definito la decisione come una «legge orwelliana» che, di fatto, introduce un sistema di censura controllato dallo Stato e minaccia la sopravvivenza di qualsiasi forma di stampa indipendente.

di Pierluigi Lantieri