Podcast
Edizione del 20/11/2018
20 Novembre 2018Edizione del 19/11/2018
19 Novembre 2018GRSWEEK 17 novembre 2018 – Decreto sicurezza e quotidiana intolleranza
16 Novembre 2018
Bentrovati all’ascolto del GRSWEEK da Fabio Piccolino.
Cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, revoca della protezione umanitaria ai profughi che rientrano nel paese di origine, raddoppio dei tempi di permanenza nei centri per il rimpatrio, cancellazione del sistema degli Sprar. Sono alcuni dei punti del Decreto Sicurezza, approvato al Senato e all’esame della Camera il prossimo 22 novembre, al centro di numerose polemiche.
In un clima di quotidiana intolleranza, le misure previste affrontano il complesso tema delle migrazioni come un esclusivo problema di ordine pubblico, alimentando le discriminazioni e complicando ulteriormente la vita di persone fuggite da situazioni critiche e spesso violente.
In questo contesto, iniziative di ripristino forzato della legalità non fanno che gettare benzina sul fuoco e lasciano prefigurare gli scenari a cui si sta andando incontro.
Nei giorni scorsi è stato sgomberato a Roma il presidio di Baobab Experience, insediamento informale che cercava di offrire condizioni di vita dignitose ad oltre cento migranti.
Ascoltiamo ai nostri microfoni l’attivista Roberto Viviani, intervistato durante l’intervento delle forze dell’ordine
[sonoro]
Sono numerose le associazioni che stanno esprimendo il loro dissenso al Decreto Sicurezza. Secondo Arci, le persone di origine straniera, qualunque sia la loro condizione giuridica, vengono additate come colpevoli di tutti i mali del Paese, a prescindere dal comportamento concreto, per il solo fatto di esistere.
Ai nostri microfoni Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia
[sonoro]
Ma non c’è solo il mondo associativo a contrastare le misure in discussione alle Camere: il Consiglio Superiore della Magistratura ha espresso un parere negativo, parlando di incostituzionalità in merito alle nuove norme sulla protezione internazionale.
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Edizione del 16/11/2018
16 Novembre 2018Edizione del 15/11/2018
15 Novembre 2018Edizione del 14/11/2018
14 Novembre 2018Edizione del 13/11/2018
13 Novembre 2018Edizione del 12/11/2018
12 Novembre 2018Quale futuro – GRSWEEK del 10-11 novembre
9 Novembre 2018Bentrovati all’ascolto da Anna Monterubbianesi
Quale futuro? L’Italia è un paese che invecchia, e che diventa anche più povero. L’Auser e Spi CGIL hanno presentato una ricerca sul futuro degli anziani, sulle prospettive della domiciliarità, sul diritto di invecchiare a casa propria. Un mix di analisi e proposte che mette al centro la persona anziana, il suo ambiente di vita e i suoi bisogni ma anche i servizi, il lavoro di cura, la famiglia, le misure del nostro sistema di welfare. Ne emerge un quadro preoccupante che già oggi vede a rischio l’assistenza per gli anziani, con prospettive per il futuro che prefigurano scenari drammatici. Il numero delle persone non autosufficienti si avvicina ai 3 milioni, ma le risorse investite sono irrilevanti. Bisogna ripensare l’attuale sistema di welfare e considerare la persona anziana o non autosufficiente come una risorsa per l’intera comunità.
Perché il diritto di invecchiare a casa propria ce lo spiega il Presidente Auser Enzo Costa…
Cresce quindi il numero di anziani bisognosi di cure, ma diminuisce il numero dei caregiver famigliari, soprattutto le donne. Ascoltiamo il commento di Claudio Falasca, curatore della ricerca…
Gli anziani del futuro avranno pensioni più basse e questo inciderà sul mercato privato di cura. Una situazione che potrà compromettere seriamente il futuro dell’assistenza domiciliare degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese. Con conseguenze gravissime per milioni di famiglie. Il Segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti ci spiega come poter affrontare questi cambiamenti.
Tra i tanti interventi necessari per sostenere l’assistenza domiciliare, c’è quindi il riconoscimento del lavoro di cura familiare, la realizzazione di standard urbanistici che consentano condizioni abitative adeguate, la costruzione di reti di prossimità e una migliore distribuzione territoriale dei presidi sanitari e per l’assistenza. Tutti aspetti importanti ai fini degli effetti sull’anziano, sulla famiglia e sul sistema di welfare. “Se ben organizzato”, aggiunge lo studio, “il lavoro di cura può diventare una fonte di buona occupazione”