Via dei Matti numero Zero

Oggi sono stato in Via dei Matti numero 0. Ci vado spesso con la mia famiglia e porto con me le mie due creature che poi quando sono lì si divertono pure. Io meno.

Oggi però in Via dei Matti numero 0 ero con mio papà. Mi sono fermato ad osservare le persone intorno a me ed è successo qualcosa che mi ha in parte raccontato le storie di chi in quella clinica ci sta notte e giorno e dove di giorno si aspetta la notte, che non arriva mai, e quando alle otto vanno tutti a letto l’unico sogno che gli rimane da fare è quello di tornare a casa. Niente di più.

E invece c’è Dolores legata ad una carrozzina perché è ‘spostata’, che si prende tutte le carezze e i baci di un figlio che è ‘figlio’ che nella sua lingua le dice: “Mi amor!”. Che le prende la faccia tra le mani e non sa più dove baciarla. Accanto a lei Paolina che piange ancora un marito che dieci anni fa se ne è andato. E’ lucida, consapevole che anche se pienamente autonoma e indipendente, i suoi due figli ‘scapoli’ la lasceranno per sempre lì. Giovanna invece impreca. Ce l’ha con i fantasmi che la tormentano, fa un gesto continuo con le mani per scacciarli, ma sono sempre lì. Uno più di tutti non le dà pace: un figlio perso all’età di ventiquattro anni. Poi c’è Alvaro. Il ‘nonnetto’ di tutti che il prossimo 10 agosto compie 106 anni e che alle 11 si mette al suo posto e aspetta il pranzo delle 12. In silenzio, nessuna parola.

E poi c’è mio padre che come tutte le domeniche offre il caffè a tutti. E loro sono lì che lo aspettano, perché  non hanno soldi nelle loro borsette ma solo medicine.
In quel posto ci sono le storie di chi ha perso tutti i ricordi. Di chi non riconosce i propri cari e che scambia me per un marito o un nipote.

Me ne sono andato con gli occhi lucidi, con la consapevolezza che la prossima volta qualcuno non lo rivedrò.

E’ agosto, un mese terribile per loro. Insieme al caldo si accentua un profondo senso di solitudine. Perché infondo, loro, vogliono solo tornare a casa.