Servizio Civile, appeso a un filo l’esercito dei centomila

di Redazione GRS

41.000 ragazzi in servizio civile, un esercito pacifico e laborioso che nel corso degli ultimi trent’anni ha cambiato più volte fisionomia e ragion d’essere. Qualche giorno fa a Roma il Cnesc – Conferenza nazionale enti servizio civile ha presentato il XVII rapporto annuale, con numeri che descrivono un fenomeno importante e pongono interrogativi al nuovo governo. Che cos’è oggi il servizio civile? Qual è il suo futuro? Per molti giovani è la prima esperienza di contatto reale con la società e col mondo del lavoro, dopo la formazione scolastica e universitaria, per altri la possibilità di cimentarsi con problematiche sociali, proiettate alla difesa dell’ambiente, all’assistenza, al contrasto delle povertà. Ma c’è anche chi parla di ammortizzatore sociale o di preavviamento al lavoro.  Eppure il servizio civile in Italia è nato come alternativa al servizio militare. Che cosa è rimasto di quei valori pacifisti e della cultura non violenta?

Tornando indietro nel tempo ricordiamo che sulla spinta dei primi movimenti pacifisti del 68 e contrari alla guerra in Vietnam, venne approvata la legge 15 dicembre 1972, n. 772 che dava il diritto all’obiezione e al servizio civile sostitutivo per motivi morali, religiosi e filosofici. La legge “Marcora” rese possibile la scarcerazione dei giovani obiettori di coscienza e contemporaneamente segnò un cambiamento storico nella legislazione italiana, nonostante rendesse più oneroso il servizio civile rispetto a quello militare.  Il numero di obiettori è andato crescendo: 16.000 domande nel 1990, 30.000 domande nel 1994, 70.000 nel 1998. Nel luglio del 1998 si giunge all’approvazione della legge 230 che sancisce il pieno riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza. Con questa ultima legge l’obiezione di coscienza non è più un beneficio concesso dallo Stato, ma diventa un diritto della persona: il Servizio Civile rappresenta un modo alternativo di “servire la patria”. Dal 1° gennaio 2005 viene sospesa in Italia la leva militare obbligatoria. Con la legge 64 del 2001 viene istituito il Servizio Civile Nazionale che prevede il raggiungimento di finalità sociali e la realizzazione dei principi costituzionali di solidarietà, attraverso la tutela dei diritti sociali, del patrimonio storico-ambientale, della protezione civile. Con il decreto del 16 marzo 2017 la materia viene ulteriormente riformata, viene istituito il cosiddetto servizio civile universale e si tratta del primo decreto attuativo della riforma del terzo settore.

Con l’istituzione del servizio civile universale vengono allargati i confini dei possibili utenti del servizio. Allo stato vengono attribuite importanti funzioni di programmazione, verifica ed assegnazione di risorse. Caratteristiche che rendono particolarmente incisivo il ruolo del governo, che nel frattempo è cambiato. Secondo ipresidente della Cnesc, Licio Palazzini per garantire il funzionamento del servizio civile c’è bisogno in primo luogo di risorse economiche adeguate stimate in 350 milioni di euro all’anno per garantire la partenza di almeno 45mila giovani in servizio. Poi è necessario un atto di volontà di coordinamento e di dialogo: con le Regioni e con il Terzo settore per proporre programmi che incontrino il consenso dei cittadini ma che trovino anche organizzazioni pronte a saperli realizzare.

Centomila ragazzi in servizio civile nel 2019: rimane ancora un obiettivo credibile? Il governo Conte saprà garantire un budget sufficiente in legge di bilancio?

Il responsabile del servizio civile presso la Focsiv, Primo Di Blasio prevede che per il 2019 potranno essere messi in servizio civile circa 50mila giovani. Ma anche lui esprime la grande preoccupazione per la dotazione finanziaria prevista per il 2019, che ad oggi è di poco più di 100milioni di euro rispetto ai 300 trovati per il 2018, che significa che nel 2019 potrebbero partire solamente poco più di 20 mila giovani. Il Governo dovrebbe trovare quindi le risorse aggiuntive per garantire gli stessi numeri degli scorsi anni, e se questo non avvenisse la situazione del servizio civile, cresciuta significativamente negli ultimi 4 anni, avrebbe ricadute negative oltre che sui giovani, anche sulle organizzazioni che in questi anni sono cresciute e sono in grado di presentare progetti per almeno 60mila posti.

 

Il link audio al GRS week, alla cui realizzazione hanno collaborato Anna Monterubbianesi, Ivano Maiorella e Francesca Spanò è disponibile qui: www.giornaleradiosociale.it/audio/28292018/