Mediterraneo senza ONG: quale futuro?

di Redazione GRS

Il tema delle migrazioni è da molti mesi al centro del dibattito pubblico. Un argomento su cui si gioca una perenne campagna elettorale e che ha portato ad una politica molto dura, da parte del governo italiano, sui diritti dei migranti e nei confronti delle organizzazioni impegnate nell’aiuto in mare.

La progressiva chiusura dei porti italiani ha avuto come risultato il delinearsi di uno scenario allarmante: a soccorrere le imbarcazioni che affrontano la traversata del Mediterraneo centrale non c’è più nessuna ong.

Spesso ingiustamente criminalizzate, le organizzazioni non governative hanno svolto negli ultimi anni un compito arduo e pieno di insidie: garantire condizioni di sicurezza e salvare vite umane.

Cosa succederà adesso? Ne abbiamo parlato con Silvia Stilli, portavoce di AOI, associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale.

«Ci sono gli attacchi in Siria e la situazione esplosiva in Libia: questa gente non smetterà di partire. Dov’è la politica? Non c’è nessuna strategia ma solo un’uscita di immagine. La situazione è esattamente quella che è sempre stata senza alcuna strategia con la quale confrontarci»

 

Il contesto internazionale è molto delicato, e gli scenari di crisi, fra tutti la situazione della Libia e della Siria, impongono la necessità di una diversa politica di accoglienza. Come ci spiega il giornalista di Radio Tre Mondo Roberto Zichittella

«Se si sceglie di andare avanti con questa linea di chiusura dei porti, se quete persone riusciranno a partire non si sa dove andranno e probabilmente si ripeteranno vicende come quelle che abbiamo visto in questi ultimi mesi. In Libia molte ong in questi ultimi giorni non hanno potuto operare come facevano nelle scorse settimane in seguito al crescente clima di violenza, quindi il loro lavoro si è fatto difficile sia sul campo che in mare»

 

In questa situazione, l’opinione pubblica svolge un ruolo cruciale. Ma se da un lato le politiche del governo italiano sembrano avere un largo consenso, c’è una parte di cittadini che si oppone. Un’Italia aperta, solidale, pronta ad affrontare il problema con un approccio diverso.

Nei giorni scorsi ha spopolato sui social network l’intervista, piuttosto colorita, di Ivano, uno dei manifestanti che ha partecipato al sit-in di accoglienza per i migranti della nave Diciotti davanti al centro “Mondo Migliore” di di Rocca di Papa.

Parole semplici che sono però riuscite a sintetizzare il sentimento di molte persone. Ai nostri microfoni la giornalista di La 7 Laura Bonasera, autrice dell’intervista ad Ivano durante la trasmissione “In Onda”

«Si può toccare con mano che c’è una parte di questo paese che magari non ha i riflettori puntati, ma che si ribella a questo tipo di politica e che vuole un paese antirazzista, che proclama l’antifascismo e che sostiene che nessuno in questo paese possa essere considerato clandestino o illegale. Ivano è diventato l’eroe nazionale semplicemente perchè ha incarnato la resistenza di questi valori a prescindere da un’organizzazione politica».