Dopo un anno e mezzo di negoziati, finalmente il governo colombiano e le Forze armate rivoluzionarie (Farc) hanno raggiunto un accordo per la riparazione delle vittime del conflitto che nel Paese sudamericano ha causato tra i 45mila e i 106mila desaparecidos (ad oggi non esiste un registro ufficiale).
Ma l’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch ha definito l’accordo, firmato il 15 dicembre scorso, un “patto per l’impunità”. “A migliaia di vittime verrà negato il diritto alla giustizia”, ha detto José Miguel Vivanco, direttore della divisione delle Americhe di HRW. In particolare, ad essere sotto accusa è il punto 5, che stabilisce la creazione di un Tribunale Speciale per la pace basato sui principi di “verità” e “responsabilità”. In base a quanto stabilito, l’organismo avrà il compito di giudicare chi è coinvolto, direttamente o indirettamente, all’interno del conflitto: lo Stato, i guerriglieri ed altri “settori della società”, senza che vi sia alcun riferimento specifico ai paramilitari e ai loro finanziatori. Il rapporto di HRW pone l’accento sulle pene stabilite in alternativa al carcere e sulla possibilità che gli imputati possano esercitare incarichi politici.
“Nessuna persona che sconti una pena dopo essere stata condannata per un crimine di guerra, di lesa umanità o una grave violazione dei diritti umani dovrebbe potersi proporre per un incarico pubblico né occuparlo mentre sta scontando la pena”, ha detto Vivanco; “nessun tribunale internazionale ha permesso ai condannati per crimini di guerra di evitare la prigione”.
Giovanna Carnevale