Oggi è la giornata internazionale contro l’omofobia, un fenomeno ancora lontano da essere debellato. Il servizio di Clara Capponi.
Celebrata dal 2006 ogni 17 maggio la giornata nazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia ha l’obiettivo di prevenire e contrastate comportamenti ed azioni omotransfobiche. Nonostante la legge sulle unioni civili abbia segnato un passo avanti dell’italia in tema di diritti omosessuali il cammino è ancora lungo, come risulta dal report dell’Arcigay che ha monitorato le fonti giornalistiche per un anno riportando 104 casi di omofobia compresi due suicidi e due omicidi.
Servono leggi, sicuramente. La prima è quella contro l’omotransfobia, che da decenni chiedono le associazioni, in vigore in tantissimi Paesi d’Europa e del mondo e che giace immobile da oltre 300 giorni alla Commissione Giustizia del Senato. Ma servono anche azioni culturali e di welfare, per sgretolare il pregiudizio e sostenere le persone discriminate
Aborto, troppi obiettori
Per la prima volta in Italia il San Camillo di Roma indice un concorso per assumere due dirigenti di Ostetricia e Ginecologia che siano pronti ad applicare la legge 194 sull’interruzione di gravidanza per tutelare il servizio e garantire alle donne il rispetto del proprio diritto di scelta.
Malgrado la legge 194 sul diritto all’interruzione volontaria di gravidanza sia entrata in vigore nel 1978 e sia stata confermata da due referendum popolari, tuttora esistono problematiche nella sua applicazione.Secondo l’ultimo rapporto del ministero della Salute 7 medici su 10 sono obiettori e l’interruzione volontaria di gravidanza è praticata nel 60% delle strutture. Ma associazioni come Laiga (Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della legge 194/78) o Vita di Donna denunciano una realtà diversa. La stessa che ha portato il Consiglio d’Europa ad accusare l’Italia di discriminare medici e operatori che non hanno optato per l’obiezione di coscienza. Per esempio nelle 16 strutture laziali che forniscono il servizio IVG – solo 5 delle quali eseguono anche aborti terapeutici – i medici non obiettori compiono in media 4 interruzioni a settimana a testa, contro una media nazionale dell’1,6. Senza contare che le donne che scelgono di abortire si imbattono in liste d’attesa che vanno dagli 8 ai 20 giorni se l’interruzione è di tipo chirurgico.
Se questa è accoglienza
La denuncia dei volontari del Centro Baobab di Roma: “I migranti dormono per strada e il Comune non risponde”. Il servizio di Clara Capponi.
Da una settimana dormono in strada, sono 30 ma presto diventeranno molti di più: sono i migranti in transito che a Roma continuano a trovare un rifugio grazie ai volontari di Baobab nonostante lo sgombero del centro di accoglienza di via cupa dello scorso 6 dicembre. Da allora hanno continuato a mantenere un presidio a far sentire il loro sostegno ma la situazione nelle prossime settimane sarà sempre più grave e i migranti saranno centinaia. Per questo in una conferenza stampa dello scorso 10 maggio sostenuti anche dall’onorevole Giovanna Martelli Baobab ha chiesto maggiore attenzione e interventi concreti sul tema dell’accoglienza per i rifugiati nella capitale. Nelle scorse settimane il Comune si era reso disponibile a destinare un’altra struttura, l’ex istituto Ittiogenico, ma i volontari di Baobab stanno ancora aspettando”.
Passi di normalità
Via libera della Camera alle Unioni civili. Si conclude così un lungo percorso che concede diritti e doveri anche alle coppie omosessuali e a quelle eterosessuali non sposate. Il commento di Marilena Grassadonia, presidente dell’associazione Famiglie Arcobaleno. (sonoro)
Non esistono cause perse
È con questo slogan che l’associazione Avvocati di strada, aiuta 3.500 persone in tutta Italia, con settecento professionisti del diritto sparsi in 41 città. La maggior parte delle richieste riguarda la residenza, il lavoro e gli sfratti, secondo i dati dell’ultimo rapporto dell’associazione.
Sono dalla parte degli ultimi, lavorano gratuitamente per offrire tutela legale alle persone senza fissa dimora. Sono gli avvocati di strada. La maggior parte delle richieste riguarda la residenza, il lavoro e gli sfratti, secondo i dati dell’ultimo rapporto dell’associazione. In tutto sono state 3.475 le persone assistite gratuitamente in tutta Italia nel corso del 2015. «Se si tenessero per mano coprirebbero una distanza pari a quella di circa 17 campi da calcio – sottolinea Antonio Mumolo, presidente nazionale dell’Associazione e ideatore-. Oltre 2 milioni e 432 mila euro il valore del lavoro legale messo gratuitamente a disposizione degli ultimi. In una pagina memorabile del libro ‘L’avvocato di strada’, il protagonista ideato da John Grisham dice ‘prima di tutto sono un essere umano. Poi un avvocato. E’ possibile essere entrambe le cose’ ». Il progetto nasce nel 2002 a Bologna.
Un po’ di giustizia
Il Tar della Lombardia ha riconosciuto il diritto del malato a interrompere il procedimento di alimentazione artificiale: in caso di diniego da parte dell’amministrazione, agli eredi è dovuto il risarcimento del danno. Una buona notizia per diverse associazioni: i giudici hanno semplicemente applicato la nostra Costituzione.
Importante sentenza che riconosce al malato il diritto di interrompere le cure in qualsiasi momento della propria patologia e l’amministrazione non può rifiutargli questa scelta, frutto di un diritto riconosciuto dalla nostra costituzione; diversamente è tenuta a risarcirgli il danno. È questa la sintesi della sentenza pubblicata, di recente, dal Tar Lombardia. In particolare, i giudici amministrativi hanno riconosciuto il diritto del malato, ormai da anni in stato vegetativo, a interrompere il procedimento di alimentazione e idratazione artificiale. In verità, il diritto ha una estensione illimitata, che non si limita solo ai casi di malati in coma o in stato vegetativo. Ogni infermo, infatti, deve prestare, prima delle cure, il proprio consenso informato. Detto consenso può anche essere revocato in qualsiasi momento, benché inizialmente accordato. Dunque, il diritto all’interruzione delle cure non fa altro che venir meno il consenso informato. Non solo. Se la pubblica amministrazione rifiuta la richiesta dei parenti della vittima di staccare la spina, è anche tenuta al risarcimento del danno a titolo ereditario per le sofferenze procurate con l’illegittimo ostruzionismo.
Illuminiamo il futuro
Presentata questa mattina a Roma la terza edizione della Campagna promossa da Save the children. L’iniziativa per sensibilizzare le istituzioni e aiutare oltre un milione di bambini che vivono in povertà socio-economica ed educativa nel nostro Paese.
Dietro la lavagna
In Italia uno studente su tre abbandona la scuola superiore senza completare i cinque anni. La maglia nera spetta agli istituti di Napoli e Palermo, ma il disagio cresce anche al Nord. Il commento di Cesare Moreno, presidente della Onlus Maestri di Strada. (sonoro)
Immigrazione diffusa
Un nuovo modello di integrazione sta prendendo piede in molte città italiane. Il servizio di Clara Capponi.
E’ un modello positivo e tutto italiano quello dell’immigrazione diffusa, un fenomeno che finora ha scongiurato il dramma delle banlieu parigine nelle nostre città è che è stato recentemente analizzato dal think tank Volta. Dallo studio sembra che il merito sia della varietà del nostro territorio, che ha consentito la distribuzione degli stranieri approdati in Italia in modo diffuso in tutte le città. Una diffusione che interessa anche il rilancio dell’economia. Gli immigrati infatti stanno rimpiazzando la manodopera locale che non svolge più determinati mestieri e si stanno integrando sia nelle filiere di produzione agroalimentari, sia nelle manutenzioni ambientali e la cura del territorio. I fenomeni migratori possono quindi diventare acceleratori produttivi, uno stimolo strategico soprattutto per lo sviluppo del sud.
Sai chi voti?
Ad un mese dalle elezioni amministrative, parte l’originale campagna di Riparte il Futuro. Uno strumento in cui la società civile chiede di conoscere, attraverso una nuova piattaforma digitale, i curricula, gli status giudiziario ed eventuali conflitti di interesse dei candidati che aspirano ad amministrare i 1.370 comuni italiani chiamati alle urne.
«La criminalità organizzata e la corruzione aggrediscono senza tregua le nostre città», spiega Federico Anghelé, uno dei promotori, «gli elettori hanno bisogno di strumenti per reagire. Dobbiamo sapere tutto dei nostri futuri amministratori: chi sono, cosa hanno fatto e cosa intendono fare per contrastare questi fenomeni sul proprio territorio». Questo originale progetto digitale parte dal portale dal quale ogni candidato sindaco dei 30 comuni più popolosi al voto potrà sottoscrivere la propria adesione dimostrando di rispettare quattro fondamentali indici di trasparenza. Per farlo deve pubblicare sul sito il proprio cv, rendere nota la propria situazione giudiziaria, dichiarare gli eventuali conflitti di interesse che lo riguardano e impegnarsi a introdurre, qualora eletto, il meccanismo delle audizioni pubbliche per tutte le nomine apicali in enti, consorzi o società che spettano al comune, entro i primi 100 giorni di amministrazione mediante una modifica del Regolamento comunale.