Che cosa è del Trattato di Kyoto, a dieci anni dall’entrata in vigore? La Terra diventa più calda ogni ora di più. Il Mediterraneo bolle, così come il Mar Nero ucraino e il Mar Baltico della vichinga Copenaghen. L’Europa notifica una sua certa inutilità. C’è un nesso che lega il riscaldamento da anidride carbonica e quello da polvere da sparo.
In questa situazione di riscaldamento bellico, quanti ricorderanno il decennale del Protocollo di Kyoto? Quel trattato internazionale, storico per importanza, entrò in vigore il 16 febbraio 2005. Vi aderirono 141 Paesi, esclusi gli Stati Uniti, responsabili del 36,2% del totale delle emissioni di biossido di carbonio (annuncio marzo 2001). Il trattato prevede l’obbligo di ridurre le emissioni di elementi inquinanti, dal biossido di carbonio al metano all’ ossido di azoto. La durata del Trattato inizialmente doveva protrarsi sino al 2012, poi è stata prolungata al 2020.
Se non ci fosse stato questo freno, le emissioni di gas serra si sarebbero moltiplicate in maniera indiscriminata. Come è avvenuto a partire dal XIX secolo, quello della rivoluzione industriale. Da allora la concentrazione di anidride carbonica è aumentata del 40%; cause primarie, le emissioni legate all’uso dei combustibili fossili e quelle dovute al cambio di uso del suolo, deforestazione e cementificazione.
Crescita economica e sviluppo industriale che ha riguardato una parte esigua del pianeta, quella cosiddetta occidentale ad economia spiccatamente capitalistica. Tutto il resto ha subìto le conseguenze di questo degrado planetario. A questa inesorabile degradazione dell’ambiente si accompagna l’aumento delle diseguaglianze economiche e sociali. Così, i dati pubblicati da Oxfam nel gennaio 2015 affermano che, nel 2014, “l’1% più ricco della popolazione mondiale possedeva il 48% della ricchezza globale, lasciando appena il 52% da spartire tra il restante 99% di individui sul pianeta”.
“Una rivoluzione ci salverà. Perché il capitalismo non è sostenibile” così Naomi Klein che la scorsa settimana ha chiuso a Roma il tour italiano di presentazione ed ha incontrato i parlamentari italiani. Papa Francesco non è da meno: “No, a un’economia dell’esclusione e della iniquità. Bisogna agire anzitutto sulle cause strutturali della iniquità”. Il pianeta Terra è sempre più caldo, c’è bisogno di fare. Il perchè è sotto gli occhi di tutti.