Il disastro del decreto Caivano: più minori in carcere, si torna indietro di 35 anni


Questa è la voce dei promotori della manifestazione per la Palestina in programma a Milano e in altre città sabato: continuano le polemiche su piazze e agibilità al diritto di manifestare. Questa è Ad Alta Velocità, oggi 22 febbraio 2024, anno II della guerra, anno 4° dalla pandemia. Ben trovati da Giuseppe Manzo. 

Oggi parliamo di carceri minorili. Il decreto Caivano ha combinato un vero e proprio disastro. “Il modello della giustizia minorile in Italia, fin dal 1988, data in cui entrò in vigore un procedimento penale specifico per i minorenni, è sempre stato un vanto per il paese. Mettendo al centro il recupero dei ragazzi, in un’età cruciale per il loro sviluppo, nella quale educare è preferibile al punire, ha garantito tassi di detenzione sempre molto bassi, una preferenza per misure alternative alla detenzione in carcere, come ad esempio l’affidamento alle comunità e ottenuto un’adesione al percorso risocializzante ampio da parte dei giovani. Dal decreto Caivano in poi, invece, il rischio che questi 35 anni di lavoro vengano cancellati e i ragazzi persi per strada è una prospettiva drammatica e attuale”.

Così Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, intervenendo alla presentazione di “Prospettive minori”, VII Rapporto di Antigone sulla giustizia minorile.  All’inizio del 2024 sono circa 500 i detenuti nelle carceri minorili italiane. Sono oltre dieci anni che non si raggiungeva una simile cifra. Gli ingressi in IPM sono in netto aumento. Ascoltiamo Alessio Scandurra di Antigone onlus.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale