Guardinghi si aggirano tra stazioni, treni e metro. Spuntano più mascherine che sciarpe nei giorni della massima attenzione sul coronavirus. Ma è giustificato questo allarmismo?
La memoria è come un treno. Stazione dopo stazione devi far tesoro dei ricordi per la tua destinazione. E proprio su certi treni correva una delle pagine più drammatiche della nostra storia. Su certe carrozze venivano ammassati esseri umani da rinchiudere nei lager nazisti. Erano ebrei, una stima di circa 5 milioni. Erano sovietici, circa 3 milioni. E poi erano oppositori, soprattutto sindacalisti e comunisti. Ma non finisce qui.
Anche quando tutto sembra regolare improvvisamente spunta un ritardo. Come ieri il treno che si pianta fuori la stazione termini o cambia percorso verso Napoli cumulando 20 minuti di ritardo. Siamo il Paese del “ci scusiamo per il disagio” ma non facciamo nulla per eliminare il disagio. E siamo anche il Paese del fraintendimento.
Come nel caso della scuola di Roma dove da 9 anni campeggia la frase che distingue i plessi “alto-borghesi” da quelli “popolari”: “siamo stati fraintesi”, la risposta. O come nel caso di Amadeus che durante la conferenza stampa per il Festival di Sanremo ha apostrofato solo con “bellissime” e “simpatiche” perché “sa stare un passo indietro al suo uomo”, ha detto che è “stato frainteso”.
Quindi c’è un problema di lingua nel nostro Paese? Avanzano problemi di capacità di espressione e di comprensione del testo? Forse è più probabile che avanzano solo problemi in Italia che ogni giorno fa i conti con una crisi non solo economica ma anche culturale.
Giuseppe Manzo giornale radio sociale