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Un bambino ogni 5 minuti muore a causa dell’HIV


 

Parliamo di salute, parliamo di Aids e di bambini. Soprattutto parliamo delle aree più povere del mondo. Secondo un nuovo rapporto dell’UNICEF, nel 2020 almeno 310.000 bambini sono stati contagiati dall’HIV, ovvero un bambino ogni due minuti. Altri 120.000 bambini sono morti per cause legate all’AIDS durante lo stesso periodo, un bambino ogni cinque minuti.

L’ultima analisi globale su HIV e AIDS – “HIV and AIDS Global Snapshot” – avverte che la pandemia prolungata da COVID-19 sta aggravando le disuguaglianze che hanno a lungo guidato l’epidemia di HIV, esponendo i bambini vulnerabili, gli adolescenti, le donne in stato di gravidanza e le madri che allattano a un rischio maggiore di perdere i servizi salvavita di prevenzione e trattamento dell’HIV.

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Variante Omicron: il vaccino sull’altare del profitto


 

Era il primo luglio di quest’anno quando Emergency e Oxfam lanciavano un appello alla comunità internazionale per una immediata condivisione dei brevetti per proseguire la campagna vaccinale. In Africa vaccinato appena il 2,6% della popolazione con almeno una dose, nella UE oltre il 50%.

Le due Ong hanno rilanciato questo grido nei mesi successivi facendosi portavoce della domanda di vaccino nelle aree più povere del pianeta, a partire dall’Africa.

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La libertà di non vivere paralizzati dalle spalle ai piedi


 

In queste ore tiene banco il tema delicato dell’eutanasia. Il dibattito si è aperto dopo la notizia riportata da La Stampa sulla decisione del comitato etico dell’Asl delle Marche (Asur) che ha attestato come un tetraplegico immobilizzato a letto da dieci anni possieda i requisiti per l’accesso legale al suicidio assistito.

“Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”. Questo, rende noto l’associazione Luca Coscioni, il commento di Mario (nome di fantasia) dopo aver letto il parere del Comitato etico. “Sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita”.

Il commento di Mina Welby, l’irritazione dell’Accademia Pontificia per la vita.

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La maschera degli haters: a chi si rivolge l’odio sui social


 

 

Odiano tutti, odiano sempre e usano i social per esprimere solo la loro avversione a chi reputano diverso o non degno.

Donne, musulmani e disabili: nel 2021 sono le tre principali categorie di persone finite nel mirino dei tweet d’odio. È quanto fotografa la Mappa dell’Intolleranza realizzata da Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti, in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari Aldo Moro, la Sapienza di Roma e la Cattolica di Milano.

Nei giorni scorsi lo scrittore Walter Siti ne parlava sul giornale Domani: “quando esco a passeggiare da uomo medio mi sembra che tutte le facce che incontro siano ormai preparate”.

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Solidarietà e volontariato, verso il futuro. Intervista a Domenico Pantaleo di Auser


 

“Valorizzare il lavoro fatto è sempre la premessa per guardare al futuro con ottimismo nella consapevolezza che possiamo giocare un ruolo decisivo per cambiare il modello economico e sociale”.
Domenico Pantaleo è stato eletto venerdì come nuovo presidente nazionale di Auser.
Lo abbiamo intervistato per parlare delle prospettive future e delle sfide che l’associazione ha davanti nei prossimi anni.

Come rispondere all’arroganza no vax


 

Scontri e disordini in Belgio e Olanda con pesanti cariche della polizia contro chi è sceso in piazza contro il lockdown e altre misure restrittive. La rete “no vax” chiama alla rivolta nel cuore dell’Europa che vive la quarta ondata di Covid 19. Un arcipelago di “spontaneismo” dove la griffe di estrema destra è sempre più marcata.

A Roma il Circo Massimo esprimeva questo non senso di rabbie e stemmi che hanno portato anche all’ennesime aggressione contro i giornalisti come per Selvaggia Lucarelli che ha pubblicato il video in cui riceve dei colpi da un no vax.

Uomini e donne di mezza età senza mascherina che parlano di virus inesistente e lo fanno in maniera aggressiva e saccente, ostentando argomenti senza senso, nonostante siano proprio i non vaccinati che affollano ospedali e terapie intensive. Oppure gli va anche peggio proprio per la loro ignoranza.

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Anziani, uscire dalla “babele” dell’assistenza: intervista a Claudio Falasca


 

 

Fragili, senza autonomia e a rischio emarginazione: vivere la terza età in Italia diventa sempre più problematico, soprattutto per chi necessita di servizi sociali e sanitari. Lo dimostra la ricerca “Anziani non autosufficienti e integrazione sociosanitaria nei Piani regionali”, promossa da Auser e presentata giovedì 18 novembre a Roma nel corso del X Congresso nazionale. Curato da Claudio Falasca, il lavoro denuncia una situazione allarmante sul fronte dell’assistenza a questa fascia di popolazione, una vera “babele” con grandi ritardi nell’integrazione dei servizi sociali e sanitari.

Il volume – disponibile sul sito di Auser – si articola in quattro parti: qual è la domanda di assistenza, analisi dei piani, analisi dei tentativi di riforma, sintesi dei possibili interventi. Tra le soluzioni proposte rientra anche l’esigenza di riformare le Rsa in servizi di supporto alla domiciliarità. “Laddove la famiglia non è in grado di assistere l’anziano, c’è una tendenza a trasformare le Rsa da presidi temporanei di assistenza a presidi permanenti di assistenza”: queste le parole pronunciate ai nostri microfoni da Claudio Falasca. L’intervista realizzata da Fabio Piccolino.

Così i migranti muoiono per terra e per mare


 

Un bimbo di appena un anno morto tra il freddo e gli stenti nella foresta al confine tra Bielorussia e Polonia, dopo un mese e mezzo trascorso con i genitori siriani in condizioni estreme nella speranza di arrivare in Europa. Lo leggiamo dall’agenzia Ansa.

“Il dramma del bimbo siriano è emerso nel corso della notte, quando gli operatori del Centro polacco per l’aiuto internazionale hanno compiuto un intervento con temperature gelide a seguito di una segnalazione d’emergenza. Nella foresta i soccorritori hanno riferito di aver trovato una coppia di siriani feriti – l’uomo con una lesione al braccio, la donna con un taglio da coltello alla gamba – e il loro figlioletto ormai senza vita”.

Questo fronte di terra si aggiunge a quello di mare. Alla “rotta migrante più letale al mondo” come dichiara Medici senza frontiere che sulla Geo Barents ha salvato 99 persone in pericolo su un barcone che però nella sua pancia ne aveva 10 morte per asfissia.

Abdou (nome di fantasia) uno dei sopravvissuti, ha a malapena avuto modo di capire cosa fosse successo ai suoi compagni di viaggio prima di essere soccorso. “Fatemi vedere i loro corpi. Sono miei fratelli, veniamo dallo stesso luogo, siamo partiti insieme dalla Libia. Devo dire alle loro famiglie che sono morti. Per favore, lasciatemeli vedere” ha chiesto Abdou, tremando e con gli occhi fissi sull’orizzonte.

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Se la casa è un luogo di solitudine e di violenza


 

Due casi di cronaca, distanti e diversi tra loro hanno due denominatori comuni: l’omicidio come evento nei rapporti familiari e la casa come teatro del crimine.

Il primo arriva da Sassuolo, in provincia di Modena. Un’intera famiglia è stata sterminata dal compagno della donna da cui lei si era separata. Trasferendoci idealmente a Sud e precisamente ad Enna in Sicilia la svolta nel caso di Aidone dove una 69enne è stata trovata morta in casa: la figlia di 47 anni Maria Gozza ha ucciso la madre Vittoria Malaponti gravemente malata.

Ecco alcune domande che meritano risposte o almeno aprire dibattiti seri, nel merito e fuori da ogni condizionamento religioso, ideologico e strumentale.

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