Endorfine Rosa Shocking
A Venezia la 5^ edizione del Festival cinematografico che celebra le donne nello sport. Fino al 30 settembre il pubblico potrà scoprire dieci pellicole indipendenti in cui lo sport apre finestre su realtà più che mai attuali, dalla violenza domestica ai cambiamenti climatici, dal disagio sociale allo sfruttamento dei bambini.
Protagonisti saranno i film e le donne nello sport, come già ci anticipa il bellissimo trailer del Festival realizzato dal regista Mimmo Verdesca, già autore di un altro ritratto al femminile, Alida, il documentario dedicato all’indimenticabile Alida Valli per il suo centenario (2020). Durante il 5° Endorfine Rosa Shocking il pubblico potrà scoprire dieci pellicole indipendenti – soprattutto provenienti da Paesi remoti, ambientate in angoli di mondo insoliti – che ci raccontano in che modo il tenace animo femminile riesca sempre a rispondere ad ogni avversità esprimendosi pienamente attraverso il potentissimo linguaggio universale dello sport. Ogni disciplina – dalle più note a quelle più disparate – è infatti in grado di agire, a livello chimico, su ognuno di noi: le endorfine – come recita il nome del Festival – sono infatti quelle sostanze prodotte dal cervello, classificate come neurotrasmettitori. Una volta rilasciate possono aiutare ad alleviare il dolore, ridurre lo stress e generare una sensazione di sana euforia e benessere.
Si tratta di dieci gemme – fuori dai circuiti di massa – che qui vengono proposte al pubblico come una preziosa testimonianza artistica in cui lo sport diventa un pretesto per aprire finestre su realtà più che mai attuali, dalla violenza sulle donne tra le mura domestiche o nello spogliatoio ai cambiamenti climatici, dall’inquinamento al disagio sociale, dalla guerra allo sfruttamento dei bambini, dalla disabilità alle minoranze etniche, dalla forza delle tradizioni culturali alle rigide società patriarcali.
Il tema sportivo è declinato in cinque serate a tema: Sport e Tradizione (lunedì 26 settembre), Sport e Amicizia (martedì 27 settembre), Sport e Patriarchie (mercoledì 28 settembre), Sport e Identità (giovedì 29 settembre) e Sport e Perdita (venerdì 30 settembre). Ogni serata prevede la proiezione di due film, un lungometraggio e un cortometraggio, alle 17.30 con una replica alle 20.00, seguiti da una discussione-confronto con i registi.
Sono le donne – non per forza famose o professioniste, ma senza dubbio atlete nello sport più difficile, quello della vita – e le loro storie davvero uniche ad essere al centro di ogni titolo: dalla ragazza indigena canadese che vuole diventare una campionessa di snowboard e soffre per l’inevitabile allontanamento dalla sua tradizione culturale (Precious Leader Woman di Cassie De Colling), alle peripezie della nazionale femminile iraniana di calcio a cinque che si aggiudica la finale degli Asian Games in Malesia e deve riuscire a uscire dal Paese nonostante il capitano non abbia il permesso firmato del marito per farlo (Cold Sweat di Soheil Beiraghi); dalla storia della due donne che per prime attraversano sugli sci la Haute Route non-stop da Chamonix a Zermatt (The Traverse di Ben Tibbetts e Jake Holland) allo sguardo intimo su come il surf cambia la vita di una ragazza dello Sri Lanka (We Are Lile Waves di Jordyn Romero).
E poi ancora altre storie unite dal filo rosso dello sport come forza e sprone per combattere le convenzioni e scintilla di consapevolezza e crescita: dall’adolescente cresciuta in mezzo ai valori della cultura tradizionale a cui appartiene che sogna di diventare una nuotatrice professionista (Kanya di Apoorva Satish ) alla forza da guerriere di due amiche che si allenano in vista di una gara di scherma (Malek Means Angel di Lea Hjort Mathiesen); dalla nuova passione, il nuoto nella natura, di una transgender che, reinterpretando la scienza, riesce a sconfiggere le regole (Eden di Charlie Bush) alle prime campionesse femminili mondiali di Hip Hop, due amiche legatissime al mondo della danza (Martha&Niki di Tora Mårtens); dalla storia di tre squadre di basket femminile che giocano nei campi di strada a Beirut (Campo di Shatila), a Roma e a New York, sfidando stereotipi e discriminazioni di genere e sociali (Sisterhood di Domiziana De Fulvio) alle vicende di un’atleta professionista e guida alpina, inizia a mettere in discussione tutti gli aspetti della sua vita in montagna (Not Alone di Heather Mosher).