Pugni solidali


boxeMamadou Lamine Badji è il primo pugile rifugiato in Italia a vincere un titolo regionale. In Senegal ha perso tutta la famiglia, sterminata dai guerriglieri, un anno fa, dopo lo sbarco a Lampedusa, è arrivato a Verona dove è stato accolto dall’accademia pugilistica “Vita”, che lo ha accompagnato fino alla vittoria ai campionati Veneti nella categoria dei 91 kg.

 

Mamadou Lamine Badji detto Kokoty, a soli 20 ani, ha già subito tanti colpi da ko nella vita, ma si è sempre rialzato e guarda con ottimismo al suo futuro. Su un piccolo natante con oltre 100 persone attraversa il canale di Sicilia e giunge a Lampedusa. Dopo cinque mesi viene smistato in una Cooperativa Veneta regolarmente autorizzata dalla Prefettura di Verona. A Verona inizia a collaborare con la sua cooperativa aiutando tanti altri profughi ad inserirsi. Vorrebbe praticare sport per tenere in forma il suo fisico statuario. In tv vede un incontro di pugilato e chiede a un assistente sociale di poter praticare questo sport. Gli addetti alla cooperativa chiedono a diverse palestre, ma quasi tutte lo rifiutano, anche perché non è possibile pagare la retta. Mamadou però non demorde, compra un manuale di allenamento e inizia a prepararsi. Finalmente i tentativi di iscriverlo a una palestra vanno a buon fine. L’accademia pugilistica “Vita” di Verona lo accoglie senza nulla pretendere in cambio. Arriva al suo primo Torneo nazionale senior da oggetto misterioso. Sul ring Mamadou si fa valere, ma l’istantanea più bella è quando canta l’inno di Mameli con la mano sul cuore e con gli occhi lucidi. “Qui in Italia e in palestra ho ricominciato a vivere – ammette con un sorriso Mamadou –. Sono grato a tutti quelli che mi hanno accolto. Ma sarò ulteriormente grato a chi mi aiuterà a ritrovare mia sorella”.