Giovani profughi non possono giocare a calcio

di Elena Fiorani

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liberiNel giorno in cui l’Uisp e lo sport sociale si mobilitano di fronte a Montecitorio per il diritto al “movimento” di profughi e richiedenti asilo, il sindaco leghista di Mortara, in provincia di Pavia, vieta a ragazzi profughi, affidati ad una cooperativa sociale, di giocare a pallone nei campi del suo comune. Dice che gli sembra uno sgarbo alle famiglie che portano i loro ragazzi a calcio perché sono persone dallo status ‘ibrido’. Il caso è diventato nazionale.

“E’ vergognoso che rappresentanti delle istituzioni si abbandonino a gesti di intolleranza razzista di tale portata – dicono Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp e Geraldina Contristano, presidente Uisp Pavia – l’Uisp chiede di sbloccare la legge sulla cittadinanza sportiva, col riconoscimento dello ius soli, attualmente ferma in Senato e chiede di gestire lo Sprar insieme ai Comuni e all’Anci, ovvero il Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati”.

In questo momento di crisi umanitaria internazionale, l’Uisp ribadisce il proprio impegno sia a livello territoriale, sia nazionale per promuovere iniziative di solidarietà e accoglienza in ambito sportivo. Così come avviene già in molte città e a Voghera, in provincia di Pavia, a pochi chilometri dal Comune di Mortara: “Dall’anno scorso abbiamo adottato la squadra ‘Piroga’ composta da rifugiati e richiedenti asilo di alcuni paesi centroafricani – dice Gianni Tempesta, Uisp Voghera – Abbiamo organizzato molte attività legate ai Mondiali Antirazzisti , abbiamo dato loro la tessera Uisp gratuitamente. Questi ragazzi si allenano in un campetto comunale che loro stessi hanno provveduto a ristrutturare: noi dell’Uisp li sosteniamo fornendo loro arbitri e raccolte fondi, con la campagna Adotta un atleta”.

“Dove può arrivare la crudeltà di certa politica?”, si chiedono i deputati Pd Filippo Fossati e Chiara Scuvera di fronte alla vicenda del sindaco di Mortara. “Oggi abbiamo presentato una proposta di legge perché le persone, i rifugiati protetti dall’asilo possano accedere senza vincoli di sorta ad ogni tipo di attività sportiva sul territorio nazionale”.

Concludono Fossati e Scuvera: “Niente potrà far dimenticare però quell’umiliazione ai ragazzi e faremo tutto quello che serve perché il diritto al gioco e allo sport sia affermato per tutti, soprattutto per i minori di ogni provenienza. Che in realtà uno status ce l’hanno ed è prezioso: persona umana”.