In Calabria stop alla riforma del welfare: l’ultimo episodio di una serie lunga vent’anni

di Redazione GRS

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Ci risiamo. La Regione Calabria blocca, ancora una volta, la riforma del welfare nel proprio territorio. Neanche il tempo di insediarsi che il nuovo Consiglio regionale, riunito per la prima volta dopo le elezioni del 26 gennaio, ha deciso la retromarcia sulla attuazione della Legge nazionale di riforma del settore Politiche Sociali risalente all’anno 2000. La denuncia arriva  direttamente dalla Conferenza Permanente incaricata in materia con una nota firmata da Gianni Pensabene, presidente Consulta del Terzo settore e da Franco Mundo, Presidente Consulta Autonomie Locali. “Con incredulità e preoccupazione – si legge nel comunicato – apprendiamo che nella prima seduta del Consiglio regionale della Calabria, dedicata secondo prassi consolidata allo svolgimento di aspetti formali e importanti, sia stato inserito e approvato un ordine del giorno che invita la Giunta regionale a predisporre apposito provvedimento di modifica o di revoca della delibera di Giunta regionale n.503 del 2019 con la conseguente sospensione della esecutività del regolamento regionale n.22/2019”.

Il percorso normativo per la riforma del welfare calabrese sembrava giunto a compimento nel novembre dello scorso anno, quando in extremis la Giunta, presieduta da Mario Oliviero, aveva deliberato positivamente prima della sua scandenza. Già allora, il provvedimento era maturato a seguito di un tortuoso iter legislativo. Del resto, la Calabria rimane ancora l’unica Regione italiana a non aver attuato la Legge nazionale di riferimento, la legge quadro n.328 del 2000, che riforma il sistema del welfare nazionale. E dopo vent’anni il nodo resta ingarbugliato. “Peraltro – proseguono Pensabene e Mundo – l’ordine del giorno non ha tenuto in alcuna considerazione il lungo lavoro svolto dalla Conferenza Permanente regionale sulle politiche sociali (Organismo rappresentativo delle Autonomie Locali e dei soggetti del Terzo Settore), istituita ai sensi della L.R. 23 del 2003, che nel 2019 ha approvato all’unanimità il Regolamento Attuativo che l’ordine del giorno indica di sospendere o revocare”.

Si tratta dunque di un vero e proprio cambio di direzione, già manifestato in precedenti occasioni. Un avviso in questo senso era già arrivato ad inizio mese quando la sezione calabrese dell’Anci, Associazione Nazionale Comuni italiani, per mano del suo vicepresidente vicario Francesco Candia aveva fatto pervenire una nota alla neo governatrice Jole Santelli chiedendo l’immediata sospensione della riforma sulle politiche sociali. In quel caso lo stesso Pensabene, portavoce del Forum Terzo settore Calabria, aveva replicato avvertendo che sarebbe stata una catastrofe visto che diverse realtà del terzo settore calabrese si erano adeguate alle nuove disposizioni effettuando investimenti rilevanti. Anche per questo nuovo tentativo di stop all’iter legislativo Pensabene, insieme a Mundo, torna sull’argomento: “Siamo preoccupati per la possibilità che una decisione con carattere di retroattività possa dare origine a contenziosi tra la Regione e le realtà del Terzo Settore, che avevano già adeguato le proprie strutture e assunto nuove unità lavorative per come previsto dal Regolamento attuativo del D.G.R. sopra richiamato. È per tale motivo – proseguono – che chiediamo con forza alla Presidente della Giunta Regionale e all’Assessore al ramo, di avviare, anche con l’ausilio delle nuove tecnologie, una immediata interlocuzione con la Conferenza Permanente sulle Politiche Sociali, che secondo obbligo di legge è costituita dalla Consulta delle Autonomie Locali composta dai Sindaci dei comuni capofila di Ambito e dalla Consulta del Terzo Settore della Calabria”.

Peraltro questo nuovo episodio di un caso tutto calabrese, l’ultimo di una serie lunga vent’anni, si colloca in uno scenario di piena emergenza per l’intero Paese. Il Coronavirus sta lentamente annientando le difese del territorio nazionale e anche la Calabria potrebbe presto ritrovarsi in balia della crisi sanitaria. In un quadro del genere un sistema di welfare moderno e funzionale sarebbe un’arma potentissima, soprattutto a vantaggio della parte di popolazione calabrese meno abbiente e più a rischio. Lo ricordano anche Gianni Pensabene e Franco Mundo a margine della loro nota: “ci saremmo francamente aspettati che nel momento in cui il Paese è investito da una tragedia epocale nella quale soccombono le fasce più vulnerabili e fragili della popolazione, si fosse data precedenza assoluta a provvedimenti di salvaguardia di migliaia di anziani, disabili e altri utenti, ospitati anche nelle 404 realtà che fanno parte del Terzo Settore calabrese”.

di Pierluigi Lantieri