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La crisi sociale: ecco come il reddito di cittadinanza è antidoto contro la povertà

di Redazione GRS


 

 

Oggi parliamo della situazione sociale nel nostro Paese. Il governo è pronto a sopprimere il Reddito di cittadinanza e l’Istat ha diffuso il rapporto su “Mercato del lavoro, redditi e misure di sostegno” che contiene anche i numeri del RdC relativi al 2020 e 2021. E ne evidenzia il ruolo nel contrasto alla povertà.

Nel 2021 il 5,3% delle famiglie ha percepito il RdC e quasi la totalità in modo “persistente”, ovvero ne aveva già beneficiato anche nel 2020 (5,2% delle famiglie totali).  I numeri sono in tal senso significativi: “Si stima che nel 2021 il Reddito di cittadinanza abbia riguardato il 6,3% delle famiglie italiane, con incidenze più elevate fra quelle residenti nel Mezzogiorno (12,7% nel 2021, in aumento rispetto al 10,8% nel 2020) e con una intensità di istruzione bassa (9,1%, era l’8% nel 2020).

Una delle conseguenze immediate della povertà relativa o assoluta è l’indebitamento. Movimento consumatori e Acli hanno presentato ieri i risultati del progetto Riparto. In 22 mesi di attività, si sono rivolti alla help line nazionale oltre 1.727 consumatori e piccole imprese con problemi legati all’indebitamento. Gli sportelli territoriali hanno assistito 2.467 sovraindebitati.

Su un campione di 574 utenti, 58% erano uomini tra i 36 e i 55 anni (45%) e tra i 56 e i 70 anni (35%). Più della metà dei partecipanti all’indagine è in possesso di un titolo di studio di media superiore, il 30% di una licenza media inferiore, mentre è residuale l’utenza con livelli alti (laurea 10%) o elementari (5%) di istruzione. La concentrazione maggiore di casi, in termini assoluti, si è registrata nelle aree urbane del centro-sud (Roma, Napoli, Reggio Calabria). Ascoltiamo Tiziano Treu, presidente del Cnel.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Riutilizzo beni confiscati: un modello alternativo di sviluppo territoriale

di Redazione GRS


 

Questo è il momento in cui in Pakistan la polizia ha lanciato lacrimogeni sulla manifestazione in occasione della Giornata internazionale della donna.

Oggi parliamo di beni confiscati. Un popolo variegato di associazioni, cooperative sociali, del mondo del volontariato dalla Lombardia alla Sicilia protagonisti della trasformazione da beni in mano alle mafie a beni comuni e condivisi.

In occasione dell’anniversario della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie, Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Sono 991 soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli Enti locali, in ben 18 regioni, in 359 comuni.

Una rete di esperienze in grado di fornire servizi e generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica. Più della metà delle realtà sociali è costituito da associazioni di diversa tipologia (525) mentre le cooperative sociali sono 217 (con 5 cooperative dei lavoratori delle aziende confiscate e 26 consorzi di cooperative).

Libera con la ricerca “Raccontiamo il bene” – Le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie vuole raccontare, dopo ventisette anni, il Belpaese, dove in silenzio, opera  una comunità alternativa a quelle mafiosa, che lavora e si impegna a  realizzare un nuovo modello di sviluppo territoriale. Ascoltiamo Tatiana Giannone, referente beni confiscati di Libera.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Su Fedez, salute mentale e fragilità: l’inadeguatezza dell’opinione pubblica

di Redazione GRS


 

Il coro di donne in piazza. Nella Giornata internazionale delle donne il pensiero è per le ragazze e studentesse iraniane in lotta contro il regime.

Oggi parliamo di cura e di salute mentale. E lo facciamo su quanto ha detto Fedez in un video su Instagram dove lo ha visto tornare a parlare ai suoi fans.

Il cantante più famoso sui social dopo l’intervento per un tumore al pancreas decide di condividere il suo stato di fragilità e questa volta legato alla salute mentale. Non serve guardare a questa scelta con le lenti di un giudizio morale, è importante invece centrare il punto: lo stato di fragilità che alberga in una persona di qualsiasi posizione sociale e culturale. Fedez come la moglie Chiara Ferragni attira un profondo carico di critiche, spesso rancorose, tanto che l’assenza dai social avevano determinato una serie di congetture e gossip sul matrimonio e anche sulla sua presunta omosessualità.

E anche dopo il suo racconto sono arrivati puntuali articoli e giudizi su quanto male abbia fatto alla salute mentale il suo intervento. Invece Fedez, suo malgrado, mette in luce la difficoltà estrema della comunicazione pubblica su certi temi a partire dalla fragilità, dalla salute mentale, da conseguenze psicologiche dopo un evento post traumatico come il suo intervento oncologico. Il cantante più accusato di strumentalizzare fatti privati per presunti tornaconti riesce, forse senza nemmeno accorgersene, a mettere in luce una grande inadeguatezza dei media e dell’opinione pubblica su fenomeni che invece quotidianamente attraversano la vita di migliaia di persone.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Matrimoni precoci e forzati, un problema globale. Intervista a Paola Maceroni di Action Aid Italia

di Admin GRS


 

Sono 650 milioni in tutto il mondo le donne che hanno dovuto sposarsi prima dei 18 anni. Ogni anno 12 milioni di bambine e adolescenti rischiano di subire un matrimonio forzato e precoce. È un problema globale ma che riguarda da vicino anche giovanissime ragazze in Italia.
Ne parliamo con Paola Maceroni di Action Aid Italia.