Lo sport sociale scende in campo per i diritti di tutti. Alcune possibili strategie sono state esposte giovedì 30 novembre a Napoli nel corso del convegno “Lo sport in campo contro l’omofobia e la transfobia: un ponte verso il futuro”: promosso dall’Unione italiana sport per tutti insieme a Università Parthenope, Università Federico II di Napoli e Centro Sinpasi. Si sono alternati interventi di esperti, ricercatori universitari e sportivi, che vivono in prima persona le difficoltà, ma anche le potenzialità inclusive dello sport. Tra questi Nicolò Zito, della società sportiva Libera Rugby
Il giornalista Rai Giovanni Anversa ha moderato l’incontro, ricostruendo il contesto in cui fenomeni di discriminazioni e violenze crescono e si alimentano.
Un’azione per favorire l’inclusione messa in campo dall’Uisp è il tesseramento Alias. Lo illustra Manuela Claysset, responsabile politiche di genere e diritti dell’Uisp.
Francesco Soro, capo di gabinetto del Coni, ha parlato di vigilanza, che lo sport deve mettere in campo affinchè non sia più terreno fertile per la discriminazione e il pregiudizio
Il 17 novembre a Goteborg in Svezia, è stato proclamato il Pilastro europeo dei diritti sociali. Si tratta di un documento contenente venti principi per delle migliori condizioni di vita e di lavoro in Europa, che ha raccolto nel 2016 le opinioni di oltre 16.000 cittadini e stakeholder. Finalmente Commissione, Consiglio e Parlamento europeo hanno concordato su quelle che dovranno essere le linee guida per un’Europa sociale nel settore dell’occupazione e della crescita. Nel testo si parla del diritto alla parità di trattamento e di opportunità tra uomini e donne, di giuste condizioni lavorative, accesso alle protezioni sociali e alla formazione. Una positiva apertura c’è anche in tema di dialogo sociale e coinvolgimento dei lavoratori nelle questioni aziendali, come trasferimenti, fusioni, licenziamenti. La proclamazione del Pilastro europeo rappresenta quindi una presa di consapevolezza da parte delle istituzioni dell’importanza della questione sociale affianco a quella economico-finanziaria che in genere domina i dibattiti politici. E i dati confermano la necessità di maggiore attenzione al welfare, alla sicurezza dei lavoratori, alle pari opportunità. Ascoltiamo la scheda di Giuseppe Manzo.
Come è messa l’Europa dei popoli? I dati presentano un quadro contraddittorio. Nel 2016 il tasso di occupazione della popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni nell’UE-28, era del 71,1 %, la media annua più alta mai registrata per l’UE. Nel primo trimestre 2017 l’occupazione nell’Eurozona e nella Ue è cresciuta più del previsto, raggiungendo i massimi storici. Questi dati però non incidono sulla povertà. Il tasso di rischio nell’ UE-28 è rimasto quasi stabile tra il 2010 e il 2013 fissato al 16,7 %. Nel 2014, il tasso di rischio di povertà è cresciuto di 0,5 punti percentuali e ha poi registrato ancora un lieve aumento nel 2015 raggiungendo il 17,3 %. Forte è il legame tra il livello d’istruzione la condizione sociale. Le persone che posseggono solo un’istruzione di base hanno quasi tre volte più probabilità di vivere in una situazione di povertà o di esclusione sociale rispetto alle persone con un livello di istruzione terziaria. Critico anche il fronte parità di genere. Il punteggio attuale dell’UE è salito di appena quattro punti rispetto a dieci anni fa, attestandosi a 66,2 punti su 100. In cima alla classifica troviamo la Svezia con 82,6 punti mentre l’Italia ha compiuto un passo in avanti, attestandosi al 14° posto nella graduatoria dei 28 Paesi.
Con il Pilastro europeo dei diritti sociali si fa un passo in avanti nella definizione di diritti e principi, nessuno dei quali, però, vincola ancora gli Stati. Il percorso per questo deve proseguire, come ci ha spiegato la portavoce del Forum nazionale del Terzo Settore Claudia Fiaschi, dopo essere intervenuta a Goteborg a una conferenza su lavoro ed economia sociale.
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