L’anno che ci siamo lasciati alle spalle ha registrato 39 suicidi in carcere. Il dato è il più basso dal 1992. Per il Dipartimento amministrazione penitenziaria il risultato è stato ottenuto grazie a nuove strategie e progetti di cambiamento per migliorare le condizioni detentive.
Una seconda via
In parlamento si sta discutendo di una proposta di legge per tutelare i minori che vivono in contesti di degrado criminale e crescono all’interno di famiglie mafiose, educati, fin dalla nascita, ai valori dell’omertà, della paura e della vendetta. Il documento, promosso anche da alcune associazioni, vuole dare ai ragazzi la possibilità di riscatto sociale.
In vacanza con Travelability
Sbarca in Toscana il tour operator che offre assistenza socio sanitaria e turistica a chi è costretto, per motivi diversi, a fare i conti con le difficoltà che si incontrano durante un viaggio. Parliamo di persone con disabilità, anziani, non autosufficienti e persone che devono ricorrere quotidianamente a dialisi, prelievi o fisioterapia.
Una figura specializzata accompagnerà il viaggiatore per la durata del soggiorno garantendo tutti i servizi che normalmente avrebbe ricevuto a casa. Usufruire di questo tipo di servizio è semplice: basta inviare una email almeno 45 giorni prima della data di partenza. Travelability si metterà in contatto con il richiedente per avere tutti i dettagli del viaggio che l’utente si appresta a fare.
Con questo tipo di servizio si pensa di portare in Toscana 100 mila pernottamenti in più ogni anno. Un modo innovativo di rendere il turismo una pratica accessibile a tutti nel modo più sereno possibile.
E tu slegalo!
È questo il nome dell’appello lanciato dal Forum Salute Mentale Nazionale che presenta la campagna promossa da numerose associazioni. “Legare una persona a un letto è una pratica che viola i diritti umani e non può essere considerata una terapia”, ha affermato Vito D’Anza, portavoce nazionale del progetto.
Senza par condicio
Sempre meno spazio in tv per le tematiche sui diritti civili. È il triste primato dell’Italia, nel servizio di Clara Capponi. “Alla vigilia di un weekend caldo sul fronte dei diritti la discriminazione corre anche sul piccolo schermo: secondo l’osservatorio di Pavia infatti in 10 anni solo lo 0,7% delle notizie trasmesse dai telegiornali italiani ha riguardato temi legati a persone gay, lesbiche bisessuali e transgender. Non c’è par condicio, quindi. Le questioni relative alle persone o al mondo Lgbt salgono alla ribalta solo in occasione di polemiche politiche o fatti di cronaca. Nei primi sei mesi del 2015 l’andamento delle news, 142 su oltre 20 mila complessivamente trasmesse, ha seguito questo trend, con picchi in corrispondenza di eventi specifici, come i gay pride di roma e milano o la vittoria in Irlanda del referendum sui matrimoni Lgbt dello scorso maggio.”
Violenza al bando
Alcune associazioni come On the road, Cittalia, Sprar e Gruppo Abele hanno redatto un documento comune per chiedere l’istituzione di un Osservatorio europeo sulla tratta. Tra le richieste: modificare la normativa vigente, più attenzione all’accoglienza e introdurre il cosiddetto periodo di riflessione per sottrarre le vittime agli sfruttatori.
Una legge contro il bullismo
Una legge contro il bullismo. Dopo gli ultimi episodi di cronaca sono tante le associazioni a richiederlo. “La norma approderà in aula nel mese di marzo”, è la promessa di Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia alla Camera per contrastare un fenomeno sempre più dilagante tra i giovani.
Esodo senza tempo
Oltre 8.000 i minori sbarcati a Lampedusa negli ultimi cinque anni. Sono i numeri impressionanti diffusi da Save the Children. Per la ong umanitaria “l’Europa deve rafforzare i salvataggi in mare e assicurare canali sicuri invece di pensare ad alzare muri e ripristinare le frontiere”.
Caso Ilaria Alpi, la dignità del giornalismo insegue la giustizia
Il 13 gennaio la Corte d’appello di Perugia ha ammesso l’istanza di revisione del processo a carico di Hashi Omar Assan, il cittadino somalo colpevole, secondo la giustizia italiana, del duplice omicidio della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin. Entrambi sono morti il 20 marzo 1994 a Mogadiscio, dove erano andati per seguire la guerra civile somala e per indagare sul traffico di armi e rifiuti tossici. Assan ha già scontato sedici dei ventisei anni di carcere a cui è stato condannato, ed è attualmente affidato ai servizi sociali.
Dunque il caso Alpi-Hrovatin si riapre nuovamente. O forse sarebbe meglio dire che si apre veramente per la prima volta, perché a distanza di ventidue anni la verità sui responsabili del duplice omicidio non è mai arrivata, né la si è cercata davvero. E se oggi si intravede una speranza è anche grazie a giornalisti che onorano la propria professione; esattamente come faceva Ilaria Alpi, che è morta nel dare dignità al giornalismo.
È stata infatti un’intervista realizzata da un’inviata di “Chi l’ha visto?” a portare, nel febbraio 2015, nuovi elementi sul caso. Ahmed Ali Rage soprannominato Jelle, l’uomo introvabile per la giustizia italiana, colui che indicò Assan come responsabile dell’omicidio di Alpi e Hrovatin, è stato rintracciato dal programma televisivo. Jelle non si è mai presentato a deporre al processo ed è fuggito all’estero. “L’uomo in carcere è innocente”, ha rivelato a febbraio alla trasmissione di Rai3, mentre, secondo una nota del programma, avrebbe anche dichiarato che “gli italiani avevano fretta di chiudere il caso, e gli hanno promesso denaro in cambio di una testimonianza al processo: doveva accusare un somalo del duplice omicidio”.
“Ora sappiamo che Ilaria è morta per un omicidio concordato”, ha detto dopo queste rivelazioni la madre di Ilaria, Luciana Alpi, che non ha mai creduto alla colpevolezza di Assan. “Tutte le nostre forze di sicurezza, dalla polizia ai carabinieri, alla Digos, non sono stati all’altezza di farci conoscere la verità”. Non sono stati all’altezza oppure non hanno voluto, perché già nel 2006, ad esempio, le autorità italiane erano in possesso, grazie ai dati forniti dall’Interpol, di molti elementi per trovare Jelle.
Ma nell’indagine sul traffico di armi e rifiuti tossici illegali in Somalia, Ilaria aveva probabilmente scoperto alcuni collegamenti anche con l’esercito e altre istituzioni italiane. Verità indicibili, pericolose se fossero arrivate all’opinione pubblica. E non solo quella nazionale, perché altre ricostruzioni sulla vicenda Alpi-Hrovatin vedono il coinvolgimento della Cia, di un traffico di rifiuti radioattivi e, stando alla docu-fiction mandata in onda da Rai3 “Ilaria Alpi. L’ultimo viaggio”, anche di un carico di armi statunitensi destinato alla Croazia durante la guerra contro la Jugoslavia.
Quello che è certo è che Ilaria poneva domande scomode, poiché giuste e coraggiose. Ma sono molti e troppo importanti gli interessi che superano quello di due vite umane.
Il caso Alpi-Hrovatin, finora, ha raccontato di una doppia non-equivalenza: come la verità non è necessariamente giusta, così la giustizia non corrisponde sempre alla verità. Forse oggi i tempi sono maturi per cambiare almeno la seconda.
Fuga e speranza
Domenica, in occasione della giornata mondiale delle migrazioni e dei rifugiati, il Centro Astalli organizza un incontro sull’argomento ospitando due famiglie fuggite dalla guerra e dal terrorismo. “Il rispetto del diritto di asilo, la tutela dei più vulnerabili e la difesa della dignità umana” sono le priorità dell’associazione.