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Mai più


Mai più. Oggi è la Giornata internazionale dei diritti umani. Sono trascorsi 30 anni dall’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura: universalmente ratificata ma molto spesso tradita, come confermano i dati di Amnesty International. Non fa eccezione l’Italia che da oltre un quarto di secolo ha l’obbligo di dotarsi di una legge che punisca questo reato.

“Save Lives”


È il nome del progetto per stabilire quote di profughi che gli Stati membri Ue accoglieranno facendoli venire direttamente dai paesi terzi attraverso punti di contatto stabiliti dall’Alto Commissariato Onu per i rifugiati. L’iniziativa è stata presentata dall’Austria e dalla Germania e anche l’Italia si è detta favorevole.

110 e lode di legalità


Una laurea honoris causa per la loro lotta alla criminalità e per il rispetto dei diritti. Così l’Università Statale di Milano ha voluto omaggiare tre preti di strada come don Virginio Colmegna, don Gino Rigoldi e don Ciotti. Un riconoscimento al loro quotidiano lavoro accanto agli emarginati.

Oltre le sbarre


“Attenzione alla tutela dei diritti dell’uomo, benessere all’interno degli istituti, dai detenuti agli operatori”. Sono questi gli obiettivi del nuovo capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, appena nominato dal Consiglio dei ministri. Tra le priorità anche l’inclusione lavorativa post detenzione.

Oltre le barriere


Nella giornata internazionale delle persone con disabilità, la Fish lancia la sua campagna di sensibilizzazione “Persone, non pesi”. Tanti i problemi ancora irrisolti, in particolare la difficoltà di entrare nel mondo del lavoro. Come ci racconta Daniela Bucci della Federazione italiana per il superamento dell’handicap.

LA “BUONA SCUOLA” COMINCIA DALLA RESPONSABILITA’


LA BUONA SCUOLAQuando il senso di responsabilità supera le barriere della burocrazia e delle competenze. Un esempio positivo di buona scuola italiana.

Nonostante  i lavori di ristrutturazione di alcuni edifici scolastici siano iniziati già a fine luglio, alcuni dirigenti scolastici devono fare i conti non solo con il degrado e l’incuria in cui versano moltissime scuole, ma anche all’ulteriore  taglio dei fondi destinati, in un primo momento, dal nuovo Piano di edilizia del Governo, piano che coinvolgerà complessivamente 20.845 edifici scolastici, per investimenti pari a 1.094.000.000,00 di euro. Cifre davvero stratosferiche, se si pensa che  quattro milioni di studenti e una scuola italiana su due saranno coinvolti in questo primo progetto, già avviato,  che porterà,  nell’arco del periodo 2014-2015, ad avere in Italia scuole bellesicure e nuove, e aggiungiamo noi, decisamente più “responsabili”, sia da parte della classe dirigente e docente, che dai ragazzi stessi che la frequentano.

Ma la realtà porta, spesso, i dirigenti scolastici a doversi districare in un balzello di  competenze, dalla provincia, proprietaria della maggior parte degli edifici, alla burocrazia in continua evoluzione, che cambia continuamente i parametri entro cui segnalare casi di possibili rischi di sicurezza, alla lungaggine con cui vengono evase le richieste  dei dirigenti agli enti locali di competenza. Insomma, è difficile poter intervenire autonomamente e con immediatezza, anche e soprattutto, per le diverse competenze. Tuttavia, a volte, capita che un dirigente scolastico riesca, nonostante queste difficoltà, a superare tutti questi ostacoli grazie al grande senso di responsabilità e alla collaborazione delle persone giuste.

E’ il caso  del Liceo Giuseppe Peano,  di Roma, rimasto chiuso per diverso tempo a seguito della caduta di pannelli del controsoffitto,  senza causare, fortunatamente,  danni agli studenti, la cui dirigente scolastica, Cristina Battezzati, si ritiene soddisfatta dei tempi e delle modalità con cui è riuscita a rendere agibile la scuola stessa, grazie anche ad un ottimo lavoro di squadra tra i tecnici della provincia, giunti tempestivamente sul luogo dell’accaduto, la squadra di operai che vi hanno lavorato ininterrottamente con orari oltre il lavoro ordinario, il personale tutto.  Per saperne di più, abbiamo incontrato la d.ssa Battezzati, alla quale abbiamo rivolto subito alcune domande :

D – Dopo quanto tempo è stata riaperta la scuola?

R – La scuola è stata riaperta dopo un lungo periodo di interruzione della didattica, dovuta alla caduta di un pannello in una classe, durante l’ora di lezione. Fortunatamente, il pannello non ha toccato nessuno, non ha causato alcun infortunio, però è stato un segno evidente della precarietà della struttura.

D –  Che età ha questo liceo?

R – Intorno ai 50 anni, quindi, pur essendo un edificio che strutturalmente è solido, non si deve pensare il contrario. Tuttavia, la parte della controsoffittatura è stata fatta con dei criteri  che non rispondono più ai parametri di sicurezza di oggi, infatti erano un insieme di pannelli di gesso, pesante, che venivano sostenuti da una rete di ferro, sulla quale erano “appoggiati”. Quindi, con il tempo, le variazioni climatiche, le vibrazioni, la stessa vecchiaia di tuttala struttura, rendeva, e ha reso, molto meno sicura questa struttura, questa controsoffittatura, fino al punto che è caduto il pannello senza alcun preavviso.

D – Lei è anche responsabile della sicurezza, ma sicuramente qui lo è da poco tempo per potersi accorgere del deterioramento strutturale: in tutti questi anni, i suoi predecessori,  non hanno mai fatto fare delle verifiche prima di iniziare le lezioni, come funziona la sicurezza nella scuola?

R – Questo è molto interessante. Nella scuola c’è l’obbligo di stilare un DVR, cioè,  il Documento valutazione rischi, lo si fa ogni anno, e si manda il risultato di questa valutazione rischi, in provincia e all’Ufficio scolastico regionale, quindi le scuole segnalano sempre le difficoltà in cui si trovano, e, soprattutto, quelle situazioni in cui si potrebbe creare una situazione di pericolo. E’ chiaro che i pericoli possono essere di diversa entità. Quindi c’è la cosa più banale, dalla mattonella sbeccata, a quella, invece, più importante, e, in questa scuola, era stata segnalata dal 2009 la precarietà di questi controsoffitti che, visto l’età, potevano essere un pericolo.

D – Quindi, la cosa grave è che la segnalazione c’è stata,  ma non c’è stato alcun tipo di intervento o controllo.

R – E’ vero.  Però voglio spiegare anche un altro aspetto. La normativa ci porta, ogni anno, a rivedere parametri, a rivedere porte che, magari, hanno una maniglia che non è stata omologata, quindi bisogna cambiare completamente la porta, cioè, veramente, stare dietro a tutto è una follia. E’ vero, è giusto, ma non sempre si riesce.

D – E’ una follia  per la rapidità delle norme che crescono, o anche, per la distrazione di alcune responsabilità specifiche?

R – Il problema è quello delle norme che si rincorrono, troppa burocrazia, e poi c’è anche un altro aspetto: il patrimonio scolastico, quello degli edifici, che appartiene, per le scuole superiori, alla provincia, è enorme, e dovrebbe essere, in qualche modo, monitorato, e mantenuto, attraverso la famosa anagrafe, che non è mai decollata.

Adesso, però, è ritornato l’obbligo dell’anagrafe con la proposta della buona scuola dell’attuale Governo, che potrà monitorare tempestivamente edifici che hanno  bisogno di una manutenzione costante, per non arrivare a questi  punti di degrado così gravi, che si ripercuotono sulle persone, e che poi richiedono un impegno economico tale e talmente gravoso che diventa anche un problema per lo stesso ente locale che se ne deve occupare.

D – Tornando al Liceo Peano, abbiamo visto questi controsoffitti a vista molto naif, con fili legati con delle fascette, tubi visibili, ci spiega come mai lei ha potuto, comunque, riaprire la scuola nonostante questa visione non idealmente legata alla sicurezza?

R – Lei dice bene, la visione non è delle migliori, dal punto di vista estetico, forse, anche se, la tendenza dell’architettura moderna  è naif. Tuttavia, è vero, è un po’ destabilizzante, però, dal punto di vista della sicurezza, è totale. Le persone che vivono nella scuola, che lavorano nella scuola, dal personale agli alunni, sono in sicurezza, ed è quella la cosa che mi premeva più di tutto.

D – Quindi l’arrivo dell’inverno, con questi soffitti aperti, non dovrebbe generare il disagio di dispersione di calore?

R – No, anche per un altro aspetto, perché ci siamo accorti che, togliendo la controsoffittatura, lo spazio era unico, c’era un’enorme spazio di più di 5 mila mq di controsoffitto, perché tanto è stato demolito, ed era tutto comunicante, quindi con una dispersione di calore evidente. Il lavoro, poi, di ristrutturazione, ha risentito anche di questo intervento, cioè, del fatto di dover ricostituire la parte alta dei muri, fino ad arrivare al soffitto.

D – L’altro aspetto cui accennava prima, quello  dell’ottimo lavoro di squadra. Ci racconta di questa esperienza  positiva e di  queste società che sono venute  ad eseguire i lavori?

R – Le squadre che sono intervenute sono delle ditte che hanno vinto l’appalto alla provincia, e quelle che ho sperimentato io sono state encomiabili, da tutti i punti di vista, non hanno conosciuto nè sabato, né domenica, arrivando alle 6,30 della mattina,  spesso se ne sono andati la sera alle 22,00, ed hanno fatto un lavoro unico, ed io sono grata a queste persone, che hanno dimostrato un garbo e competenza unici, e a chi si è sacrificato senza

D – Gli studenti hanno ripreso le lezioni, nonostante abbiano subito questo fermo, anche dal punto di vista didattico, se avevano delle lacune prima,  ora ne hanno di più: i docenti hanno contribuito, anche a titolo volontario, ad aiutare i ragazzi?

R – Assolutamente sì, soprattutto  i ragazzi delle quinte che hanno l’esame di Stato alla fine del percorso di quest’anno, ed hanno perso solo 6 gg di scuola, poi sono stati suddivisi alcuni in succursale, ed altri in alcuni locali della sede centrale che erano a norma, per poter continuare le lezioni regolarmente.

Gli altri ragazzi sono stati ospitati dall’istituto De Pinedo, che devo ringraziare davvero, perché sono stati accoglienti e disponibili, e hanno fatto una turnazione: noi avevamo 14 classi, quindi prime e terze, seconde e quarte, quando le due classi  non potevano frequentare, venivano portate dai docenti in visite culturali, quindi musei, cinema, mostre, tutte le uscite didattiche previste. I docenti hanno collaborato con spirito di dedizione e disponibilità, alcuni per esempio, sono intervenuti su piattaforme, con i loro alunni, per scambiare esercizi, compiti, lezioni, tramite il registro elettronico: altri, hanno preso il coraggio, e li hanno portati autonomamente a seguire delle conferenze, per non allontanare troppo i ragazzi.

D – Il suo istituto, in quanto diretto,  da lei, è quindi già sulla buona scuola, nonostante non ci siano le risorse economiche necessarie, previste dal nuovo Piano scuola. Lei, non si sente un po’ abbandonata, anche se, allo stesso tempo, deve prendere delle decisioni, non pensa, per esempio,  che l’aiuto dei genitori, degli alunni, la partecipazione alle tematiche e problematiche dell’istituto, possano aiutarla?

R – E’ un po’ il destino dei dirigente quello di essere solo, perché, poi, è il responsabile sempre di tutto, qualsiasi cosa accada. Però, il fatto di essere scuola, di essere comunità, aiuta moltissimo. Io tengo a ribadire che la scuola è una comunità che cresce, ed ognuno può partecipare e collaborare a seconda delle proprie mansioni e delle proprie possibilità, ma l’importante è sentirsi comunità. E questo, sia i genitori, sia i docenti e il personale scolastico lo hanno sentito profondamente.

D – Mi accennava, prima, che nello smantellare i pannelli, c’è stato anche un ritrovamento di oggetti del passato . Ci racconta di che si tratta?

R –  E’ vero. In occasione dello smantellamento dei controsoffitti della scuola sono stati ritrovati cinque registri di classe, testimoni preziosi della quotidianità in classe, uno dei quali risalente all’anno scolastico 1978-1979 …. E tre batterie di automobile …..tra lo stupore di tutti e l’interrogativo su come siano finiti lassù!

D – Tornando ai lavori e al loro completamente, quando potranno essere ricollocati i nuovi pannelli del controsoffitto, e conosce già di che materiale saranno?

R – Il ripristino dei controsoffitti, in materiale leggero e con un sistema di sospensione non più a semplice appoggio ma inserito in profilature di metallo, è stato rimandato al periodo di chiusura delle scuole. Mi auguro che la Provincia possa far fronte all’impegno esplicitamente preso al più presto, usufruendo del periodo estivo durante il quale i lavori potranno svolgersi in piena sicurezza e con tutti gli ambienti scolastici a disposizione.

D – Un’ultima domanda. Sicuramente nella sua vita di dirigente, di docente, sicuramente c’è il lato bello dell’insegnare ai ragazzi,  ma anche una responsabilità diretta:  questo episodio, in particolare, le ha insegnato qualcosa in più?

R – Si, mi ha insegnato  e ribadito il principio della responsabilità delle scelte: non ci si può sottrarre alle proprie responsabilità, nel momento in cui si sa che molte persone dipendono da una decisione che si può prendere o meno, io lo rifarei immediatamente, quello che ho fatto, anche sapendo dover andare incontro a tante difficoltà.

D – Quindi, la responsabilità anche come valore  da insegnare ai ragazzi?

R – Assolutamente sì.

Ringraziamo la professoressa Battezzati per il tempo dedicato e le auguriamo davvero un proficuo lavoro per il raggiungimento di un obiettivo comune, caro ad alunni, genitori e docenti, che è quello del bene collettivo che passa, inevitabilmente,  attraverso l’impegno e la responsabilità di  ciascuno.

articolo correlato:  https://www.giornaleradiosociale.it/notizie_extra/la-scuola-sara…o-cade-a-pezzi

 

Approfondimento:

Le risorse – La costruzione e la manutenzione delle scuole sarà resa possibile grazie alla liberazione di risorse dei Comuni dai vincoli del patto di stabilitàper un valore di 244 milioni di euro per il piano “scuole nuove” e il finanziamento per 510 milioni dal Fondo di Sviluppo e coesione, dopo la delibera Cipe del 30 giugno, per interventi di messa in sicurezza, per il piano “scuole sicure”, e di decoro e piccola manutenzione per il piano “scuole belle”.

A tal fine, il Governo ha reso noti i primi interventi del Piano per l’edilizia scolastica, predisposti dall’Unità di Missione istituita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, consultabili on line sul sito del Governo. 

 

 

 

Per contare di più


Il valore economico e sociale del lavoro volontario è il titolo del convegno promosso da Csvnet e Fondazione Volontariato e Partecipazione. Obiettivo è anche quello di favorire il confronto fra rappresentanti del Terzo settore, ricercatori e decisori pubblici.

Un passo avanti


Istruzione, lavoro, salute, casa e apolidia, queste le tematiche su cui si sono confrontate le donne rom, Sinte e Camminanti nell’incontro transnazionale, organizzato da Roma Women Network Italy. Obiettivo: gettare le basi per un effettivo scambio delle buone prassi e delle diverse modalità di attuazione del piano di inclusione. Concetta Sarachella, tra le relatrici sulle tematiche del lavoro.

I “NUOVI ANGELI” DEI NOSTRI TEMPI


Sta aumenbebètando sempre più il numero di bambini, dall’età più tenera fino all’adolescenza, testimoni di atti di violenza domestica, che porteranno inevitabilmente per sempre il segno di questo dramma, spesso finito in tragedia, con la perdita della persona più amata, la mamma.  Che ne sarà di loro? Chi si occuperà di loro? Che genitori saranno, se lo diventeranno? Per i più fortunati, si tratterà di seguire percorsi guidati di reinserimento  da parte di professionisti, e, forse, con l’amore delle persone care, ce la faranno; per gli altri, vittime prescelte, immolate in virtù di una punizione da impartire ad un adulto, rimane l’appellativo consolatorio  di “angeli dei nostri tempi”, creature innocenti, cui è stato tolto il diritto di vivere, di crescere, di andare a scuola, di giocare, di essere semplicemente “bambini”!

 

Uno dei fenomeni  che sta prendendo sempre più forma, purtroppo,  è quello del femminicidio triangolato, denominazione coniata per alcuni fatti  omicidiari,  che hanno visto vittima sacrificale i figli per colpire la o le donne della famiglia.

Molte le associazioni nate per prevenire atti violenti e tutelare i minori vittime di tali episodi .  Abbiamo chiesto ad Alberto Biasciucci, presidente dell’Associazione “Amici di Claudio”, quale l’impegno dell’associazione da lui presieduta, come agire perché questi episodi non accadano più, o  possano, almeno, diminuire,  dinanzi ad un’evoluzione così negativa  del fenomeno?

R – La nostra associazione nasce per ricordare il piccolo Claudio, mi scusi se mi commuovo sempre un po’ quando parlo di questo angioletto, perché purtroppo Claudio è stato ucciso dal padre, scaraventato nel Tevere, a febbraio di due anni fa, nel 2012, e adesso andiamo verso il terzo anno dell’atroce morte che ha subito questo bambino, perché il padre ha voluto punire la mamma e la famiglia materna, la nonna, che è vedova, quindi una donna sola, la zia, sorella della mamma Claudia, che era addirittura al nono mese di gravidanza, ed avrebbe partorito, pochi giorni dopo, un’altra bambina., Quindi è stato, questo, un atto  di degenerazione e depravazione di un femmicidio, perché l’uomo è arrivato a casa con un coltello, non ha trovato Claudia e quindi,  si è scagliato sul bambino, attraverso il bambino, colpendo così la mamma in una maniera terribile.

Io non so il futuro che cosa ci proporrà, che cosa accadrà. I femminicidi  sembrano un po’ all’ordine del giorno, anche i più biechi, i più turpi, i più immondi, nel senso che donne colpite da moltissime coltellate, o, addirittura, bruciate, arse, che si sono rotolate  a terra per spegnersi e si sono salvate a stento; apprendo di conciliaboli familiari per decretare, poi, la pena di morte alla figlia che aveva avuto la relazione sentimentale con un uomo che non l’aveva sposata e che l’aveva lasciata, e purtroppo, da quando mi occupo un po’ con maggiore interesse e cura di queste situazioni, io ho spettacoli molto tragici, molto brutti davanti a me, di  cui prendo atto.

D – Insomma, anche la tanto desiderata – e attesa –  convenzione di Istanbul,  la prima legge europea, universale, entrata in vigore dal primo agosto scorso, per combattere e prevenire la violenza domestica,  non viene portata a conoscenza,  dagli organismi competenti, nei luoghi istituzionali più idonei,  a cominciare dai ragazzi nelle  scuole per prevenire questi tipi di atti di violenza. Secondo lei, ancora non si riesce a entrare, proprio, nella mente dell’individuo, del cittadino, del bambino, del ragazzo, fino a formarlo ad avere un rapporto corretto e di tutto rispetto con l’altro?

R – Io, nella mia ingenuità, pensavo che con l’entrata in vigore del divorzio, cessassero i  femminicidi, nel senso che vai, da persona civile, davanti al giudice, ti separi, o divorzi, quindi che motivo c’è, se torni libero, di uccidere la moglie? Invece, scattano altri meccanismi, scatta il senso del possesso, della padronanza, l’uomo si sente vivere in una deminutio, l’essere abbandonato, la crisi dl rapporto con la donna, poi, una mancanza di educazione di base, probabilmente, perché è già nella famiglia che si devono educare i ragazzi in una maniera paritaria ed al rispetto assoluto l’uno per l’altro, che sia un bambino o una bambina, o, comunque anche se hai solo una femminuccia o un maschietto, è la famiglia che deve educarlo finchè può, finchè ci riesce,  nella maniera più appropriata possibile.

Questo discorso deve proseguire, poi, nelle scuole, e anche la società, all’unisono, deve cercare di far sì, appunto, che tutto ciò non accada, però, purtroppo, non so perché, si va avanti così…….Poi c’è il rimedio, adesso, dell’allontanamento dell’uomo dalla casa coniugale, dell’ordine di non potersi avvicinare alla moglie, alla donna, là dove lavora, là dove c’è la casa coniugale, o la casa in cui vive. Però, delle volte non bastano questi provvedimenti,  scatta una molla che ti fa superare anche queste barriere legali-giuridiche, e arrivi a colpire la compagna, né si può, purtroppo, tenere un carabiniere sotto l’abitazione di ogni persona che ha subito un atto di violenza. La mamma di Claudio, ebbe il naso fratturato dal partner, lo lasciò, ma, dopo 8 mesi lui fece la “pecorella” pentita, la riconvinse e tornarono a stare insieme.

C’è sempre, poi, un cocktail di situazioni e di sentimenti molto variegato, e quindi, delle volte, purtroppo, la prevenzione non riesce assolutamente ad avere efficacia. E’ un fatto di educazione. Bisogna arrivare ad educare le persone, le coscienze. Sembra che sia una cosa molto difficile, perché si va avanti così, con gravi, ricorrenti episodi.

D – Quindi si sta peggiorando notevolmente. Questo caso in particolare,  da lei citato,  ha visto addirittura un “femminicidio triangolato”, per colpire la moglie, la suocera e la cognata, il padre  ha ucciso il proprio figlio,  uno dei casi rarissimi di questo genere.

R – E’ l’ulteriore degenerazione e depravazione. Ricordavamo il caso di Brigida, circa 30 anni fa, uccise i tre figli per fare dispetto alla moglie, e poi, qui a Roma, abbiamo l’episodio del piccolo Claudio.

D – Anche il caso del piccolo Tommy, rapito e ucciso per ritorsione

R – Si, per Tommy fu un sequestro andato male. Qui, invece, è proprio un colpire il bambino per punire la moglie. C’è stato un fatto addirittura di una donna, di origine africana, che ha ucciso il figlio per colpire il compagno, che ancora non aveva licenziato la ex moglie, vicino Como, a Lecco.  E poi, ogni tanto, si legge anche qui a Roma, che accadono fatti simili: una donna addirittura protagonista di un grave atto di violenza sul figlio.

D- Una sorta di parità omicidiaria.

R – Ancora, a Roma, per esempio, una mamma ha tagliato la gola ai suoi  due-tre bambini. Ormai sono talmente nauseato che trovo anche difficoltà ad andare a leggere ed approfondire queste notizie.

D- Tornando, invece,  al piccolo Claudio, che notizie ci sono, cioè, il procedimento penale si è concluso,  e a che punto sono le varie sentenze?

angioletto

R – Nel primo grado di giudizio, il padre-mostro, assassino, perchè non possiamo che chiamarlo così, è stato condannato a 30 anni, la sentenza è stata confermata dalla Corte di Assise di Appello di Roma, e adesso, tra pochi giorni, il 5 dicembre, ci sarà il processo in cassazione. Speriamo che la Cassazione concluda questo ciclo giudiziario, in maniera che la mamma possa, dopo questa lunghissima parentesi di oppressione, per una serie di cose, almeno guardare avanti, e cercare di tornare alla vita un po’ più attiva, una vita lavorativa, una vita più normale. Purtroppo, finora, per una serie di cose, non è stato possibile, in quanto il padre-assassino è stato a lungo detenuto qui a Roma, a Regina Coeli e Rebibbia. Loro abitano proprio a pochi metri da Regina Coeli, quindi uscendo di casa si trovavano di fronte il carcere dove era custodito il padre assassino, e, poco più in là, ponte Mazzini dove il piccolo Claudio è stato scaraventato ed ha perso la vita, in una situazione di enorme oppressione ed angoscia. Adesso l’assassino è a Terni, un po’ più distante, insomma, il tempo un po’ lenisce le pene, speriamo che si concluda adesso, bene, questa vicenda, relativamente, perché purtroppo non verrà mai restituito il piccolo Claudio alla famiglia, però, che  almeno il mostro  abbia la condanna definitiva che merita, in maniera che la mamma possa riavviarsi ad una vita più normale.

D – Che notizie dalla mamma, come passa il suo tempo ora ?

R – La mamma, purtroppo, passa il suo tempo così, camminando su e giù per casa, perché non ha avuto l’occupazione che sperava, c’era stata una mezza promessa da Romacapitale per un lavoro che lei avrebbe molto apprezzato, un lavoro in una mensa scolastica a contatto con i bambini proprio lì a Trastevere, quindi abbastanza vicino casa, anche part-time, per non chiedere troppo; di 3-4 ore, in modo che la mamma, ritrovasse la voglia, il desiderio, di ritornare attiva, vestirsi, tornare al lavoro, poi tornare a casa e si sarebbe ristabilizzata, si  sarebbe rinormalizzata. Invece, purtroppo, questo non è avvenuto, ha avuto proposte di lavoro, ma di notte, nei pub, ma non sono situazioni adeguate.

D – Quindi, non c’è stato  nemmeno un sostegno psicologico anche per superare questa tragedia immensa, queste tre donne sono abbandonate a sé stesse, in pratica?

R – All’inizio, in ospedale, Claudia ha avuto un aiuto psicologico, poi, purtroppo, si è intaccato il rapporto di fiducia con la persona che l’assisteva, con una delle due che l’assisteva, sia la psicologa che la psichiatra, s’è perso un po’ il rapporto di fiducia con una delle due persone che l’assisteva, psicologa/psichiatra.  Quindi , perso il rapporto di fiducia, non è voluta più andare, purtroppo; forse è una situazione che l’ha un po’ scossa…….., forse esortata troppo vivacemente a reagire;  e la ragazza, poi, non è andata più. Questo è stato un grande danno, speriamo che questa parentesi poi si chiuda e ritrovi il desiderio di tornare ad avere dei contatti con la psicologa e la psichiatra che sono aiuti importanti, che, però, non si possono imporre, se la molla non scatta dentro di te, c’è poco da fare.

D- In conclusione, vorremmo una sua riflessione su tutta la storia e quale può essere la sua raccomandazione a queste donne che, come lei ha detto prima, alla fine, ci cascano sempre, si rinnamorano, oppure è un amore talmente viscerale che le rende schiave, cioè, vorremmo da lei, veramente, anche un messaggio di speranza, altrimenti tutti questi casi resterebbero tanti casi, come Gli amici di Claudio, e sarebbe un peccato.

R – Purtroppo non ho la bacchetta magica, né ho il terzo occhio che mi fa vedere più in là di quella che può essere l’esperienza personale di chi ha i capelli brizzolati. Certo che bisogna stare molto attenti, ogni piccolo episodio di violenza non va assolutamente sottovalutato, dallo schiaffo, dal pugno, dallo spintone, dall’avere l’attacco isterico davanti alla propria compagna, dalle intimidazioni, le minacce, bisogna stare attenti, quando è così cercare di cambiare partner. Ma capisco che, spesso, la ragazza, poi, rimane prigioniera, perché non si confida, poi, neppure, con la mamma, con la sorella, con i parenti, perché ha paura delle varie reazioni. Sono meccanismi molto complessi, ogni storia è spesso una storia a sé, e, purtroppo la natura dell’uomo, delle volte e l’animosità dell’astio prendono il sopravvento, ottenebrano la mente e portano a queste tristissime conclusioni. Anche la famiglia dell’uomo, però, deve stare molto dietro al figlio e avere particolare riguardo, attenzione per la compagna, o moglie, del figlio. Poi, oggi, spesso capitano matrimoni andati a male, ragazzi abbandonati a loro stessi, e quindi si sottovalutano piccoli episodi che, invece, vanno visti in maniera più attenta e analitica, e sono, forse, prodromici di momenti di crisi pesante che può portare ad atti scellerati.

D – Quindi una famiglia forte, punto fermo ma anche guida in momenti  in cui il ragazzo o la ragazza si sentano sbilanciati verso atti di violenza, o comunque di sentirsi oppressi dall’altro, quindi la famiglia potrebbe svolgere un ruolo importantissimo di prevenzione e di pacificazione

R – Si,  la famiglia, la scuola, l’insegnante,  devono avere l’occhio lungo, vigilare, chiamare, eventualmente, i servizi sociali, denunciare, non tacere, tante cose insieme possono dare qualche risultato e qualche salvezza.

Il nostro pensiero va ai tanti  “nuovi angeli “  del nostro tempo, creature indifese, fragili, appunto, che hanno sacrificato la propria vita in virtù di un odio troppo grande per loro, da potersi difendere, proprio come il piccolo Claudio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Diritti negati


Diritti negati.  Ci sono anche il Ministero dell’istruzione e la Banca d’Italia tra gli enti che non vogliono assumere extracomunitari. La denuncia dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione: da un anno è entrata in vigore la modifica dell’articolo 38 del testo unico sul pubblico impiego ma molte strutture lo ignorano completamente.