Cala il sipario sulla ventesima edizione della Coppa del Mondo di calcio.
Oltre al bilancio sportivo, è tempo di valutare anche l’aspetto ambientale della manifestazione.
I Mondiali brasiliani sono stati allo stesso tempo quelli più inquinanti ma anche quelli più sostenibili.
Una contraddizione che si aggiunge alle molte critiche piovute sull’organizzazione.
Il Brasile infatti ha stabilito diverse linee di azione per garantire la sostenibilità ambientale dei Mondiali 2014, fra cui la costruzione o la ristrutturazione degli stadi con tecnologie ecologiche certificate. Stadi costruiti sfruttando dell’acqua piovana, la luce solare, le fonti di energia rinnovabili, l’illuminazione a basso consumo tanto che, come sostenuto ministro dell’Ambiente Izabella Teixeira, rappresentano “un precedente nella gestione ambientale dei grandi eventi sportivi”.
Ma se i Mondiali sono stati anche l’occasione per inaugurare a San Paolo il primo impianto di separazione di rifiuti solidi in America Latina, è troppo elevato il numero di emissioni nocive registrate.
Secondo la Fifa infatti, il campionato del mondo ha generato 2,72 milioni di tonnellate metriche di diossido di carbonio. Il triplo rispetto a Germania 2006 e il doppio di Sudafrica 2010.
Figli di un lavoro minore
Figli di un lavoro minore. Il Parlamento boliviano ha approvato all’unanimità una legge che dà il via libera ai bambini-lavoratori dai dieci anni in su. Una decisione che trova la contrarietà delle Nazioni Unite. Ai nostri microfoni il presidente dell’Unicef Giacomo Guerrera. (sonoro)
Soldi buttati
Soldi buttati. Amnesty International accusa gli stati europei che spendono la maggior parte dei 4 miliardi stanziati in negli ultimi sette anni per la difesa dei propri confini invece che per la protezione dei richiedenti asilo, mettendo a rischio la loro vita. In Spagna il rapporto è di 31 a 1.
Game over
Game over. L’Unione europea si schiera contro il gioco d’azzardo. Secondo la raccomandazione del commissario al Mercato Interno Michel Barnier, le pubblicità non dovranno contenere dichiarazioni infondate sulle possibilità di vincita né suggerire che la bravura possa influenzare l’esito di una partita quando in realtà non è vero.
Spose bambine
Spose bambine. Ogni anno 34.000 minori sono costrette al matrimonio in Ghana, spesso più giovani di 15 anni. Secondo il Fondo per l’educazione dei bambini delle Nazioni Unite, il tasso di unioni illegali è in crescita, nonostante le leggi del Paese africano proibiscano matrimoni sotto i 18 anni di età.
Robin Hood Tax
Robin Hood Tax. Alla vigilia del primo Ecofin del semestre di presidenza italiana, mobilitazione di oltre 50 organizzazioni della società civile aderenti alla Campagna ZeroZeroCinque. Insieme a diverse realtà di tutta Europa, hanno chiesto al premier Renzi e al ministro Padoan un impegno del nostro Paese per raggiungere un accordo per l’adozione della tassa sulle transazioni finanziarie.
Nulla da festeggiare
Nulla da festeggiare. Il Sud Sudan compie tre anni. Ma non si tratta di un compleanno felice: quattro milioni di persone infatti, rischiano di patire la fame. A lanciare l’appello sono 13 ong britanniche, secondo cui il Paese africano si prepara ad affrontare una delle peggiori carestie della storia.
Buone pratiche
Buone pratiche. Una rete di sportelli su tutto il territorio nazionale per raccogliere i curricula degli under 29 e metterli in contatto con le cooperative. È una delle azioni che l’Alleanza delle Cooperative Italiane si impegna a realizzare grazie al Protocollo sottoscritto con il Ministero del Lavoro nell’ambito del Piano nazionale Garanzia Giovani.
Africa, strategia comune contro l’Ebola
Il virus dell’Ebola continua a terrorizzare l’Africa occidentale.
L’epidemia, che fino ad ora ha fatto registrare 759 casi e 467 morti in Guinea, Sierra Leone e Liberia, rischia di diffondersi ancora di più a causa delle molte persone in fuga per sfuggire al virus.
I Ministri della sanità di 11 paesi dell’Africa occidentale, insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno adottato una strategia comune per combattere l’emergenza.
Ad essere coinvolti, oltre ai tre paesi in cui il virus è già esploso, sono Costa d’Avorio, Repubblica democratica del Congo, Gambia, Ghana, Senegal, Uganda, Mali e Guinea-Bissau.
Il programma prevede innanzitutto la sensibilizzazione delle persone: in alcune zone infatti, pratiche culturali e credenze popolari hanno ostacolato le misure di contrasto, contribuendo alla diffusione della malattia.
L’Organizzazione mondiale della Sanità avrà un centro di controllo in Guinea per supportare e coordinare le operazioni.
L’OMS ha inviato inoltre più di 150 esperti in Africa occidentale per cercare di contenere l’epidemia.
La Sierra Leone ha annunciato lo stanziamento di 1,32 milioni di euro per la lotta contro l’Ebola, destinati alla campagna di sensibilizzazione e prevenzione, ma anche ai bisogni logistici delle squadre in campo.
I paesi coinvolti hanno promesso inoltre maggiore collaborazione e comunicazione fra di loro.
Non esiste un vaccino o una cura contro il virus dell’Ebola, che si diffonde attraverso il contatto con fluidi corporei e uccide fino al 90% delle persone infette.
La malattia ha un periodo di incubazione compreso tra i 2 e i 21 giorni, e si manifesta con forti mal di testa, diarrea, vomito ed emorragie interne.
Senza fine
Senza fine. Oltre 2.400 morti e quasi 3000 feriti. È il bilancio drammatico del solo mese di giugno in Iraq, dove la situazione si fa sempre più delicata. A preoccupare è inoltre il numero sempre crescente di sfollati, che hanno superato il milione, in fuga dalle violenze del movimento jihadista Isil, che necessitano di acqua, cibo, alloggi, aiuti medici e protezione.