Ieri l’incontro tra Governo e Forum Terzo Settore sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ascoltiamo il servizio di Anna Monterubbianesi.
“Un confronto positivo” – così la portavoce Claudia Fiaschi – che auspica che siano accolte le proposte del Forum e che si lavori per un modello di sviluppo inclusivo che metta al centro la partecipazione delle persone anche attraverso il sostegno e il consolidamento dell’impresa sociale e dell’associazionismo, già duramente colpiti dalla crisi.
“Il Terzo settore può dare una grande spinta in questa direzione”. Sempre che la crisi politica in atto non faccia disperdere queste aperture. Infine la richiesta di attenzione alle modalità e ai tempi di erogazione delle risorse.
La formazione per guardare lontano
Torna Fqts, il percorso di formazione che da oltre 12 anni si rivolge al Terzo settore meridionale. Al centro di questa annualità i temi della co-programmazione, della dimensione comunitaria e dell’attivazione di relazioni per produrre sviluppo e cambiamento nei territori e nelle comunità. Per iscriversi al percorso formativo c’è tempo fino al 15 febbraio 2021.
Risolviamo problemi
Il Forum nazionale del Terzo settore è l’organizzazione più rappresentativa nel mondo del non profit, dell’associazionismo e del volontariato sociale italiano, con i suoi 158.567 enti. Per la portavoce nazionale Claudia Fiaschi, “il riconoscimento – appena confermato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – è di grande importanza, tanto più in un momento fondamentale per tutti coloro che sono impegnati nel dare risposte ai bisogni delle persone e delle comunità colpite dagli effetti della pandemia.”
Insieme è meglio
Solo unendo le forze si può uscire dalle emergenze. E’ questo l’insegnamento colto da due importanti realtà della cooperazione allo sviluppo, Amref Italia e il Comitato Collaborazione Medica, che hanno unito le forze e dato vita alla Fondazione Amref Ccm.
Ascoltiamo il direttore Guglielmo Micucci.
Allo stremo
Appello della presidente Arci, Francesca Chiavacci, al Governo. “Senza aiuti non possiamo più garantire la sopravvivenza delle nostre strutture e un terzo di queste non riaprirà. Servono misure e fondi concreti a sostegno dei nostri circoli, che svolgono un ruolo di promozione di una socialità sana e sicura e che in alcuni piccoli paesi, o nelle periferie rappresentano l’unico presidio di socialità e solidarietà.”
Un vaccino contro la solitudine
La proposta di Uneba, voce delle Rsa non profit: assieme agli anziani vacciniamo anche un familiare. Ascoltiamo il servizio di Anna Monterubbianesi.
Il vaccino contro il Covid 19 è fondamentale per le persone fragili accolte nelle Rsa e nelle strutture per persone con disabilità. Ma vaccinare insieme a loro anche un familiare sarebbe una scelta che potrebbe davvero fare la differenza contro la solitudine. Riallacciare le relazioni- dichiara il presidente di Uneba Franco Massi – sarebbe un vero “vaccino contro la solitudine” per l’anziano, oltre che una importante fonte di benessere psicofisico.
Vaccinazioni in arrivo
Fimmg, il sindacato dei medici di famiglia, insieme a Cittadinanzattiva sta realizzando una piattaforma digitale per definire le priorità sulle vaccinazioni anti-Covid e la prenotazione dei pazienti, che interagirà con quella nazionale. La piattaforma dovrebbe operare attraverso un algoritmo che, in base ai parametri caricati, la storia sanitaria del paziente, l’età, l’anamnesi, dovrebbe individuare le persone a rischio che devono essere vaccinate per prime.
Pensare al Paese
L’associazionismo è in campo. Acli e Arci si appellano al presidente della Repubblica e chiedono di trovare una soluzione della crisi politica, che dia un orizzonte certo all’Italia, a partire dal Recovery fund, dalla definizione di un piano vaccinale, al ritorno a una didattica a scuola, a ristori che sostengano le categorie più colpite. Il rischio è che l’instabilità venga scaricata soprattutto sui cittadini.
Questioni di priorità
Una petizione sulle carceri lanciata da La Società della Ragione onlus e rivolta al ministro Speranza e al commissario straordinario Arcuri ha già raccolto oltre 1.500 firme. Come nelle Rsa, anche negli istituti di pena il rischio di rapida diffusione del virus è molto alto. “Nelle carceri vivono e lavorano più di 100.000 persone; oltre a detenuti e detenute, anche operatori di polizia penitenziaria, personale socio-sanitario, amministrativo e di direzione. Potenziali diffusori del virus al di fuori”.
Voglia di normalità
A quasi un anno dall’inizio dell’emergenza gli studenti vogliono rientrare a scuola. Con la didattica a distanza si perdono stimoli, aumentano passività e rischio di dispersione scolastica. E’ l’appello di Sos Villaggi dei Bambini. L’Unicef rincara: chiudere le scuole per un altro anno avrà ripercussioni sulle generazioni future: sono state colpite competenze di base, dalla lettura alla matematica. A rischio anche la salute e lo sviluppo.




