La Sambenedettese ha donato a 44 bambini di Accumoli, Amatrice ed Arquata le magliette personalizzate ed autografate dai calciatori rossoblù. Ai ragazzi iscritti alla scuola calcio è stato regalato anche un borsone contenente il kit completo di rappresentanza.
Il giro panoramico è proseguito poi con l’ingresso negli spogliatoi e l’accesso al terreno di gioco dove i piccoli ed i loro genitori hanno incontrato alcuni calciatori rossoblù, con loro hanno effettuato qualche passaggio ed, infine, una sequenza di rigori con in porta il capitano della Samb. Ad attenderli in sala stampa, al termine del momento ludico, il mister rossoblù Stefano Sanderra il quale ha illustrato ai bimbi le regole per diventare un buon calciatore e risposto alle curiosità poste nel corso del dibattito. Infine, la consegna, a ciascun bimbo, di una maglietta autografata e personalizzata, da parte di capitan Pezzotti e di Mancuso.
Montepacini Soccer Dream
È il nome della squadra di calcio formata da ragazzi e ragazze con disabilità ed alcuni richiedenti asilo, nata dall’esperienza della Fattoria sociale di Fermo che unisce progetti e laboratori sulla cura degli animali e degli orti ad un centro socio-educativo-riabilitativo. Dallo scorso maggio giocano nel campionato del Csi per affermare il diritto a pari opportunità, autonomia ed indipendenza.
Da qui è iniziata l’avventura del Montepacini Soccer Dream, un’avventura impegnativa ma dal fortissimo significato sociale:. In campo i risultati faticano ad arrivare: la squadra è ultima in classifica e ha perso tutte le partite fin qui disputate, ma il dato sportivo ha un valore del tutto relativo: “E’ un movimento importante e significativo, che fa divertire noi che facciamo i tutor, loro che sono i principali artefici del progetto e i genitori che ci seguono costantemente – afferma Francesco Da Dio, l’allenatore della squadra -. Non abbiamo vinto mai, ma tutte le volte che giochiamo vinciamo per altri motivi”.
“Quando i nostri ragazzi escono dal campo sorridendo o esultano come se avessimo vinto i mondiali quando segniamo quattro gol, pur incassandone magari dieci, allora quelle partite non sono perse – conferma Gianni Cesca, fotografo della squadra e padre di Alex, uno dei giocatori – Quando mi hanno detto che volevano fare il campionato CSI pensavo non fosse possibile, invece poi mi sono dovuto ricredere. Gli ideatori del progetto hanno avuto una lungimiranza senza pari, questa è vera e propria inclusione. I ragazzi si divertono perché il calcio per loro era un sogno”.
Calcio contro il razzismo
Si riunisce oggi a Roma il gruppo dirigente della rete Football Against Racism in Europe per confrontarsi sulle esperienze europee di inclusione attraverso il gioco. L’incontro è promosso da Uisp e Liberi Nantes e gode del patrocinio dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. Interverranno rappresentanti di società sportive, dell’Uefa e dell’Unchr.
La sessione di apertura prevede il saluto del rappresentante dell’UNAR dr. Mauro Valeri e l’introduzione della presidente della rete Fare, Raffaella Chiodo Karpinsky che modererà la presentazione delle esperienze sul campo di squadre e associazioni. Rappresentanti di realtà europee della società civile racconteranno le esperienze di inclusione attraverso il calcio. Gli esperti in campo giuridico e normativo di organismi come l’ASGI (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) e l’ufficio legale dell”Associazione Italiana Calciatori, ci aiuteranno ad esaminare le problematiche attualmente esistenti in materia di iscrizione di giocatori e giocatrici ai campionati di livello amatoriale. Le domande che emergeranno dalle prime due sessioni dell’incontro verranno poi rilanciate nella tavola rotonda moderata da Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, dove si confronteranno Fiona May della FIGC e Patrick Gasser della UEFA, la rappresentante dell’Unhcr-Agenzia Onu per i rifugiati, e il parlamentare Filippo Fossati che approfondiranno il tema da un punto di vista legislativo.
Run for Art
Fino al 12 febbraio a Roma i 40 scatti finalisti del concorso europeo sui valori e l’etica olimpici. Ai nostri microfoni Novella Calligaris, Consigliere di presidenza della Fondazione Giulio Onesti che promuove la rassegna. (sonoro)
Carta etica dello sport
Promuovere una cultura dell’attività fisica come luogo di educazione a una vita sana, di amicizia e di solidarietà. È questo l’obiettivo dell’iniziativa del Comune di Udine che, dopo il via libera della giunta, sarà discussa dalla commissione Politiche sociali e diritti di cittadinanza. Il progetto è il risultato del lavoro dei referenti di associazioni sportive, genitoriali, delle scuole e dell’università.
La Carta etica dello sport si rivolge a tutti coloro che, a vario titolo, con ruoli e responsabilità diverse, hanno a che fare con la pratica sportiva: atleti, dirigenti, allenatori, genitori, tifosi, sponsor. Aderendo a questa proposta i dirigenti si impegnano ad esempio a “promuovere fattivamente la lealtà sportiva, contrastando con decisione corruzione e doping”; i tecnici e gli insegnanti si daranno come obiettivo “riconoscere il proprio ruolo di educatori, cercando di favorire la formazione integrale della persona e non solo lo sviluppo delle competenze tecnico-tattiche”; gli atleti si proporranno di imparare ad “accettare serenamente il responso del campo, anche quando è sfavorevole, rispettando le decisioni dell’arbitro e rifiutando la cultura del sospetto”; i genitori si impegneranno a “non assolutizzare l’impegno sportivo e riconoscere ai propri figli il diritto a non essere dei campioni, evitando di proiettare su di loro aspettative di successo a tutti i costi.
“Con questa iniziativa lo sport viene riconosciuto come importante veicolo di benessere e di crescita personale e perciò diritto di tutti i cittadini – sottolinea l’assessore all’Educazione, Sport e Stili di Vita, Raffaella Basana – Per fare in modo che questo documento sia effettivamente un punto di riferimento nel mondo dello sport, l’amministrazione comunale intende impegnarsi in un percorso di riconoscimento e valorizzazione delle associazioni virtuose”.
Podio sostenibile
Le medaglie di Tokyo 2020 fatte con vecchi telefoni e pc: da aprile in oltre 2400 negozi giapponesi saranno installati contenitori per raccogliere dispositivi elettronici mal funzionanti o obsoleti. Dalle 8 tonnellate che si prevede di raccogliere sarà ricavato il metallo per la produzione delle 5 mila medaglie da consegnare agli atleti dei Giochi Olimpici e Paralimpici.
E’ un progetto che coinvolge l’intera nazione quello presentato dagli organizzatori dei Giochi previsti nel 2020: un’iniziativa che risponde anche alla Raccomandazione 4 dell’Agenda Olimpica 2020 che stabilisce il criterio della sostenibilità in tutti gli aspetti della progettazione e dell’esecuzione dei Giochi. Due aziende sono state incaricate di gestire il progetto nel corso dalla riunione del Consiglio esecutivo di Tokyo 2020: sono la NTT DoCoMo e la Japan Environmental Sanitation Center (JESC). A partire dal mese di aprile 2017 dei contenitori per la raccolta saranno installati in più di 2.400 negozi di NTT DoCoMo e in alcuni uffici pubblici in tutto il paese.
“Credo che il progetto delle medaglie di Tokyo 2020 sia un’iniziativa straordinaria, che impegna tutto il Giappone nel realizzare le medaglie olimpiche e paralimpiche”, dice Daisuke Ikezaki, medaglia di bronzo con il Giappone nel wheelchair rugby a Rio 2016, uno dei testimonial che promuove l’appuntamento nipponico previsto fra tre anni. Come lui, anche il ginnasta olimpico Kohei Uchimura: “Computer e telefoni sono diventati strumenti molto utili, ma penso che sia uno spreco eliminare i dispositivi ogni volta che c’è un progresso tecnologico e appaiono nuovi modelli. Quando non servono più, è bene non sprecare niente, e credo che dietro questo progetto di riutilizzo dei metalli ci sia un messaggio importante per le generazioni future”.
Il nido del grifone
Ha debuttato domenica scorsa allo stadio Ferraris, in occasione di Genoa-Sassuolo, il primo asilo sotto la gradinata, in cui lasciare i figli mentre si segue la partita della squadra del cuore. Ideato dall’Associazione dei Club Genoani, è rivolto a bambini dai 3 ai 6 anni, che saranno seguiti da educatori qualificati della cooperativa sociale Moby Dick.
Secondo i promotori, è “il primo del genere in Italia”: allestito nella “pancia” della Gradinata Nord, cuore del tifo genoano, nei locali del Little Club. La cooperativa sociale Moby Dick gestisce nel capoluogo diversi asili nido, e darà vita a un laboratorio ludico-didattico. L’iscrizione è riservata all’inizio ai figli dei tifosi abbonati in Gradinata, ma si pensa di allargarla in futuro ad altri possibili fruitori: si prenota via mail entro il venerdì prima della gara e si portano i bimbi a partire dalle 14.30; alle 17 si ritirano. Il costo è di 6 euro per le prime due partite, poi 12.
A galoppo
Anche nel 2017 l’ippodromo romano delle Capannelle ospiterà il progetto “Sport e cavallo come veicoli sociali”. L’iniziativa è partita lo scorso novembre con il coinvolgimento di famiglie e ragazzi con disabilità che ogni venerdì mattina sono stati impegnati in attività di avvicinamento e di pratica dell’equitazione.
Obiettivo principale del progetto è offrire ad atleti diversamente abili un percorso verso l’autonomia, la valorizzazione dell’individuo attraverso il potenziamento delle sue abilità, un percorso che comprenda occasioni di aggregazione e socializzazione e, soprattutto, una porta sul mondo dell’equitazione come pratica sportiva adattata o come attività ludica.
Inaugurata a Livorno la CiclOfficina ControPedale
La CiclOfficina è un progetto di inclusione sociale e di promozione del riciclo e della sostenibilità nato all’interno del Tavolo Giovani del Comune di Livorno che vede protagonisti alcuni ragazzi richiedenti asilo ospiti nelle strutture di accoglienza che Arci Solidarietà gestisce sul territorio. All’inaugurazione erano presenti oltre 50 persone, tra cui i quattro ragazzi protagonisti del laboratorio, Stefan Kouami, Cristopher Andrew, Daouda Guinka Ousmane e Jerry Isogie. Al centro dell’attenzione e della piazza c’è l’inclusione delle persone e dei materiali: “Niente è abbandonato, niente è senza speranza, niente è rifiutato, ma a tutto e a tutti è data una possibilità creativa nuova, un foglio bianco su cui scrivere una storia pronta a cominciare”.
Le aste pubbliche, oltre a dare la possibilità di ‘mettere in piazza’ le biciclette prodotte, saranno un momento di gioco, di conoscenza e di scambio con questa nuova e vivace realtà. Durante le aste verranno coinvolti artisti della città nella veste di banditori e i ciclo-riparatori avranno così l’occasione di presentare ed esibire i prodotti realizzati.
Per tre giorni alla settimana (martedì, mercoledì mattina e venerdì pomeriggio), la CiclOfficina è aperta ai cittadini che vorranno portare lì i propri rottami per un restyling a prezzi popolari. Previsto anche il ritiro a domicilio, per informazioni contattare la pagina facebook CiclOfficina Contropedale. E’ allo studio del Comune di Livorno una collaborazione con Aamps, perché i rottami siano destinati direttamente alla CiclOfficina anziché alla discarica.
Il giorno dell’inaugurazione, alle domande dei giornalisti i ragazzi della CiclOfficina hanno risposto così: “Siamo contenti di poterci impegnare in qualcosa di concreto e ci sentiamo molto fortunati: in tanti sono venuti a trovarci e ci hanno accolto bene”. (Fonte: ArciReport)