Una proposta di legge bipartisan, depositata alla Camera da 21 deputati, propone che il 5% dei ricavi complessivi provenienti dai diritti radio-televisivi del calcio sia destinata allo sport sociale e paralimpico. L’idea prende spunto dal modello francese.
Primo firmatario della proposta di legge è Giulio Marcon di Sinistra Italiana. «Il meccanismo è semplice» spiega. «Si tratta di chiedere un piccolo sacrificio al ricco mondo del calcio per sovvenzionare lo sport dilettantistico, quello sociale e delle persone con disabilità». Una proposta che prende spunto dal modello francese. Il 5% di ogni club sarà diviso nel 3% da destinare alle attività sportive di carattere sociale e paralimpiche, mentre il 2% andrà a finanziare i settori giovanili di tutte le società sportive. Un sistema che «è anche un modo per evitare gli effetti parossismi del gigantismo economico tipici dello sport spettacolo». Così come spiega Marcon, in Francia vige una legislazione ad hoc che regola la vendita dei diritti tv promulgata il 16 luglio 1984, poi aggiornata ed emendata nel ’92 e nel 2003. Ad oggi «la normativa non ha avuto riflessi negativi sui guadagni». I criteri, i termini e le modalità di versamento della quota saranno stabiliti da un apposito decreto del presidente del Consiglio, sentito il ministro dello Sviluppo economico, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e con il parere delle Commissioni parlamentari competenti.
Spiaggia libera
Con una lettera agli enti competenti, Uisp Roma, Libera e Le grand coureur, soggetti affidatari di un tratto di litorale ad Ostia, hanno comunicato la nullità della convenzione-contratto. Domenica prossima le associazioni consegneranno area e manufatti all’amministrazione comunale.
Con una lettera inviata lunedì 18 aprile al Dott. Francesco Paolo Tronca Commissario Straordinario del Comune di Roma, al Dott. Ugo Taucer Sub-Commissario Referente per il Municipio Roma X , al Dott. Domenico Vulpiani Commissione Straordinaria Municipio X e all’ Arch. Cinzia Esposito Direttore del Municipio X, le associazioni Uisp Roma, Libera e Le Grand Coureur componenti dell’ATI affidatari della Spiaggia Libera – S•P•Q•R spiaggia libera attrezzata del comune di Roma hanno comunicato la nullità della convenzione-contratto per violazione di norme imperative con relativa riconsegna delle aree e manufatti presenti sul litorale di Ostia il prossimo 22 aprile all’Amministrazione comunale. A un anno dall’inaugurazione della Spiaggia Libera SPQR, una spiaggia aperta e libera per i cittadini romani, diventata uno spazio partecipato, sostenibile, inclusivo, accessibile, nel rispetto dell’ambiente e del lavoro pulito, si riscrive un altro capitolo oscuro in un luogo – Ostia – dove il mare è diventato troppe volte oggetto di illegalità, abusi e irregolarità diffuse, quando non addirittura luogo privilegiato per il riciclaggio di denaro dei clan.
Motivo della restituzione della spiaggia – commentano Uisp, Libera e Le Grand Coureur – la avvenuta scoperta improvvisa di una determina del 2010, omessa in sede di bando e di firma della convenzione, che chiedeva ai precedenti gestori di abbattere il chiosco/bar in quanto abusivo, ovvero la struttura oggi presente in spiaggia. Scoperta ancora più sorprendente visto che lo stesso Municipio con lettera protocollata, aveva comunicato in data 18 marzo 2015 l’esatto contrario: che la struttura era parte della dotazione della spiaggia e regolarmente utilizzabile ai fini di una migliore erogazione dei servizi. La determina del 2010 è un atto totalmente sconosciuto alla Uisp, Libera e Le Gran Coureur. Un documento reso noto dal Municipio all’ATI non in sede di bando, né tanto meno di firma della convenzione con lo stesso X Municipio, ma solo in data 30 marzo 2016 a seguito di un esposto presentato dall’ATI affidataria alla Procura di Roma. L’emergere oggi di tale determina, rende di fatto nullo il bando e la convenzione stessa.
Ancora una volta tante ombre avvolgono il X Municipio con documenti sconosciuti che improvvisamente ricompaiono in precisi momenti. Del resto il fatto che questi documenti appaiano oggi non è casuale: a ridosso dell’apertura della stagione balneare, mettendo in crisi un progetto, sotto il profilo economico e di immagine per le associazioni affidatarie della spiaggia.
“Il nostro impegno – concludono Uisp e Libera, Le Gran Coureur – su quel tratto di arenile viveva per la realizzazione di un progetto con precise caratteristiche. Oggi mancano le condizioni per realizzarlo e invano abbiamo sperato in un segnale di discontinuità che oggi scopriamo mai decollato. Il municipio è responsabile della situazione e per questo in data 22 aprile riconsegneremo all’Amministrazione comunale, un anno prima della fine della nostra convenzione, le aree e i manufatti, al fine di consentire il libero accesso in spiaggia dei cittadini e l’organizzazione del relativo servizio a cura e spese della medesima Amministrazione comunale. Lo facciamo restituendo una spiaggia in condizioni fisiche migliori di come l’abbiamo trovata. Abbiamo fatto emergere le sue criticità, così come sta emergendo la sua reale condizione amministrativa. Il bando che ha generato l’attuale condizione era frutto di errori e omissioni su cui indagherà la procura. Oggi è tempo di restituire al municipio il bene, affinchè vengano risolte le sue criticità e si proceda a un nuovo bando, con tutti i crismi di legalità e trasparenza per consentire finalmente al mare di Roma d’essere gestito nel rispetto dell’interesse pubblico, dell’ambiente, di un’imprenditoria sana e della libera fruizione dei cittadini”.
“Se un progetto imprenditoriale e sociale al tempo, che punta alla legalità e alla trasparenza, si colloca in un contesto di illegalità e di opacità, il progetto è destinato a fallire. Noi abbiamo portato legalità e trasparenza, ma dovevano essere le istituzioni a rimuovere illegalità e opacità. Non possiamo dire che ciò sia avvenuto. Ci sono stati dei tentativi, anche importanti e coraggiosi, ma evidentemente con forze impari. Abbiamo sin dal primo momento ricercato un rapporto, costante, collaborativo e trasparente con l’amministrazione per evitare che l’insieme di opacità che via via emergevano, ci impedisse di muoverci nella giusta direzione. Non è stato possibile e non certo per volontà nostra. Se ciò sia stato solo l’esito di un’amministrazione insufficiente e lenta o se, invece, sia stato la conseguenza di un comportamento mirato, tendente a ledere e ostacolare la nostra esperienza, saranno gli organi competenti a stabilirlo. Siamo stati sin da subito oggetto di pressioni e attacchi mediatici. Questo convergere sempre crescente di attenzioni poco amichevoli nei nostri confronti da soggetti differenti, ma poi risultati essere profondamente legati tra loro, è stato il metro con cui abbiamo misurato la volontà di intimidirci e isolarci. Noi non ne usciamo sconfitti, perché la partita che volevamo giocare non ce l’hanno fatta nemmeno iniziare. Abbiamo capito sulla nostra pelle cosa possa significare in termini di fatica, di pressioni e di aggressioni quotidiane, tentare di portare modelli di gestione trasparenti e legali dentro territori ammalati di mafiosità.
Malgrado ciò abbiamo ottenuto risultati che, da soli, restituiscono la misura del lavoro svolto:
– un numero di scontrini battuti tra i più alti nella storia di questa località balneare dalla sua fondazione, in una sola stagione;
– un numero importante di lavoratori contrattualizzati in piena regola nell’arco di una singola stagione;
– il numero più basso di barriere per l’accesso al mare, di fatto tendente a zero, tutto l’anno;
– il numero più alto di fontanelle di acqua potabile gratuita: 4;
– un numero di bagnini in rapporto al fronte mare di 1 ogni 50 metri;
– attività sociali, aggregative e di studio di portata nazionale;
E infine restituiamo al Comune luoghi e strutture in condizioni migliori, molto migliori, di quando ci sono stati consegnati. E ne andiamo fieri. Ne traiamo una straordinaria lezione, che vogliamo continuare a mettere nel futuro, ancora una volta, al servizio di Ostia, delle sue forze sane e delle istituzioni democratiche”.
Super League
A Oristano è nata una Lega di calcio a 5 integrato, giocato da persone con disabilità e dipendenti d’azienda coinvolti sul campo al fianco dei ragazzi. Il torneo si giocherà anche a Milano e Cernusco sul Naviglio. Al progetto partecipano associazioni, cooperative e società sportive.
La caratteristica distintiva della Super League è proprio che ogni squadra è formata da atleti con diverse competenze ed abilità, con l’obiettivo di ‘fare squadra’ oltre ogni differenza e pregiudizio. Le formazioni saranno a composizione mista, per abilità e per genere. Alle giornate sportive parteciperanno gli atleti con disabilità delle associazioni, unitamente agli operatori sociali e ai giocatori volontari provenienti dal mondo delle aziende. Professionisti di diversi settori, dipendenti delle aziende coinvolte, potranno praticare sport e sperimentare momenti di aggregazione in un contesto nuovo. Le tre squadre che daranno vita al torneo di Oristano nascono dall’abbinamento tra market Frongia e l’associazione I Fenicotteri, Sechi informatica e Asd Il Gabbiano, Fabì e Sporty. Super League, promossa dall’Associazione sportiva dilettantistica e di promozione Sociale PlayMore! gode del sostegno della Gazzetta dello Sport e di una vasta platea di partner, nasce per promuovere l’attività sportiva rivolta a persone con disabilità, incoraggiare la partecipazione attiva di tutti i cittadini alle attività sportive, favorire la coesione sociale e l’inclusione, promuovere una cultura sportiva etica e valorizzare lo sport come veicolo di cultura.
A Oristano è organizzata con il patrocinio degli Assessorati allo Sport e ai Servizi sociali del Comune.
Roma-Olimpia-Atene
È il percorso della ciclopedalata partita ieri dalla Capitale a cui partecipano anche quattro atleti non vedenti. Una volta arrivati in Grecia, si uniranno alla cerimonia di accensione della fiaccola olimpica. Otto le tappe per una distanza di oltre 1200 chilometri.
Tra i 32 cicloturisti che aderiscono all’iniziativa, eta’ media 64 anni, ci sono 4 non vedenti, che pedaleranno in tandem. Il viaggio in bicicletta partira’ da Roma e, percorrendo prevalentemente la Via Appia Antica, arrivera’ fino al porto di Bari, dove i 32 si imbarcheranno alla volta della Grecia. Il 21 aprile a Olimpia, i partecipanti alla pedalata si uniranno alla cerimonia di accensione della fiaccola olimpica per poi ritrovarsi, due giorni dopo, allo stadio Panatenaico nella capitale greca. Alle 8 tappe, che copriranno una distanza di circa 1200 km, si unira’ anche Annunziato Pellegrini, “nostro capitano, ragazzo di 81 anni” come lo definisce Andrea Perugini, presidente di “Pedalando nella storia”, associazione organizzatrice dell’evento, a cui ha collaborato anche ACSI (Associazione Nazionale Sport, Cultura e Tempo Libero).
“Costruiamo legalità con lo sport”
Domani Gianni Maddaloni sarà ad Andria per esportare il suo progetto in atto a Scampia. Il servizio di Elena Fiorani.
Il maestro di judo e campione olimpico porta in giro per l’Italia il suo impegno per la costruzione di una società civile attraverso lo sport, la cultura e la legalità, come da tanti anni fa a Scampia, quartiere degradato di Napoli, dove lotta per coinvolgere con lo sport l’intera famiglia, dando la possibilità di fare attività con le sole quote “sociali” dei genitori e iscrivendo gratuitamente i figli. Sempre attento alle problematiche delle disuguaglianze sociali, soprattutto tra i bambini, porta avanti un’associazione in prima linea per il recupero di giovani in difficoltà e con disabilità. Maddaloni punta a creare una “cittadella dello sport” in ogni quartiere disagiato d’Italia, dove i giovani potrebbero essere recuperati attraverso uno sport inclusivo ed economicamente accessibile
Sport stupefacente
È il progetto promosso dal Centro Sportivo Italiano con il supporto della Fict, che coinvolgerà otto istituti scolastici superiori e mille ragazzi, al fianco di capitani molto speciali, che provengono dalla Comunità terapeutica del Ce.Re.So. Si giocherà a calcio e si proverà a discutere con i giovani del tema delle droghe.
6 ragazzi su 10, nelle scuole, fanno uso di droghe leggere. I dati, allarmanti, sono stati diffusi nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto socio-sportivo #SportStupefacente, promosso dal Centro Sportivo Italiano (CSI) e patrocinato dal Ministero della Salute e dal Ministero del Welfare, con il supporto della Presidenza Nazionale della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche (FICT).
Un progetto-pilota per l’intero sistema scolastico nazionale, la cui cabina di regia è a Reggio Calabria; un’iniziativa rivolta agli studenti degli istituti superiori colta da ben 8 realtà del territorio provinciale reggino. Da Locri a Cinquefrondi, non solo si scenderà in campo, fronteggiandosi in un campionato studentesco, ma si proverà a discutere con i ragazzi del tema delle droghe, grazie alla sensibilità del Provveditorato degli Studi e della Consulta Provinciale degli Studenti, e con la collaborazione di “testimonial”-capitani singolari. Saranno, infatti, gli utenti della Comunità Terapeutica del Ce.Re.So. a condividere la loro esperienza negativa, per evidenziare – altresì – tutte le possibilità positive di una vita basata sul divertimento sano, quale lo Sport tra amici. Fondamentale è stato il supporto delle Istituzioni e delle Organizzazioni locali, quali il Dipartimento delle Dipendenze Patologiche dell’ASP di Reggio Calabria, la Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria ed il Centro Servizi al Volontariato (CSV) “Dei Due Mari” di Reggio Calabria.
«Una sfida da vincere», ha dichiarato Paolo Cicciù, presidente provinciale e consigliere nazionale del CSI, «perché purtroppo il problema del consumo in età scolare delle droghe sembra essere uscita dall’agenda mediatica. Così non deve essere: questa può rappresentare una “bomba” sociale, da disinnescare con tutti gli strumenti a nostra disposizione. Lo Sport azzarderei dire che può avere un impatto, addirittura, terapeutico per ripristinare una scala di valori, fatti di sacrifici e passione, che spesso il “divertimento” facile porta a dimenticare ».
Il progetto, che nella fase operativa è iniziato da poche settimane, è stato presentato alla Sala “Federica Monteleone”. I lavori, moderati da Paolo Cicciù, hanno visto i saluti istituzionali inviati dal Presidente del Consiglio Regionale, Nicola Irto, impossibilitato ad essere presente, nonché gli autorevoli interventi del Presidente nazionale della FICT, Luciano Squillaci, della Direttrice del Dipartimento delle Dipendenze dell’ASP di Reggio Calabria, Caterina De Stefano, e del Presidente del CSV “Dei Due Mari”, Giuseppe Bognoni. Hanno proposto il loro punti di vista sul tema e sul progetto anche i rappresentanti della Consulta Provinciale degli Studenti.
«Credo sia rivoluzionario immaginare che delle vite segnate dalla droga», spiega Cicciù, «possano essere degli esempi per i nostri giovani. Ma secondo noi è un modo per indicare la strada maestra. Non è con una canna che raddrizzi le tue giornate, anzi. L’invito che facciamo ai nostri giovani è di “farsi” di Sport e non rifuggire in altri “sballi” che illudono e poi desertificano».
Futebol: um sonho sem fronteiras
È il progetto della Regione che ha portato in Umbria due ragazzi dalla favela brasiliana di Santa Marta per allenarsi con i giocatori delle due squadre di calcio di Serie B umbre, Perugia e Ternana. I giovani sono stati scelti in base ai risultati di studio e sportivi.
“Oggi vediamo con soddisfazione concretizzarsi un progetto a cui come Regione abbiamo fortemente creduto e che ha portato in Umbria due ragazzi dalla Favela brasiliana di Santa Marta per visitare la nostra regione e per allenarsi con i giocatori delle due squadre di calcio di Serie B dell’Umbria, Perugia e Ternana”: ha detto il vicepresidente della Regione Umbria con delega allo sport, Fabio Paparelli, presentando l’iniziativa di cooperazione internazionale allo sviluppo tra Umbria e Brasile, “Futebol: um sonho sem fronteiras”, rivolta ai giovani della Favela di Santa Marta di Rio de Janeiro. “L’idea di questo progetto in favore dei ragazzi di Santa Marta, dove da anni la Regione Umbria è impegnata in un serie di attività di cooperazione – ha spiegato il vicepresidente Paparelli – è nata durante la partecipazione della Regione Umbria al progetto di Brasil Proximo di Rio de Janeiro, ultimo e più importante programma di collaborazione delle Regioni Italiani con il Governo brasiliano che ha visto la Regione Umbria capofila di partenariti territoriali italo-brasiliani in materia di sviluppo economco locale, pmi, cooperativismo, economia della cultura e politiche sociali. Un importante programma, cofinanziato dal Ministero Affari Esteri italiano, realizzato da Sviluppumbria e che ha coinvolto 5 regioni italiane (con l’Umbria in qualità di capofila, oltre alle Marche, alla Liguria, la Toscana e l’Emilia Romagna) impegnate per lo sviluppo locale integrato del Brasile”.
“Grazie a Brasil Proximo – ha aggiunto Paparelli – siamo riusciti a costruire una rete di dialogo e collaborazione internazionale che ci ha permesso, tra le altre cose realizzate, anche di realizzare il progetto grazie al quale abbiamo invitato in Umbria i due ragazzi della favela che avevamo visitato in precedenti occasioni”. “I ragazzi sono stati scelti dall’Istituto Brasileiro de Anàlises Sociais e Econòmicas in base ai risultati conseguiti negli studi e nel calcio e a loro stiamo offrendo una sorta di viaggio premio incentrato su uno sport popolarissimo tra i ragazzi brasiliani e italiani. Ovviamente, oltre ad allenarsi con le due principali squadre di calcio della nostra regione, fino al 17 aprile visiteranno l’Umbria”.
Concludendo, il vicepresidente Paparelli ha riferito che, “grazie anche alle collaborazioni attivate con i diversi soggetti che hanno aderito all’iniziativa, tra cui l’Adisu, i giovani ospiti che hanno già soggiornato una settimana a Perugia, si trasferiranno per la seconda parte della loro permanenza, a Terni. Questa iniziativa, che speriamo di poter ripetere anche nei prossimi anni, testimonia come lo sport sia realmente un fattore di crescita, di incontro multiculturale, di scambio, di promozione della persona e di inclusione sociale, come più volte peraltro ricordato anche dall’Onu, dall’Unione europea e dal Comitato internazionale olimpico.
Ithamar Silva, dopo aver ricordato che Edson dos Santos Felipe ha 17 anni, frequenta il primo anno della scuola superiore pubblica (alla quale in Brasile si accede dopo 9 anni di scuola primaria) e Thales Augusto Montes, 15 anni, frequenta l’ultimo anno di scuola primaria privata alla quale ha potuto accedere con una borsa di studio per i suoi meriti scolastici, ha riferito che “i due giovani sono coinvolti in molte attività che per favorire l’inclusione sociale dei ragazzi della Favela di Santa Marta e sono stati individuati perché hanno una vera passione per il calcio e perché frequentano la scuola con profitto e impegno. Dal canto loro i due giovani brasiliani hanno manifestato gioia e molto entusiasmo per l’esperienza che stanno vivendo che hanno definito “bella e impegnativa e che ha permesso loro di conoscere un mondo nuovo e nuove persone, divertendosi tanto”.
Il viaggio di Mila
Dal Friuli a Lampedusa in bici, 2 mila chilometri per parlare di disagio psichiatrico, incontrando utenti e familiari. È l’impresa di una donna di 59 anni, diabetica, operatrice della riabilitazione. In due mesi, oltre a pedalare, parlerà di disagio psichiatrico, incontrando utenti e familiari.
“Passo e porto un’esperienza”. Mila Brollo risponde così quando le si chiede chi sta incontrando nelle tappe del suo viaggio attraverso l’Italia. Friulana, 59 anni, diabetica, Mila Brollo è partita da Gemona del Friuli, il suo paese, lo scorso primo aprile e punta ad arrivare entro due mesi a Lampedusa in sella alla sua bicicletta, una FuturE bike realizzata da tre imprenditori torinesi impegnati da anni nel settore delle energie alternative che hanno deciso di accompagnarla in questo viaggio.“Sono partita per un problema di salute, per rimettermi in sesto, perché pedalare aiuta – racconta – ma poi ho pensato di utilizzare questo viaggio per dare risonanza ad alcuni temi che mi stanno a cuore”. Così ha coinvolto i media e ha imparato a usare i social, “cosa non semplice alla mia età”, per raccontare questo viaggio. Mila di mestiere fa l’operatrice della salute mentale e ha pensato che questa era un’ottima occasione per sensibilizzare su un tema, “di cui si parla troppo poco”. Poi c’è il tema dell’ecosostenibilità, della bicicletta come riabilitazione. Lo ha scritto anche suo blog Biciterapia, “la bicicletta fa il mio stesso mestiere, riabilita”. E ancora l’idea di parlare di cose serie in modo positivo, trasversale, per colpire l’immaginario. Proprio come questo viaggio. “Viaggio da sola, con un piccolo bagaglio e una borsa con le attrezzature per fare i controlli sul diabete e mandare i dati alle due università che mi seguono per la loro ricerca”. Durante il viaggio, infatti, Mila sarà monitorata da uno staff medico dell’Università di Trieste e da un ricercatore dell’Università di Pisa. Nella sua ‘impresa’ è sostenuta da Fareassieme.fvg, associazione composta da utenti, familiari, operatori della salute mentale e fa parte del movimento nazionale di Parole ritrovate. Il viaggio è patrocinato dalla Fiab, la Federazione italiana amici della bicicletta, In quattro giorni Mila ha percorso 330 chilometri, poco più di 80 al giorno, “ma dopo Bologna dovrò rallentare – dice – perché iniziano gli Appennini”.
Mila Brollo. Nei posti in cui si ferma Mila Brollo fa incontri con utenti dei servizi di salute mentale, i loro famigliari, gli operatori, “io passo e se c’è qualcuno che vuole parlare, mi può chiamare”. L’arrivo nel bolognese è previsto l’8 aprile, a Crevalcore, paese seriamente danneggiato dal terremoto del 2012, dove incontrerà il sindaco Claudio Broglia. “Quest’anno è il quarantennale del terremoto del Friuli, avvenuto il 6 maggio 1976 – racconta – La mia vita e quella del mio paese, che è stato raso al suolo, sono state sconvolte quel giorno. Per questo ho deciso di incontrare altre realtà terremotate, per portare la testimonianza che la ricostruzione si può fare, in Friuli c’è stata”. A Bologna Mila Brollo arriverà il 9 aprile grazie a Roberto Morgantini, di cui è amica e con cui ha collaborato per le Cucine popolari (i 603 mattoncini donati come bomboniera agli invitati al matrimonio di Morgantini sono stati realizzati da 40 ragazzi del centro di salute mentale di Gemona, in cui lavora Mila) e anche all’iniziativa dei Cartoneros. “Grazie a Roberto, il 9 a Bologna incontrerò il Comune, il dipartimento di salute mentale, le associazioni”. Gli appuntamenti successivi sono previsti a Prato l’11 aprile e a Roma dal 26 al 28. Il punto finale del viaggio è l’isola di Lampedusa, una scelta non casuale, dove è previsto un incontro con il mondo allargato della salute mentale, utenti, familiari, operatori, amici. “Nella salute mentale abbiamo lavorato tanto per aprire le porte da Basaglia in poi e adesso non siamo capaci di aprire altre porte – dice – e poi in psichiatria si dice che non basta aprire la porta ma bisogna andare incontro. Ecco io sto andando incontro”. L’idea di arrivare a Lampedusa è arrivata vedendo cosa accade in Friuli, realtà di transito dei rifugiati. “Non poteva stare lì senza fare niente – conclude – Il mio viaggio è niente in confronto a quello che hanno fatto queste persone, la mia fatica la dedico a loro”. (lp)
“Roads to Olympia”
È il film che uscirà all’inizio dei Giochi Olimpici di Rio. Protagonisti tre atleti di Arabia Saudita, Brasile e Russia che con passione e sacrificio vinceranno la sfida contro omofobia e discriminazioni sociali. I produttori stanno finendo di girarlo grazie ai fondi raccolti con un progetto di crowdfunding.
Muna ha solo un sogno oltre il calcio: guadagnarsi l’approvazione e il rispetto di suo padre. Ma nella società in cui vive, quella maschilista e conservatrice dell’Arabia Saudita, ciò sembra impossibile. Eppure fino a pochi anni fa sembrava anche impossibile che le donne saudite partecipassero ai Giochi Olimpici, l’evento sportivo per eccellenza. Invece alle Olimpiadi di Londra del 2012 hanno conquistato la scena atlete come Sarah Attar (nella foto in apertura) e Wojdan Shaherkani. Le due giovani ginnaste dell’Arabia Saudita hanno ricevuto standing ovation per il loro coraggio di eccellere ma soprattutto per la tenacia nel perseguire un sogno (diventare delle sportive riconosciute) che fino ad allora il loro Paese, islamico e tradizionalista come lo sono tra gli altri Qatar e Brunei, aveva negato a tutte le donne.
Quella di Muna è la storia di tante altre donne (saudite e non) determinate e coraggiose, che combattono per i loro sogni, i loro diritti e contro gli stereotipi socio-culturali. In Arabia Saudita, infatti, la cultura dello sport femminile non solo è molto poco diffusa, ma oltretutto vi sono discipline come il calcio considerate addirittura indecenti per una donna.
Anche le storie di Manuel e Roman sono testimonianze della discriminazione sociale ma, al contempo, incarnano la forza di abbattere muri di pregiudizi. Manuel è un wrestler brasiliano che cerca nello sport quell’opportunità di riscatto negata dalle sua vita disagiata e dal suo passato turbolento. Roman è un cittadino russo omosessuale, in eterno conflitto con un padre (e politico) a favore delle leggi anti-gay. Il suo sogno è partecipare alla gara di decathlon delle prossime Olimpiadi ed emergere così da una vita consumata nel silenzio e nell’anonimato.
Insieme a Muna, Manuel e Roman sono i protagonisti del film Roads to Olympia, una pellicola assolutamente promettente che uscirà in occasione dei Giochi di Rio de Janeiro, in programma dal 5 al 21 agosto. I creatori di Roads to Olympia collaborano con ONG che si occupano di diritti LGBT, disparità economiche, parità di genere e pari opportunità. Il vero protagonista del film è la solitudine individuale di fronte alle sfide e alle ingiustizie della vita. Anche per questo la sua realizzazione sta avvenendo tramite un crowdfounding. “Si tratta di un modo per sensibilizzare il pubblico a tematiche scomode che vanno contrastate insieme”, spiega la coproduttrice Katherine Randel.
Girato tra New York, Amman e Rio (in Russia e Arabia Saudita ci sarebbero state pressioni e censure visti i temi delicati trattati, dall’omofobia e alla difesa dei diritti delle donne), il film uscirà in concomitanza con l’apertura dei Giochi.
In Brasile la vigilia della manifestazione è sempre più agitata. Dalla criminalità di strada alla sicurezza pubblica, dall’inquinamento alla crisi energetica, dall’instabilità politica che sta mettendo a serio rischio la tenuta del governo del presidente Dilma Rousseff alle tensioni sociali, sono molti i problemi che stanno contraddistinguendo il percorso di avvicinamento a questi Giochi, nonostante la splendida cornice brasiliana in cui si svolgeranno.
I riflettori del mondo sono tutti puntati su Rio e, anche grazie all’uscita di Roads to Olympia, un grande evento sportivo come le Olimpiadi sarà l’occasione per affrontare tematiche di cui ancora oggi si continua a parlare poco: l’intolleranza, l’omofobia, le discriminazioni sessuali e sociali nei confronti di chi, a torto, continua a essere considerato diverso.
Salute in movimento
L’Uisp ha presentato a Roma l’edizione italiana della “Strategia sull’attività fisica per la Regione Europa 2016-2025 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”. L’attività motoria è al centro delle strategie per la tutela e prevenzione della salute dei cittadini. Sentiamo il commento della ministra della salute Beatrice Lorenzin. (sonoro)