“Contro il non profit”, reazioni …a catena

di Admin GRS

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Ucopertina libro moroNA CHIACCHIERATA “CONTRO-CORRENTE”   CON  GIOVANNI MORO, AUTORE DEL LIBRO CHE HA SUSCITATO MOLTE REAZIONE NEL SETTORE DEL NON PROFIT DAL TITOLO PROVOCATORIO “CONTRO IL NON PROFIT”

Ho avuto modo di incontrare Giovanni Moro nella tre giorni del seminario del MoVI a Paestum, un caldo fine settimana di inizio ottobre. Devo dire che ho subito apprezzato la disponibilità e la “socialità” che Giovanni Moro ha manifestato, ed a cui ho subito risposto con grande ammirazione e stima per la persona, non celando  allo stesso tempo l’interesse-curiosità  ad approfondire alcuni aspetti relativi alle reazioni che il suo ultimo libro “Contro il non profit” ha suscitato. Ci siamo dati, quindi, un appuntamento telefonico per i giorni successivi, cui ho dato seguito con la chiacchierata-intervista che mi ero ripromessa di effettuare, che riporto di seguito.

Entrando subito nel cuore dell’argomento, senza soffermarmi sui contenuti del libro, ormai noti a molti,  ho chiesto a Giovanni Moro che tipo di reazioni ha suscitato, fino  ad ora, l’avere messo a nudo alcune realtà “scomode”  di una grande parte del mondo  associativo del Terzo settore italiano.

R – A parte quelli già fissati, sono circa una trentina gli incontri  effettuati,   quindi un campione rappresentativo. Ho incontrato, da una parte, persone che lavorano ed operano in questo magma del non profit, e, dall’altra parte, pubblico normale, cioè cittadini, per esempio nei  festival letterari, eccetera, e allora le due reazioni sono abbastanza diverse. Il pubblico normale casca dalla sedia, nel senso che c’è una verifica di quello che poi nel libro avevo scritto, ma  non pensavo fosse così forte, un divario  enorme tra la rappresentazione che nella cultura di massa c’è di queste organizzazioni, e la realtà delle stesse. E quindi la gente quando sente raccontare com’è questa invenzione del non profit, e quali sono le sue conseguenze nella realtà, non ci crede, perché pensa che sono organizzazioni che si occupano solo di situazioni di emergenza, di operare per il bene pubblico, eccetera.

Invece, dal punto di vista degli “addetti ai lavori”, chiamiamoli così, la reazione più comune è stata “Era ora che qualcuno dicesse queste cose, che sapevamo, ma non le dicevamo”. La domanda, naturalmente, mia, è “Perchè non lo avete detto prima”, perché  non c’era niente di segreto, di particolarmente intelligente nel cogliere questi problemi. Quindi, direi, queste  sono due reazioni che sono significative e che dicono cose molto importanti entrambi.

 D – L’altra cosa di cui ti avevo già accennato a Paestum, è questa, che mi è venuta in mente mentre interagivi anche con noi, con  la platea: ma allora, non ti sembra, nell’avere  portato a conoscenza  cose che già avrebbero  dovuto essere a conoscenza, se non altro di coloro che operano nel Terzo settore cioè, di essere andato a mettere il dito nella corda dei sentimenti più profondi, perchè non è solo dire “chi” e “che cosa”, ma è anche il “sentire”, cioè è come avere messo a nudo i sentimenti più profondi dell’essere umano, Secondo me, il libro va oltre, è come se lo sguardo ti portasse ad andare più lontano delle cose che tu dici.

R –  Bè sì. Però questa operazione andava fatta soprattutto per rendere a chi fa  queste cose, e sono tantissimi,  naturalmente, in modo coerente con quelle intenzioni che tu hai menzionato prima, di rendergli la  loro ragione, perché il problema è che in queste situazioni di “tutto mescolato”, chi ci rimette sono proprio queste persone ed  anche la possibilità che queste forme di attivismo dei cittadini  per il bene pubblico, per l’interesse generale, possano essere rafforzate e sviluppate. Ma è chiaro che finchè è “tutto mescolato” questo è difficile. Perché basta esaltare il fatto che  il cosiddetto Terzo settore favorisce l’economia, l’occupazione, eccetera, allora la domanda che viene subito è  se quei milioni di volontari  pensavano che facendo delle cose in modo disinteressato e gratuito, sono dei fessi, o no?

D – Quindi avevo visto giusto, tra le corde dei sentimenti, è come se tu mettessi in guardia le persone per bene, il cittadino, il singolo, più che la sigla.

R – Senz’altro, diciamo che distinguere serve anche per  ridare fiducia  in un insieme all’interno del quale ci sono tantissime energie che meritano di essere seguite ed imitate, e sviluppate e portate avanti, che devono essere, appunto, distinte.  Quello  che ho percepito io, in questa grande discussione promossa in giro per l’Italia, alla fine della quale credo che scriverò un piccolo report,  perché è anche una bella consultazione, ampia, l’impressione è che, al contrario di quello che si dice, lo dice anche il Governo  con i suoi progetti di legge, la situazione non è ottima e molto promettente,  la situazione è molto negativa e critica. L’impressione è che siamo un po’ sull’orlo di un  abisso: o ci diamo una regolata, oppure tutte le cose positive che stanno qui in mezzo, rischiano di esser travolte da una sfiducia, da una catastrofe annunciata.

D – Una catastrofe annunciata come, ad esempio,  quella dell’Expo 2015, che ha reclutato migliaia di volontari, ignari, che, alla fine, non avranno certo un posto di lavoro, è una figuraccia che andiamo a fare anche a livello internazionale.

R – Si, anche se non è che la situazione di altri Paesi, da quello che ho potuto vedere io, sia  migliore, perché questo è il frutto di questa cattiva invenzione, che è un’invenzione globale, poi i problemi della sua attuazione ci stanno in tutto il mondo, non è  solo un problema italiano.

 

Riflettendo su quanto emerso, avendo presente che uno  scrittore scrive prima di tutto per sé, ma anche per gli altri, e quindi gli altri significa tutto il resto del mondo ,   fermo restando che ciascuno ha una propria interpretazione, la mia è che  Giovanni Moro non ha voluto solo dire cose che potevano essere risapute, o scontate, ma ha voluto dire a tutto il resto del mondo, alle persone che credono ancora in certi valori: “Attenzione, cercate di salvare le cose positive che sono state costruite e non lasciatevi ingannare, fatevi conoscere per quello che fate e non per quello che siete!”

Grazie a Giovanni Moro e….buon report pubblico e di riflessione!

giovanni moroGiovanni Moro, romano, classe 1958.  Sociologo politico e delle organizzazioni, svolge attività di ricerca, formazione, dialogo culturale e consulenza sulla cittadinanza e su temi ad essa connessi, quali l’attivismo civico nelle politiche pubbliche, le nuove forme di governance e la responsabilità d’impresa.